Nessun articolo nel carrello

Arturo Paoli, il ribelle mistico profeta

Arturo Paoli, il ribelle mistico profeta

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 42 del 05/12/2015

A 100 anni compiuti e dopo l’incontro semisegreto con papa Francesco, – tardivo atto riparatore, importante perché d’iniziativa papale – tutti proclamano «cithara (chitarra) et organo» (Sal 150,4) che Arturo Paoli fu profeta. Per tutta la vita ha dovuto scappare, perseguitato dalla gerarchia, che lo ha sempre considerato un ribelle pericoloso, e dalle polizie dei governi dittatoriali dell’America Latina per i quali era un sovversivo nemmeno da incarcerare, ma solo da uccidere. Come Elia, a costo della vita, difese la causa del povero (Ger 22,16), convinto che il Vangelo non è teoria, ma vita non solo vissuta, ma «buttata» per amore e solo per passione d’amore.

È questo profeta Arturo, stabile come una quercia, in movimento perenne come un passero, mistico di razza e carnale come solo un innamorato sa e può essere, che troviamo nelle «omelie», amorevolmente e pazientemente raccolte da Dino Biggio, suo fratello, amico, figlio, sbobinatore, traduttore e divulgatore, come da esplicito mandato dello stesso Paoli (Arturo Paoli, Gridare il Vangelo con tutta la propria Vita. Omelie domenicali e festive, Anno Liturgico A, a cura di Dino Biggio, La Collina Edizioni, Serdiana (Ca) 2015, € 15; il volume è acquistabile presso Adista, tel. 06/6868692, e-mail: abbonamenti@adista.it; sito internet: www.adista.it).

Il mondo cristiano e laico deve essere grato a Dino Biggio che, senza alcun guadagno economico o interesse privato, sta dedicando la sua terza giovinezza a raccogliere la voce del profeta Arturo perché non vada perduta e sia custodita nel cuore di chi crede che il Vangelo sia un programma di vita e di socialità. Senza il suo lavoro le «omelie» di fratel Arturo Paoli sarebbero andate perdute o tutt’al più sarebbero conservate in qualche registratore, «proprietà privata» di qualche amico che le ha catturate dal vivo, segregandole in qualche cassetto.

Ma così non è perché, con questo libro, la voce di Arturo tuona nel deserto (cfr Mt 3,3) per guardare il Vangelo della Vita con la vita, e tutti hanno la possibilità, come Ezechiele (3,1-2), di «mangiare il rotolo», cioè di assaporare la Parola del Signore che «carne fu fatta» (Gv 1,14) nella carne del servo fedele che l’ha sussurrata con dolcezza, quasi nel silenzio, per lasciare integra la fortezza del messaggio evangelico. Arturo Paoli, prima di morire, ha visto questo libro in bozze e ha voluto che Dino Biggio gli leggesse intere parti di esso, restando ammirato e stupito, quasi incredulo, di essere stato lui a pronunciare quelle parole, strumento di un messaggio di cui evidentemente era consapevole solo lo Spirito Santo che lo guidava.

Il libro non è indirizzato solo ai credenti, ma anche ai laici, perché l’annuncio del Vangelo di Arturo Paoli non ha confini, avendo superato da tempo la linea clericale di demarcazione tra «credenti» e «non credenti», perché il Dio di Gesù Cristo e di Arturo è il Padre di tutti: «Dio è Padre di tutti, nessuno escluso. Tutti i bambini che nascono ricevono l’esistenza dalla stessa fonte. L’acqua che bevete in Italia è H2O, l’acqua che bevete in America è H2O, l’acqua che bevete in Africa è sempre H2O. L’acqua è la stessa. Anche la vita è una sola, perché promana da un’unica fonte, che chiamiamo Dio». 

Non ho mai letto un libro intriso come questo di «mistica» e di «politica», piantato nel cuore di Dio e radicato nella carne umana, senza distinzione, senza opposizione e, cosa ancora più travolgente, senza contraddizione. La profezia di Arturo Paoli «celebrante», che è lo stesso Arturo dell’Azione Cattolica del tempo di Pio XII, lo stesso che percorre l’America Latina in lungo e in largo, sempre al passo con i poveri, è solo questa: riportare ciascuno dall’astrazione di Dio, con cui lo abbiamo esiliato dalla vita, all’«incarnazione» nella storia, nel dolore, nella gioia, nella vita quotidiana di un Dio che si fa compañero di cammino, di lotta e di speranza: «Forse abbiamo pensato un po’ troppo alla santità personale, individuale, mistica, considerandola separata dalla responsabilità verso il mondo e verso la storia», dice Arturo. «Noi, ricordatevelo, non viviamo in un mondo concentrato verso la salvezza dell’anima individuale, verso il perdono del peccato personale, ma che ci impegna a dirigere tutti i nostri sforzi per l’assunzione piena delle nostre responsabilità verso la natura, verso le cose, verso gli altri. E dobbiamo anche essere determinati nel contrastare chi ci accusa di diventare troppo terreni, di pensare troppo alle cose di quaggiù, perché direi che la cosiddetta “terrenità” è insita nell’accettazione del relativo voluto dall’incarnazione. È infatti Dio che ha scelto la terra, è Dio che ha scelto il mondo, è lui che è venuto nel contingente, nel relativo; ci si è tuffato dentro ed ha vissuto accettando tutte le leggi della natura, vivendo con tutte le incertezze che ci provengono dalla nostra stessa esistenza, compreso il fatto d’essere caduchi».

Chi legge il libro troverà questo filo rosso che lega tutte le omelie: il criterio d’incarnazione che rifugge da uno spiritualismo di comodo per “stare” con il cuore, la testa e i piedi piantati nella storia e sulla terra che non sono la storia e il mondo di altri, ma l’unico luogo possibile dove Dio e l’umanità, il cielo e la terra sono la stessa realtà perché portano la stesso germe di salvezza e di futuro. Il mondo lo chiamerà progresso, la fede lo chiama «Regno di Dio», se il laico e la persona di fede non hanno secondi fini o interessi da manipolare. In questa ottica acquista senso, allora, scoprire come nel testo la parola «politica» (e tutti i derivati) ricorra 66 volte e il termine «Vangelo» 67 volte, cioè un numero di occorrenze “pari”.

Non c’è una differenza tra storia e Regno di Dio perché «Gesù non è venuto essenzialmente per salvare le nostre anime, ma per costruire una società nuova… è stato lui che ha messo le prime pietre della laicità politica». 

Illuminante, sferzante ma anche dolce è l’omelia del 17 luglio 2011 che sviluppa il rapporto tra Regno di Dio, politica e Chiesa e che è una vera perla da far imparare a memoria ai vescovi della Cei che si attardano ancora in ammennicoli temporalistici: «L’edificazione della società in sé non è un fatto religioso. Certamente abbiamo bisogno dell’ispirazione di Dio, dell’aiuto di Dio, della sua luce che illumini le nostre azioni, ma il Regno di Dio è un fatto che riguarda i laici, nella loro piena responsabilità, che non possono delegare a nessuno. La Chiesa, pur con tutta la sua buona volontà, tutte le volte che si è intromessa nel compito che è proprio dei laici, ha fatto grandi pasticci. Diciamolo chiaramente! I suggerimenti forniti dalla Chiesa in relazione a tentativi di società politiche, sono sempre falliti».

Alla fine questo libro lascia una sensazione di amarezza ammantata di dolcezza. Amarezza per il tempo che abbiamo perduto, andando alla ricerca di farfalle sotto l’arco di Tito per non concludere nulla perché ci siamo affidati non alla politica del servizio e dell’amore, ma ai politicanti trafficoni e ignobili. Ma anche un mare di dolcezza perché scopriamo, con la fortezza e la potenza che emerge dall’esile voce di un profeta, ormai quasi senza fiato, la certezza che nulla di ciascuno di noi, nulla è estraneo a Dio e ogni brandello della nostra vita come ogni nostro respiro è un tempio solenne dove Dio celebra e rinnova la sua creazione, perché Dio è là dove ciascuno di noi vive la propria quotidianità, fosse anche banale, sapendo che nulla di ciò che viviamo è mai banale, perché tutto è nel segno dello Spirito vivente che fa parlare i profeti anche da morti, consegnando a noi il loro vero testamento di vita e di speranza progettuale: «Il nostro cammino diventa un cammino d’amore, di pace, di armonia. E la religione non si trasforma in qualcosa di inutile, di superfluo, ma si innerva tanto della vita politica, sociale, e anche della vita erotica, dell’esperienza amorosa tra l’uomo e la donna. Tutte le manifestazioni della vita vengono esaltate e, usando una parola che non mi piace tanto, vengono “divinizzate”, cioè tutte diventano omaggio a Dio, tutte diventano gloria di Dio, perché quanto più siamo umani tanto più siamo divini».

Una recensione non è sufficiente a rendere giustizia ad un opera che merita la massima diffusione, perché la voce di un profeta di Dio – razza rara nella Chiesa e nel mondo di oggi – possa risuonare non solo nelle chiese dove abbondano i culti inutili e vuoti, ma nel cuore degli «affamati e assetati di giustizia perché saranno saziati» (Mt 5,6). Fratel Arturo Paoli continua a spezzare il pane e a distribuire acqua per chiunque ha fame e sete di verità. È questa la funzione della Sapienza: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza» (Pr 9,5-6).

Paolo Farinella è parroco di San Torpete a Genova

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.