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Non c'è pace per le suore Usa: nuova inchiesta Vaticana su 15 congregazioni religiose

Non c'è pace per le suore Usa: nuova inchiesta Vaticana su 15 congregazioni religiose

Tratto da: Adista Notizie n° 23 del 25/06/2016

38587 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Nell’estate del 2015, per la prima volta dal 2008, le superiore religiose statunitensi aderenti alla Leadership Conference of Women Religious (Lcwr) avevano avuto buoni motivi per festeggiare alla loro assemblea annuale, dove in 800 si erano ritrovate in rappresentanza delle oltre 50mila religiose aderenti, circa l’80% del totale negli Stati Uniti. Si trattava, infatti, della prima edizione libera dall’interferenza vaticana, fattasi sentire pesantemente con la doppia visita apostolica avviata appunto nel 2008 da Benedetto XVI: una sulle comunità religiose femminili di vita attiva, conclusasi con una “assoluzione”, l’altra sulla stessa Lcwr, finita al contrario con un commissariamento da parte del Vaticano (la conferma di questa sentenza fu tra i primi atti formali compiuti da papa Francesco, v. Adista Notizie n. 16/13) e poi, due anni dopo, con una sorta di “patto di fedeltà” cui l’Lcwr si era piegata. 

Scopo delle due visite apostoliche era stato quello di mettere in luce e correggere aspetti considerati problematici nella vita ministeriale delle congregazioni religiose, come un presunto “femminismo radicale” (v. Adista Notizie nn. 15, 16 e 20/15). Ma nell’estate del 2015 la visita era alle spalle e le religiose erano libere. Solo in teoria, però: in molti si chiedevano, infatti, se le suore avrebbero potuto continuare a fare ciò che sentivano come la propria vocazione, come sarebbero riuscite a conciliare la promessa di osservare rigidamente il magistero della Chiesa anche su temi di morale e di impegno sociale come il supporto alle persone Lgbt con il loro impegno in queste direzioni, come avrebbero potuto continuare ad essere profetiche dovendo autocensurarsi sulla scelta dei relatori e delle relatrici alle assemblee o sul tono e il contenuto delle pubblicazioni.

Supplemento d’indagine

I dubbi erano ben fondati. La Congregazione vaticana per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, infatti, sta contattando una quindicina di congregazioni religiose femminili per «chiarire» alcuni punti rimasti in sospeso dopo la visita apostolica: lo ha dichiarato il prefetto card. João Braz de Aviz in una breve intervista al National Catholic Reporter (14/6) affermando che «si ascolterà ciò che esse affermano in modo trasparente, senza timori, senza pregiudizi». Il cardinale ha parlato di un clima «molto sereno» caratterizzato da «ascolto reciproco», che consentirà di confrontarsi con «le congregazioni con cui dovevamo ancora parlare, avere un dialogo su alcuni punti».

Braz de Aviz rivela di aver già parlato con quattro o cinque di esse e di avere in programma un’altra decina di incontri ma, scrive il Ncr, al momento è nota solo l’identità di due di esse: quella delle Sisters of Loretto (Suore di Loreto) e delle Sisters of Charity of the Blessed Virgin Mary (Suore della Carità della Beata Vergine Maria).

La congregazione di Gramick e Fiedler

Il Vaticano ha infatti convocato a Roma per il 18 ottobre prossimo la superiora delle suore di Loreto, una delle congregazioni più note ed attive sul suolo statunitense (con comunità in 30 Stati e anche all’estero), impegnata soprattutto per la giustizia sociale, chiedendo di fornire spiegazioni «in merito ad alcuni ambiti» che evidenzierebbero «ambiguità» rispetto al magistero della Chiesa. Un colpo di coda del Vaticano che, dopo aver chiuso formalmente l’investigazione sulle religiose nel dicembre 2014, torna ora a mettere in discussione, a quanto sembra, singoli istituti, anche se quello delle Suore di Loreto era già stato tra i circa 90 visitati in loco in modo più approfondito sui 341 totali in occasione dell’investigazione, nel 2010.

È stata la superiora delle Suore di Loreto, suor Pearl McGivney, ad annunciare, il 1° giugno, la convocazione in Vaticano. Lo ha fatto con una lettera alle suore della congregazione – di cui dà conto il portale del National Catholic Reporter dedicato alle religiose, Global Sister Report (9/6) – in cui spiega che il Vaticano, in una lettera datata 1 gennaio e ricevuta il 15 aprile, recante la firma del cardinal prefetto João Braz de Aviz, ha identificato alcune aree problematiche: il «modo di promuovere la vita spirituale e comunitaria della congregazione»; «una certa ambiguità riguardo all’adesione della congregazione ad alcuni ambiti della dottrina e della morale cattolica»; «l’atteggiamento della congregazione riguardo a suore della comunità note per le loro posizioni di dissenso rispetto alla dottrina morale della Chiesa o alla pratica liturgica approvata». 

Una doccia fredda per le Suore di Loreto, a sei anni dalla visita vaticana che non aveva evidenziato alcuna difformità: «Non avevano indagato queste aree durante la visitazione – ha scritto suor McGivney – e non ci aspettavamo che sei anni dopo ci saremmo ritrovate a dover affrontare su richiesta di Roma questioni di rilievo», ma «abbiamo fiducia nel fatto che il nostro dialogo con il Vaticano sarà utile». 

Benché suor McGivney non citi alcun preciso capo d’accusa né faccia il nome di religiose potenzialmente sotto osservazione, a fare da catalizzatore dei sospetti e a finire nel mirino del Vaticano potrebbe essere la notissima suor Jeannine Gramick, “pioniera” nel ministero ai cattolici omosessuali, che già anni fa fu oggetto di attenzione particolare da parte di Roma. 

Originariamente membro delle Suore di Notre Dame, fu criticata dal Vaticano già nel 1984, quando diede vita, con p. Robert Nugent, a New Ways Ministry, associazione dedita alla difesa dei diritti dei cattolici Lgbt. Nel 2001, la Congregazione per la Dottrina della Fede emanò una notificazione contro di lei, che fu costretta a lasciare la propria comunità religiosa e trovò accoglienza presso le suore di Loreto. 

Suor Gramick, i cui scritti e discorsi Adista ha spesso ospitato, si è distinta per le sue posizioni critiche rispetto all’ingiusto trattamento subito dai cattolici omosessuali nella Chiesa; ultimamente è stata tra i firmatari di un appello di 15 teologi condannati dall’ex Sant’Uffizio che chiedevano una riforma dei processi vaticani contro teologi investigati (v. Adista Notizie n. 16/16); l’anno scorso aveva sfidato l’istituzione incitando i cattolici irlandesi a votare “sì” al referendum per il matrimonio omosessuale (v. Adista Notizie n. 16/15); New Ways Ministry, poi, espresse un parere critico anche nei confronti dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’, affermando che essa conteneva «un continuo attacco del papa alla “teoria del genere”» (v. Adista Notizie n. 24/15). Se finora, formalmente, è stata ben accolta in Vaticano, di fatto recentemente ha incontrato difficoltà a livello locale a parlare in alcune diocesi e parrocchie. 

“Persona non grata” appartenente alla congregazione di Loreto potrebbe essere anche un’altra religiosa notissima, suor Maureen Fiedler – creatrice e conduttrice del programma radiofonico “Interfaith Voices”, anima del gruppo “Catholics Speak Out”, emanazione del Quixote Center che promuove l’applicazione del Concilio Vaticano II – docente alla gesuita Georgetown University di Washington. Nel 2015 suor Fiedler partecipò ad un incontro della Women’s Ordination Worldwide (Wow, coalizione di dieci organismi impegnati sul tema delle donne prete diffusi in dieci Paesi del mondo), dedicato al tema “Ordinazione delle donne cattoliche: 40 anni di successi e di sfide”.

A creare problema al Vaticano, poi, concorre probabilmente la struttura comunitaria particolare della congregazione di Loreto, che prevede la presenza di laici come “co-membri” – cui è stato dato un impulso in conseguenza del calo di vocazioni religiose – impegnati a vivere il carisma e la missione di Loreto: il Vaticano potrebbe sospettare una “confusione” di vocazioni.

Intanto, è subito scattata una reazione di solidarietà nei confronti delle religiose nuovamente sotto inchiesta. «Basta con le investigazioni sulle suore Usa!», chiede una petizione immediatamente lanciata online e rivolta alla Congregazione vaticana per gli Istituti di vita consacrata. «I cattolici apprezzano profondamente la testimonianza profetica delle religiose e il loro impegno per la giustizia sociale. Siamo solidali con le suore di Loreto e con tutte le religiose che servono la nostra Chiesa e il mondo».

Le religiose della lotta per i diritti dei migranti

Analoga lettera è stata ricevuta contestualmente dalle Sisters of Charity of the Blessed Virgin Mary, contenente la richiesta di fornire una risposta scritta riguardante il «dissenso pubblico rispetto al magistero della Chiesa». 

«È una lettera amichevole – ha commentato con il Ncr la presidente, suor Teri Hadro – solo che io penso che loro tendano a interpretare come dissenso cose che in realtà non lo sono». Per esempio, l’impegno delle religiose su temi come cibo, acqua e rifugio per le popolazioni emarginate, a fronte della quasi esclusiva attenzione sull’aborto da parte della Conferenza episcopale statunitense negli ultimi dieci anni, può essere intesa come una forma di dissenso: ma, sottolinea Hadro, «probabilmente abbiamo le stesse priorità dei vescovi, ma in ordine diverso. E mi sembra che vi sia bellezza in questo, perché il nostro ruolo è diverso da quello dei vescovi». In ogni caso, afferma la religiosa, c’è la massima disponibilità a collaborare, dal momento che molte delle questioni sono «semplicemente frutto di fraintendimenti»: come la richiesta di intraprendere lo studio dell’enciclica sull’ambiente di papa Francesco, la Laudato si’, richiesta che dimostra «quanta incomunicabilità vi sia stata nel processo della visita apostolica». Il fatto è, spiega, «che le nostre religiose leggevano e studiavano Laudato si’ addirittura ben prima che fosse disponibile in cartaceo. Quindi, per quanto ci riguarda, quella raccomandazione non ha nessun senso perché l’abbiamo già fatto». Forse, azzarda, l’attuale strascico di inchiesta è un atto dovuto nei confronti dei precedenti responsabili dell’investigazione che, soggetti ad un turnover negli ultimi anni, «sono comunque ancora in giro». 

La congregazione è particolarmente attiva contro la pena di morte, contro l’energia nucleare e a favore della riforma della legge sull’immigrazione, e ha lanciato iniziative per l’accoglienza dei profughi. Alcune religiose sono impegnate all’interno di Network, gruppo attivo nell’ambito della giustizia sociale, nel pacifismo, nell’ecologia, e dell’8th Day Center for Justice, organizzazione non profit con base a Chicago cui appartengono religiosi e religiose di diverse congregazioni, attiva nel campo della difesa dei diritti civili e consulente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. 

* Immagine di Carlo Mirante, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

 

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