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Comunità cristiane di base:

Comunità cristiane di base: "Sulle unioni civili non la pensiamo tutti come i cattodem"

Una trentina di parlamentari cattolici del Pd ha sottoscritto un documento con cui si chiede di stralciare dal ddl Cirinnà sulle unioni civili le stepchild adoption (adozione del figlio del partner). Di seguito il comunicato diffuso in merito dalla Segreteria Tecnica Nazionale delle Comunità cristiane di base.


Una trentina di parlamentari del Partito Democratico hanno recentemente espresso il loro dissenso nei confronti della maggioranza del loro partito a proposito della proposta di legge sulle unioni civili motivando il loro orientamento in quanto "cattolici".

Nessuno mette in discussione il loro diritto politico di intervenire nel dibattito pubblico, come è conforme a qualunque democrazia che sia autenticamente tale. Quello che ci sconcerta e ci sorprende, e a dir il vero anche ci irrita, è l'aver motivato come "cattolici" la loro presa di posizione. Perché questo parte dal presupposto (infondato e illegittimo) che il mondo cattolico sia un'entità compatta e omogenea, ignara del pluralismo, come invece è ormai evidente da quando è scomparso il collateralismo fede-politica (DC poi UDC come rappresentanti del cattolicesimo italiano).

Avremmo preferito che quei parlamentari si definissero come liberi e responsabili cittadini tout court, o semmai come "alcuni cattolici", senza alcuna pretesa di ergersi a titolari di un diritto di rappresentanza universale dei credenti italiani, dimenticando in questo modo che ci sono moltissimi cattolici che, anche in fatto di unioni civili, la pensano in modo radicalmente diverso da loro.

Dietro questa pretesa se ne cela anche un'altra, quella di poter e dover veicolare nel mondo politico le posizioni espresse dalla maggioranza della gerarchia cattolica.

Quello che come Comunità di Base abbiamo sempre affermato è invece che la sfera della politica (guidata dalla responsabilità e dalla coscienza personale) è assolutamente autonoma e non può in alcun modo essere vincolata a direttive dell'autorità ecclesiastica che, in materie delicatissime come la legislazione statale, non hanno alcun titolo per esercitare interferenze sullo Stato presentando come vincolanti per i legislatori "cattolici" i propri giudizi e i propri orientamenti. Sarebbe bene piuttosto che la Conferenza episcopale italiana promuovesse su queste tematiche un libero confronto e una discussione sincera fra tutti i cattolici, senza pretendere di riservare al clero il monopolio del retto giudizio evangelico.

* Immagine di Guillaume Paumier, tratta dal sito Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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