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Ombre e sangue. La verità sull’olio di palma raccontata da un contadino colombiano

Ombre e sangue. La verità sull’olio di palma raccontata da un contadino colombiano

Tratto da: Adista Documenti n° 20 del 28/05/2016

DOC-2790. ROMA-ADISTA. Quando andate al supermercato, fate bene attenzione alle etichette dei prodotti che consumate: se tra gli ingredienti troverete l'olio di palma, sappiate che vi è mescolato del sangue. È questo che è venuto a dire ai cittadini europei William Aljure, attivista della Conpaz (Comunidades Construyendo Paz en los Territorios), una rete di vittime del conflitto armato colombiano, in prima linea nella lotta contro l'impresa italo-spagnola Poligrow, giunta in Colombia nel 2008 per sviluppare nel comune di Mapiripán – teatro di operazioni armate illegali di tipo paramilitare - un progetto di produzione di olio di palma, di cui la Colombia è oggi il quarto produttore mondiale e l'Unione Europea il principale mercato di destinazione (e ciò nonostante, secondo un rapporto pubblicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, l'olio di palma conterrebbe sostanze tossiche, anche cancerogene, pericolose soprattutto per i bambini). Cosa ci sia dietro questa impresa lo spiega bene la Commissione Interecclesiale di Giustizia e Pace, in un rapporto dal significativo titolo “Le ombre del gruppo produttore di olio di palma Poligrow in Colombia”, tradotto e diffuso in Italia da Libera International: la Poligrow Colombia Ltda, il cui rappresentante legale è l'italiano Carlo Vigna Taglianti, fa parte del gruppo Poligrow Inversiones SL, una holding (registrata in Spagna) impegnata in attività di intermediazione per la compravendita di titoli e di altri servizi. Il gruppo ha un partner con sede in Uruguay, Serlick SA, e uno con sede in Italia, a Torino, Asja Ambiente Italia SpA, il cui fondatore e presidente è Agostino Re Rebaudengo, presidente di Assorinnovabili (associazione dei produttori italiani di energie rinnovabili) e membro del Consiglio generale di Confindustria. 

Di ombre la Poligrow ne presenta davvero parecchie: il rapporto della Commissione Interecclesiale di Giustizia e Pace mette l'accento sull'irregolare acquisizione di terre da parte dell'impresa, nel disprezzo più completo dei legittimi diritti di proprietà e dei diritti umani in generale; sullo sfruttamento dei lavoratori e sulla scarsa sensibilità dinanzi agli incidenti sul lavoro; sul grave impatto che l'agrobusiness della palma esercita sulla biodiversità e sugli ecosistemi, nonostante gli accenti ambientalisti cari all'impresa; sui danni inferti alle comunità indigene interessate dalla sua attività, private delle condizioni stesse di sopravvivenza. Ombre che Re Rebaudengo prova naturalmente a fugare (evidenziando, su l'Espresso del 3/11, l'assoluta correttezza dell'operato dell'impresa, sia sul versante dell'acquisto di terreni che su quello del trattamento dei lavoratori e del rispetto dell'ambiente), ma che William Aljiure - sul cui caso si sofferma anche il rapporto della Commissione - conosce fin troppo bene, avendogli la Poligrow sottratto illegalmente la terra e devastato la vita: costantemente minacciato di morte (nell'agosto scorso uno dei paramilitari che, in base alle testimonianze riportate nel rapporto, appaiono in stretti rapporti con l'impresa, si è spinto a dichiarare che era necessario ucciderlo per la cattiva immagine che stava offrendo della coltivazione di palma da olio; justiciaypazcolombia.com, 19/8), l'attivista della Conpaz si definisce non a caso «un morto in vita» che vive solo per denunciare. Denunce che abbiamo raccolto durante la sua visita a Roma, dove, il 9 maggio scorso, ha preso parte anche all'incontro su “Imprese transnazionali e crimine organizzato. Il caso colombiano” promosso, tra gli altri, da Libera e dalla Fondazione Basso. 

Vi proponiamo l'intervista rilasciata ad Adista da William Aljure

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