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John McNeill: il teologo queer con i piedi piantati tra la terra e il cielo

John McNeill: il teologo queer con i piedi piantati tra la terra e il cielo

Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 10/10/2015

38276 ROMA-ADISTA. Una vita intensa: dalla partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale, che lo segnò profondamente fino a fargli scegliere la vita religiosa, alla dolorosa coscienza della propria omosessualità, all’interno di un contesto familiare, culturale e religioso oppressivo ed omofobico, cui seguì un lungo processo di auto-accettazione, raggiunta anche attraverso un percorso psicoterapeutico; infine, l’attività di teologo, docente e psicoterapeuta, che lo ha reso tra gli esponenti più autorevoli della teologia queer negli Stati Uniti e nel mondo.

Sintetizzare la vita di John McNeill, spentosi il 26 settembre all’età di 90 anni, non è facile. Pochi hanno segnato così profondamente l’evoluzione della teologia, della pastorale, dello stesso senso comune dei credenti nei confronti dell’omosessualità e del rapporto tra questa condizione di vita e la fede come ha fatto lui, che ha dedicato tutta la seconda parte della sua vita all’impegno contro ogni discriminazione e per la piena accettazione delle persone Lgbt nella società e nella Chiesa.

La sua morte – annunciata da DignityUSA, organizzazione che sostiene gay, lesbiche, bisessuali e transgender cattolici di cui McNeill, nel 1972, aveva contribuito a fondare la sezione di New York – lascia certamente un segno, e non solo nella comunità Lgbt, ma in tutto quel fronte ecclesiale che si è battuto, da prima del Concilio, per una fede incarnata nella parola che libera piuttosto che nella legge che vincola.

L’infanzia difficile e la guerra

John McNeill, nato a Buffalo (New York) il 2 settembre 1925, aveva quattro anni quando la madre morì, lasciando lui e quattro fratelli più grandi. A 17 anni, si arruolò nell'esercito e fu assegnato all’87° reggimento fanteria. Mentre prestava servizio in Francia, fu fatto prigioniero dai nazisti. Il trasferimento verso il campo per prigionieri di guerra di Luckenwalde, in Germania, fu in un vagone sigillato per giorni senza cibo né acqua; sopravvisse – come raccontò nella sua autobiografia Both Feet Firmly Planted, del 1998 – leccando le borchie congelate del vagone piombato fino a farsi sanguinare la lingua. Al campo, le condizioni erano ugualmente terribili. McNeill aveva ormai perso oltre 35 chili, quando uno schiavo-operaio in una fattoria adiacente al campo, accortosi delle condizioni in cui versava, gli lanciò oltre la recinzione una patata, rischiando la vita. Al segno di ringraziamento di McNeill, l’uomo rispose con il segno della croce. Episodio al quale McNeill ha sempre fatto risalire la propria vocazione al sacerdozio.

La coscienza della propria omosessualità

Dopo la guerra, McNeill si laureò con lode presso il Canisius College di Buffalo, conseguendo lauree anche al Bellarmino College di New York ed al Woodstock College del Maryland. Nel 1959 fu ordinato prete dal card. Francis Spellman, allora arcivescovo di New York. Nel 1961 iniziò gli studi di dottorato presso l'Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Un periodo di profonda tristezza e solitudine, durante il quale prese maggiore consapevolezza della propria omosessualità ma fu tentato anche dall’ipotesi del suicidio. Dopo aver conseguito il dottorato in filosofia nel 1964, si iscrisse alla facoltà di Le Moyne College a Syracuse (New York). Influenzato da Daniel Berrigan, prete, poeta ed attivista nonviolento, aderì alle proteste contro la guerra del Vietnam.

Nel 1970, profondamente consapevole dell’odio che aveva provato verso se stesso e della depressione che gli aveva causato la propria omosessualità, mal compresa e peggio vissuta, cominciò ad esercitare il suo ministero presbiterale accanto ai gay e alle lesbiche. In seguito esercitò anche come psicoterapeuta presso gli Istituti di Religione e Salute di New York.

Un progetto di liberazione nella Chiesa

Iniziò a parlare pubblicamente di fede e omosessualità nei primi anni ‘70 e nel 1976 pubblicò quello che sarebbe divenuto il suo capolavoro The Church and the Homosexual (La Chiesa e l’omosessualità, Mondadori, 1979). Quel libro aveva ottenuto l’imprimatur della Chiesa, ma l’anno successivo le autorità ecclesiastiche ne imposero comunque il ritiro. Nel 1977, anche in seguito alla partecipazione ad un programma televisivo durante il quale aveva fatto pubblicamente coming out – il primo caso di un prete negli Stati Uniti –, il Vaticano gli impose il silenzio: non avrebbe più potuto parlare o predicare in pubblico sui temi legati alle questioni di genere, e nemmeno scriverne. McNeill obbedì all'ordine per quasi un decennio, anche se proseguì il suo lavoro pastorale con gay e lesbiche. Ruppe il silenzio dopo la pubblicazione, nell’ottobre 1986, della “Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali” a firma dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger. Il documento, celebre per aver definito l’omosessualità come «oggettivamente disordinata», provocò la dura reazione del teologo che ne condannò i contenuti in una dichiarazione rilasciata al New York Times e al National Catholic Reporter. Il cardinale Ratzinger rispose con l’ordine di continuare a tacere su questo argomento, ma anche di cessare il lavoro pastorale con gay e lesbiche, pena ulteriori sanzioni canoniche. Padre McNeill obiettò, e nei primi mesi del 1987, per ordine del Vaticano, fu espulso dai gesuiti. Restava ancora, seppure solo formalmente, un prete.

Anche se l'espulsione gli causò grande dolore, McNeill dichiarò che questa sanzione fu per lui un evento liberatorio sotto altri aspetti. Proseguì comunque la sua pratica di psicoterapeuta e si impegnò ancora di più come attivista per i diritti Lgbt. 

Negli ultimi anni McNeill era andato a vivere a Fort Lauderdale, in Florida. A Toronto, nel 2008, aveva intanto sposato Charles Chiarelli, con cui aveva una relazione dal 1965. Nel 2011 Brendan Fay dedicò un film alla vita del teologo queer, "Taking a Chance on God": un documentario che riprendeva il titolo di un libro di McNeill e che fu presentato anche in Italia. 

Ad eccezione di Scommettere su Dio. Teologia della liberazione omosessuale (1994) e Libertà, libertà gloriosa: Un cammino di spiritualità e liberazione per gay credenti (1996), dei suoi libri in lingua italiana resta poco. Più recente, del 2011, è però un libro intervista che ripercorre le tappe fondamentali della vita e dell’impegno teologico, pastorale e civile di McNeill: Cercare se stessi... per trovare Dio (Edizioni Piagge). 

* Immagine di Denise Coronel, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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