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Ritrovare l’unità a sinistra

Ritrovare l’unità a sinistra

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 17/12/2016

Inutile nascondercelo. Uno degli effetti più deleteri di questo referendum è stato quello di dividerci. Tra famiglie e schieramenti politici, tra sigle, associazioni, movimenti e realtà ecclesiali, singoli, a volte anche all’interno delle nostre stesse relazioni interpersonali. La Costituzione dovrebbe unire, perché è la cornice di valori all’interno della quale tutti – o comunque molti – dovrebbero riconoscersi; questa riforma, purtroppo, ha prodotto il risultato esattamente contrario. 

Inutile negarlo: Adista è soddisfatta per la vittoria del “No”. Al di là delle tante considerazioni che si possono fare sul significato di questo voto (sull’“accozzaglia”, la vittoria di Grillo, Salvini, Meloni, Berlusconi, sul successo di quelli che sanno sempre e solo opporsi ma non fanno proposte, sul refrain “tanto in questo Paese non cambia mai nulla”, ecc.), a noi piace pensare che una parte degli elettori abbia voluto, con la propria partecipazione e la propria scheda, difendere una Costituzione, quella del ’48 (già tante volte modificata, ma mai stravolta come questa riforma intendeva fare), che si voleva radicalmente cambiare ancor prima che qualcuno si fosse davvero impegnato a farla applicare; ci piace pensare che ci siano stati elettori che abbiano inteso negare col loro voto una delega in bianco al governo (oggi quello di Renzi, ma anche a tutti quelli che gli succederanno), che consentisse un accentramento enorme dei poteri nelle mani dell’esecutivo, con una legge elettorale che avrebbe consegnato la Camera dei Deputati al partito che avesse vinto anche con pochi voti le elezioni, un ridimensionamento del Senato non più eletto direttamente dai cittadini e l’atout alla maggioranza per eleggere anche il presidente della Repubblica; ci piace pensare che ad alcuni l’idea di una riforma che portava il nome non di uno o più parlamentari della Repubblica, ma di un ministro e di un presidente del Consiglio in carica (e in controluce quella di un ex presidente della Repubblica) sia parsa una pericolosa anomalia. 

Inutile girarci intorno. Il fatto che Adista si sia schierata in maniera così netta a favore del “No” ha creato perplessità e dissenso in alcuni tra i nostri lettori. Non era accaduto in passato, forse perché all’epoca al governo c’erano forze che esplicitamente si definivano conservatrici; è accaduto invece per questo referendum. Da parte nostra, ribadendo che comprendiamo – anche se non condividiamo – le ragioni di chi ci critica, riteniamo che sia legittimo per una testata giornalistica compiere una scelta di campo. Lo hanno fatti quasi tutti i giornali che si occupano di attualità e politica; molti però non lo hanno dichiarato. Adista, in linea con la sua tradizione, ha sempre preferito alla neutralità di facciata l’onesta ammissione del proprio posizionamento ecclesiale e politico. Tentando, però, sempre di dare conto delle posizioni diverse dalla propria con onestà e completezza. I tanti articoli scritti da amici del “Sì” sulla rivista e sul sito in queste ultimi mesi dovrebbero – speriamo – testimoniarlo. La nostra adesione al generoso e appassionato appello di Raniero La Valle e dei “Cattolici del No” ha costituito un ulteriore elemento di frizione con alcuni tra i nostri lettori e sostenitori. Ma per noi la Costituzione è anche frutto dell’impegno della cultura cattolico democratica e della sinistra cristiana, di cui Adista è figlia orgogliosa ed affezionata. Avrebbero potuto – legittimamente – esserci anche dei “Cattolici del Sì”; noi abbiamo preferito contribuire ad animare quelli del “No”.

Ora l’obiettivo di tutti, specie a sinistra, sarà – ma ci rendiamo conto che non è facile – quello di provare a recuperare unità e spirito di intento comune. La rappresentanza delle classi subalterne, dei diseredati e degli oppressi, ad ogni latitudine, crediamo però che ci riunirà presto e senza sforzo. Perché allora non ci saranno né “accozzaglie”, né “scrofe ferite”. E sarà chiaro a tutte e tutti da quale parte occorrerà stare.

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