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La nomina del card. Bassetti alla presidenza Cei: discontinuità nella continuità

La nomina del card. Bassetti alla presidenza Cei: discontinuità nella continuità

Tratto da: Adista Notizie n° 21 del 03/06/2017

38972 ROMA-ADISTA. È il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, a prendere il posto del card. Angelo Bagnasco alla presidenza della Cei. Questa la decisione di papa Francesco nel corso della 70.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi nell'Aula del Sinodo della Città del Vaticano da lunedì 22 a giovedì 25 maggio. Il nome di Bassetti era nell’aria da un po’ ed era stato lo stesso Bergoglio a suggerirne la designazione: prima, già nel 2014, creandolo cardinale (pur essendo Perugia una sede tradizionalmente non cardinalizia, l’ultimo cardinale di Perugia era stato nel 1853 Vincenzo Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII); in seguito, nel 2016, conferendogli l’incarico (prestigioso) di scrivere le meditazioni della Via Crucis al Colosseo. Infine, al compimento dei 75 anni, in aprile, il papa gli aveva prorogato l’incarico senza indicare alcuna scadenza del suo mandato (“donec aliter provideatur”, è la formula latina).

La procedura di designazione prevedeva una sessione di voto per ciascun posto nella terna. Alla prima votazione a raccogliere preferenze erano stati soprattutto Bassetti, il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla e l’arcivescovo di Agrigento card. Francesco Montenegro. Brambilla e Bassetti, avendo avuto un uguale numero di preferenze, erano stati quindi portati al ballottaggio, nel quale l'arcivescovo di Perugia si era imposto con 134 voti contro gli 86 di Brambilla. Nella scelta per il secondo nome della terna aveva prevalso, come da pronostico, Brambilla, con 115 voti. Alla successiva votazione, per il terzo posto utile nella terna l’aveva invece spuntata il card. Montenegro, che aveva aveva raccolto 126 preferenze. 

Certo, a fronte della risonanza che ha avuto sui media la nomina di Bassetti, al solito salutata come un “svolta”, l’ennesima di questo pontificato, qualche riflessione critica va fatta. 

Il “nuovo che avanza”?

Anzitutto l’età del nuovo presidente della Cei, momento nel quale più che assumere nuovi, ulteriori incarichi si va in pensione. Se la Cei voleva dare l’idea di un “rinnovamento”, la designazione di un ultrasettantacinquenne non sembra andare incontro a questa esigenza. Bassetti, classe 1942, è paradossalmente addirittura più vecchio di Bagnasco, che è nato nel 1943. Se invece tra i vescovi, dopo i 16 anni di presidenza di Camillo Ruini e i 10 di Bagnasco si pensava a una fase di transizione (anche in attesa di capire come evolverà il pontificato di Francesco, che di anni ne ha già 80 e che potrebbe in un futuro non lontano fare la scelta già compiuta da papa Ratzinger) allora quello di Bassetti è forse il nome giusto.

Non si può nemmeno dire che il card. Bassetti sia un homo novus, un prelato immune dalla critica del carrierismo ecclesiastico. Ha infatti un cursus honorum di tutto rispetto, seppure non di primissimo piano: vescovo di Massa Marittima-Piombino, di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, di Perugia, vicepresidente per l'Italia Centrale della Conferenza Episcopale Italiana, membro della Congregazione vaticana per i Religiosi dal 2013 e cardinale dal 2014. A queste considerazioni va aggiunta l’implicita investitura del papa, le cui ripetute “attenzioni” nei confronti dell’arcivescovo di Perugia hanno forse indotto i vescovi ad indicarlo come primo nella terna proprio per compiacere Francesco. Una sorta di “cortocircuito”, dal momento che proprio il pontefice aveva in passato invitato più volte la Cei ad eleggersi autonomamente il proprio presidente (come avviene per pressoché tutte le Conferenze episcopali del mondo), ricevendo da parte dei vescovi italiani prima un deciso rifiuto, poi la loro disponibilità a votare, “solo” però a condizione di poter sottoporre al pontefice una terna di candidati dai quali Francesco potesse scegliere. Insomma, il papa aveva chiesto ai vescovi un atto di autonomia, ma aveva anche fatto capire quale tra di loro godeva del suo particolare favore. E i vescovi hanno designato come primo candidato proprio il favorito del papa. Quasi un copione già scritto, ma che salva le apparenze di un papa che finalmente restituisce ai vescovi italiani tutta la loro autonomia. 

Un prelato conservatore

Dal punto di vista della collocazione ecclesiale Bassetti è indubbiamente un prelato conservatore. È tra i vescovi che hanno più volte celebrato (e fatto celebrare da diversi preti nella sua diocesi) la messa secondo l’antico rito dopo la liberalizzazione liturgica voluta da papa Ratzinger con il Motu Proprio Summorum Pontificum. È anche intervenuto a favore del Family Day (pur dicendosi favorevole a qualche forma di regolazrizzazione delle unioni gay, purché assolutamente non assimilabili al matrimonio), leggendo alla fine di una messa celebrata il 16 gennaio 2016 l'appello del Comitato “Difendiamo i nostri figli” che aveva promosso la manifestazione poi svoltasi il successivo 30 gennaio a Roma. «Fate tesoro di questo comunicato – dice ai fedeli Bassetti in un video pubblicato dal sito cristianocattolico.it – perché il bene della famiglia ci sta veramente a tutti tanto a cuore». Per molti osservatori Bassetti è comunque  un vescovo dal forte afflato pastorale, sensibile ai temi sociali e del lavoro, che difficilmente ripercorrerà le orme di Ruini e Bagnasco nel rapporto con la politica a volte tanto stretto da risultare soffocante. Per ora ciò che è chiaro è che il pontificato di Francesco – anche (o soprattutto) per ragioni di popolarità presso l’opinione pubblica – va verso un progressivo disimpegno della Chiesa rispetto all’azione politica diretta. Ma solo il futuro saprà dire quale ruolo incarnerà la nuova presidenza, stretta tra il tradizionale approccio dei vescovi italiani alle questioni temporali e la nuova linea di Francesco. 

Durante l’assemblea, i vescovi hanno anche eletto il nuovo vice presidente della Cei per il Sud Italia: è mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale. 

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