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I gesuiti e l’America Latina

I gesuiti e l’America Latina

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 38 del 05/11/2016

L’America Latina è per l’ordine dei gesuiti, fin dai suoi inizi, un continente di missione e di creatività, ma anche di conflitti. Nel XVII secolo vi sorgevano le cosiddette riduzioni, insediamenti missionari a difesa della popolazione indigena di fronte all’arrivo dei conquistatori spagnoli e portoghesi. Nel XX secolo proprio in America Latina si svilupparono l’impegno per la fede e la giustizia e l’opzione per i poveri. Per questo impegno l’ordine dei gesuiti ha subìto minacce ed è stato perseguitato. Suscitò orrore in tutto il mondo, nel 1989, l’assassinio dei sei gesuiti della Uca e di due collaboratrici, in El Salvador. Tra i rappresentanti della Teologia latinoamericana della Liberazione si trovano nomi importanti di gesuiti, come Ignacio Ellacuría Jon Sobrino, nonché Juan Luis Segundo.

Non è dunque del tutto una sorpresa che il primo non europeo ad essere eletto, il 14 ottobre 2016, a generale della Compagnia di Gesù, provenga proprio dall’America Latina. In questo modo, anche l’Ordine dei gesuiti, nei suoi vertici, compie il passaggio da una Chiesa europea a una Chiesa mondiale policentrica, così come è stato inaugurato dal Concilio Vaticano II. Ciò si riflette anche nella composizione della congregazione generale: dei 217 partecipanti, 124 provengono dal Sud globale.

Arturo Sosa è nato nel 1948 a Caracas, è entrato nel 1966 nell’ordine dei gesuiti e, dopo gli studi in Filosofia e in Teologia, nel 1977 è stato ordinato sacerdote. Ha ottenuto il dottorato in Scienze politiche e ha diretto l’Istituto sociale Centro Gumilla. La sua attività scientifica è ancorata nella prassi. Un confratello venezuelano legato a lui da uno stretto rapporto mette in particolare evidenza il suo legame con i poveri. Non ha mai parlato solo come un “erudito”, ma come uno che conosce la vita delle persone. Per parecchi anni Sosa è stato molto impegnato anche con incarichi di responsabilità all’interno dell’ordine. Infine è stato responsabile per le case internazionali e le opere dei gesuiti a Roma.

Nella sua prima omelia da generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa ha detto ai gesuiti che era necessario lasciarsi alle spalle tutte le paure ed essere creativi e audaci. Ha detto testualmente: «Vogliamo anche noi contribuire a quanto oggi sembra impossibile: un’Umanità riconciliata nella giustizia, che vive in pace in una casa comune ben curata, dove c’è posto per tutti quanti perché ci riconosciamo fratelli e sorelle, figli e figlie dello stesso e unico Padre». Ha parlato dell’ “audacia dell’impossibile”, che fa sgorgare la fede.

Anche nella sua prima conferenza stampa Sosa ha confermato l’opzione fondamentale dell’ordine per la Fede e la giustizia, nella quale l’ordine riassume la sua missione nel mondo di oggi, in adesione al Concilio Vaticano II. Come ulteriori priorità, strettamente collegate a questa, egli ha citato il dovere della pace, l’impegno per i profughi e il dialogo interreligioso, con ciò ponendosi in continuità con le ultime congregazioni generali dell’ordine. 

Il nuovo generale ha anche sottolineato lo stretto legame dell’ordine dei gesuiti con il papa attraverso il particolare voto di obbedienza in occasione delle missioni. È pur sempre inconsueto per molti gesuiti che questo voto, da tre anni e mezzo, venga fatto nei confronti di un papa che appartiene egli stesso all’ordine. Arturo Sosa conosce Jorge Mario Bergoglio dalla 33.ma congregazione generale, svoltasi nel 1983. A 33 anni, Sosa all’epoca era il più giovane membro dell’assemblea. Dopo la sua elezione, papa Francesco gli ha fatto questo augurio: «Sii coraggioso!». Il nuovo generale ha senza dubbio bisogno di coraggio per guidare e ispirare l’ordine nelle complesse relazioni del mondo di oggi. 

Martin Maier è gesuita, teologo e giornalista tedesco, autore di numerosi volumi su p. Arrupe e mons. Romero

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