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Vescovi e credenti Lgbt, tra chiusure tradizionaliste e aperture papali

Vescovi e credenti Lgbt, tra chiusure tradizionaliste e aperture papali

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 24/09/2016

38676 ROMA-ADISTA. È una condanna senza appello quella scagliata dal quotidiano tradizionalista online La nuova Bussola Quotidiana contro il mondo Lgbt cattolico e contro i vescovi, i quali, di fronte a una «Chiesa arcobaleno» che «dilaga», resterebbero «in silenzio» invece di denunciarla pubblicamente. L'8 settembre scorso, un editoriale firmato da Tommaso Scandroglio commenta la notizia circolata il giorno precedente, che ha visto il parroco palermitano don Cosimo Scordato presentare alla sua comunità, durante una «messa gay», una coppia di parrocchiane lesbiche pronte a convolare in unione civile (v. Adista Notizie n. 31/16). «Evidentemente padre Scordato è tale di nome e di fatto – attacca il quotidiano – perché immemore di ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: bene accogliere le persone omosessuali, male accogliere l’omosessualità». E continua, per un buon capoverso, ad accusare il parroco di aver compiuto un atto peccaminoso ed eretico benedicendo, di fatto, la coppia. 

Punto e a capo, altra vittima delle invettive omofobe del «gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede» (come si definiscono nella presentazione sul sito) è il Progetto Gionata, portale di raccordo dei molti gruppi e realtà di omosessuali credenti in Italia, colpevole di aver organizzato un “ritiro-laboratorio di spiritualità Lgbti” dal titolo “A immagine e somiglianza di un Dio queer”, in programma, dal 14 al 16 ottobre, presso l'Eremo camaldolese di Monte Giove a Fano (PU).

La verità, sottolinea il sito, che si considera una sorta di baluardo in difesa dell'ortodossia cattolica, è che «da tempo esiste una vera e propria teologia queer, tesa ad incistare il portato culturale e dottrinale cristiano con la teoria del gender», che per molti sarebbe, afferma ancora l'editoriale, nientemeno che una costola della già contestata Teologia della Liberazione.

I custodi della fede puntano infine il dito contro «l’inerzia totale delle gerarchie nel denunciare pubblicamente simili iniziative». L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, e «i vescovi competenti» che «non tuonano» contro p. Scordato o contro Gionata commettono, secondo La nuova Bussola Quotidiana, «atti omissivi», e così «permettono il male quando sarebbe doveroso impedirlo», rendendosi colpevoli come e più degli artefici di tale male. «In breve qui siamo in presenza di sedicenti cattolici che spacciano l’omosessualità come condizione buona e compatibile con l’insegnamento di Cristo», è l'affondo finale. «È come un rivenditore Ferrari che consiglia al cliente di comprarsi una bella Skoda. Non credete che il responsabile vendite Ferrari, appena appreso di questo comportamento scorretto che favorisce la concorrenza, licenzierebbe in tronco il fedifrago rivenditore?».

E i vescovi italiani?

Nel frattempo il quotidiano della Cei Avvenire, pur fermo sulle sue posizioni contro matrimonio e adozioni gay, superata la fase calda del dibattito su unioni civili, Family Day e Gay Pride, questa estate sembra aver assunto un atteggiamento più “francescano”, dialogante e morbido, nei confronti del mondo cattolico Lgbt. Il 7 agosto scorso, il quotidiano diretto da Marco Tarquinio pubblicava un articolo su una coppia di omosessuali ottantenni, conviventi da 50 anni, uniti civilmente a Torino dalla sindaca Chiara Appendino e intenzionati ad affrontare un pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare Maria dei doni ricevuti. Una vicenda amorosa a lieto fine, colorata da una punta di devozionismo che, insieme alla manifesta perplessità dei due sull'adozione gay, il quotidiano dimostra di aver apprezzato. Ma l'articolo non è passato inosservato al vasto pubblico di Avvenire, e molti suoi lettori non gliel'hanno perdonato o, comunque, hanno manifestato in diverse lettere un certo disagio. Molte di queste missive sono state poi raccolte durante l'estate dal direttore, il quale le ha pubblicate, insieme a una sua risposta collettiva, il 3 settembre scorso. La Madonna «non fa grazie per cose illecite», scrive Marco Roggi, «non so cosa ne pensa lei. È stato uno scivolone? O è la sua linea editoriale? Come lettore è un mio diritto saperlo». Marco Zanini denuncia la «blasfema dichiarazione dei due “sposini”» e la mancata condanna da parte del quotidiano: «Ho il dubbio che Avvenire sia ancora un giornale cattolico». Luciano Pranzetti definisce «sacrileghe» le coppie gay e si chiede se «la perenne dottrina della Chiesa non abbia cancellato il peccato di sodomia».

Pacata e interlocutoria la risposta di Tarquinio che dichiara però di non apprezzare fino in fondo tutti i commenti presenti nelle lettere, soprattutto quando giudicano la vita e la fede degli altri. «Come si fa, in assoluto, e senza sapere nulla della vita di quelle altre persone, a condannare come “blasfema” un’intenzione di pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare di ciò che si è avuto nel corso della propria esistenza?». Il direttore rivendica poi la scelta editoriale di Avvenire di dare voce a una coppia gay che altrove non avrebbe trovato risonanza mediatica perché dichiaratamente cattolica e perché testimonia uno stile di unione «controcorrente rispetto alla note e sbagliate rivendicazioni dei movimenti politici gay sul "diritto" ad avere figli a ogni costo con utero in affitto, stepchild adoption e quant’altro». «Io, a due persone così», aggiunge Tarquinio, «auguro ogni bene e dedico a mia volta una preghiera».

Ultima puntata, almeno al momento in cui si scrive: il 13 settembre, p. Pino Piva – gesuita che vive ad Ariccia (Roma) e che, tra le altre cose, ha partecipato alla conferenza internazionale “Le strade dell’amore. Incontri cattolici con le persone Lgbt e le loro famiglie” (ottobre 2015, v. Adista Notizie n. 35/15) e al più recente Forum dei cristiani Lgbt di Albano Laziale (aprile 2016, v. Adista Notizie n. 16/16) – ha inviato una lettera al direttore di Avvenire, nella quale lo ringrazia per «la capacità di dare spazio e voce, discreta e rispettosa, alle persone credenti e omosessuali» e per la risposta «chiara, rispettosa e, soprattutto, veramente cristiana» alle lettere pubblicate il 3 settembre. «Chiedo ad Avvenire di non distogliere l’attenzione anche da queste realtà di fede cristiana e di ricerca di Dio», prosegue p. Piva. I credenti omosessuali, aggiunge, «chiedono comprensione e ascolto da parte della Chiesa, che considerano come Madre, perché ritengono che la loro esperienza di fede e di amore, per quanto complessa e di “frontiera”, abbia qualcosa da dire e da condividere con la vita di fede delle nostre comunità cristiane».

Nella sua risposta, Tarquinio chiarisce che «è stata la preparazione e la celebrazione dei due Sinodi sulla Famiglia che ha stimolato la nostra attenzione pure verso questi cammini di fede» ma, allo stesso tempo, marca precisi confini con il gesuita ribadendo che il dibattito aperto su Avvenire non intende trascurare l'«esigente proposta cattolica» che viene dal Catechismo, secondo cui è vero che i cattolici sono chiamati ad accogliere le persone Lgbt (CCC 2358), ma a loro volta le stesse «sono chiamate alla castità» (CCC 2359). Poche illusioni, tanti ostacoli e paletti, ma nel muro eretto tra credenti Lgbt e vescovi sembrerebbe aperto, al momento, qualche timido spiraglio. 

* Immagine di Sergio, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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