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Libertà di culto in pericolo. E la legge anti-moschee veneta finisce sotto la lente della Consulta

Libertà di culto in pericolo. E la legge anti-moschee veneta finisce sotto la lente della Consulta

Tratto da: Adista Notizie n° 24 del 02/07/2016

38599 VENEZIA-ADISTA. Rischia seriamente di infrangersi sullo scoglio della Costituzione il sogno leghista di una legge cosiddetta anti-moschee per il territorio della Regione Veneto. Il 31 maggio infatti il Consiglio dei Ministri ha deciso di portare davanti alla Consulta il provvedimento varato lo scorso 5 aprile dal Consiglio regionale veneto con il titolo “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio” (v. Adista Notizie 14/16). Tale normativa, con il pretesto di voler offrire uno strumento ai sindaci per regolare l'edificazione di luoghi di culto, è stata interpretata da subito – ipotesi peraltro accreditata anche dal “colorito” dibattito che ha animato la sua discussione in aula – come l'occasione per il centrodestra veneto a trazione leghista di imporre gravi oneri e vincoli urbanistici insormontabili alla comunità islamica del territorio, rendendo praticamente impossibile la realizzazione di nuove moschee soprattutto nei centri abitati. E per questo il Consiglio dei Ministri è intervenuto, ritenendo la legge incostituzionale perché lesiva della libertà religiosa, e chiedendo quindi alla Corte Costituzionale un parere definitivo. Se la Consulta dovesse esprimersi con un giudizio di condanna, la legge veneta seguirebbe la stessa parabola della “sorella maggiore”, approvata dal Consiglio regionale della Lombardia nel gennaio 2015 e poi bocciata l'anno seguente dalla suprema Corte.

Sono diversi i nodi problematici del dispositivo regionale, che non parla mai esplicitamente di moschee, ma tra quelli proprio difficili da attuare (nonché da digerire) ci sono l'imposizione di edificare luoghi di culto – anche chiese e tempi cristiani dunque – nelle cosiddette “zone F” (lontano cioè dai centri abitati) e la possibilità del sindaco di chiederne l'approvazione ai cittadini residenti mediante consultazione referendaria. Due ipotesi che, insieme all’obbligo di predicazione in lingua italiana e i gravi oneri che pesano sulle comunità che intendono dare i natali ad un luogo di culto, mettono seriamente a rischio i principi di uguaglianza e di libertà di religiosa sanciti dalla nostra Carta costituzionale. E che il presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), il pastore Luca Negro, ha definito «intolleranti e lesive delle libertà di culto e di espressione» in una dichiarazione rilasciata lo scorso 8 giugno all'agenzia evangelica Nev. «Ribadiamo ancora una volta e con maggior convinzione – ha proseguito il pastore – che sarebbe necessario arrivare, quanto prima, ad una legge quadro sulla libertà religiosa per impedire a monte questo tipo di atti legislativi». Chiunque ha il diritto di professare il proprio credo liberamente, individualmente e in forma associata, secondo quanto stabilito dalla nostra Carta, ha poi aggiunto Negro: «Confidiamo che la Corte, anche in questo caso, possa certificare l’incostituzionalità della legge perché è lesiva della libertà religiosa e dell’esercizio di culto». 

* La Grande Moschea di Roma. Immagine di Pina Sozio, tratta dal sito Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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