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Cronache dal Trumpistan

Cronache dal Trumpistan

Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 04/02/2017

Le prime picconate dell’amministrazione Trump hanno incominciato il metodico smantellamento delle strutture governative neo-liberali statunitensi, attraverso le quali il sistema neo-capitalistico americano aveva gestito il potere nelle ultime amministrazioni, almeno a partire da Reagan (e dalla crisi del sistema di potere sovietico) e fino ad Obama compreso. Erano infatti cambiati i presidenti (persino il colore della loro pelle, se non il sesso) e si erano alternati i partiti al potere, ma le linee di tendenza di una politica conservatrice che voleva presentarsi come moderata o liberale erano rimaste le stesse. Dallo strangolamento dei sindacati alla liberalizzazione dei mercati finanaziari, dalla copertura degli incidenti ecologici alla privatizzazione di tutto, compreso il sistema carcerario, con la conseguente “incarcerazione di massa” (per fare solo alcuni esempi), gli Stati Uniti d’America sono giunti al punto in cui, ai poteri forti che gestiscono le lobbies che da sempre influenzano le decisioni politiche a Washington, è parso possibile venire allo scoperto. Per usare una parabola ora in voga, se i vari ministeri e uffici governativi sono dei “pollai”, gli uomini (poche in verità le donne) posti loro a capo da Trump sono le “volpi” che se ne prederanno cura.

Interpreto gli eventi di questi giorni come l’ultima fase operativa di una cordata di multimiliardari capeggiata dai fratelli Koch (i cui interessi spaziano dalla grande industria alla grande finanza) per consolidare il proprio potere negli USA ed estenderlo ulteriormente a livello planetario. A fronte delle sostanze dei suoi attuali alleati, i miliarducoli messi insieme da Trump sono poca cosa. La sua debolezza pare evidente nel suo bisogno di infilare parenti fidati nelle strutture governative, quasi a bilanciare il peso dei politici finanziati dalle società di cui sono a capo i veri miliardari.

Le conseguenze immediate paiono agghiaccianti. Una delle poche donne della compagine governativa, miliardaria pure lei e religiosissima, sarà a capo dell’Istruzione: la sua battaglia sarà la sostanziale demolizione dell’educazione pubblica, che già fa acqua da tutte le parti, a favore di una educazione privata e di élite; i poveri, soprattutto neri, ispanici, amerindiani, languiranno nelle loro scuole-ghetto, mentre i pochi finanziamenti pubblici andranno agli altri. Il responsabile dell’ente a difesa dell’ambiente è uno specializzato in azioni legali contro l’ente stesso, in particolare quando avrebbe voluto permettere all’industria alimentare di scaricare direttamente nei fiumi i residui dei mega-allevamenti di polli. Il nuovo portavoce della Casa Bianca, facendo eco a Trump, ha passato il primo giorno ad attaccare la stampa, colpevole di aver detto che c’erano meno persone all’insediamento di Trump di quante fossero a quello di Obama. Ha anche detto che i giornalisti che presentanno notizie false subiranno le conseguenze delle proprie azioni (sui 217 arrestati per i disordini che hanno accompagnato la cerimonia, sei sono operatori dei media). In diverso contesto, il portavoce ha pure detto che l’ultimo vero papa è stato Pio XII. Si capisce come le parole di papa Francesco - che è riuscito a dire qualcosa di buono della teologia della liberazione, che parla contro i muri, che propone un ecologismo su base biblica, ma che viene dall’America Latina - saranno ascoltate. Piccola nota di speranza: non avremo forse mai una stima precisa di quanti hanno partecipato alla Marcia delle Donne, ma erano più del mezzo milione ufficialmente annunciato. E solo a Washington.

Edmondo Lupieri è docente di Nuovo Testamento e Cristianesimo delle origini presso la Loyola University di Chicago

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