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MILANO, NUOVO ARCIVESCOVO, VECCHIE OMBRE

MILANO, NUOVO ARCIVESCOVO, VECCHIE OMBRE

Tratto da: Adista Notizie n° 26 del 15/07/2017

39019 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Lo spoil system di papa Francesco prosegue. Lento, ma deciso. Nemmeno poi così lento nelle ultime settimane (Pontificia Accademia per la Vita, Congregazione per la Dottrina della Fede), dal momento che probabilmente il papa ha bisogno di dare segnali forti per comunicare all’opinione pubblica, specie laica, che la barra del timone della barca di Pietro è saldamente nelle sue mani e soprattutto che la sua intenzione è sempre quella di marcare una discontinuità rispetto al passato sui temi della trasparenza e della lotta alla pedofilia tra il clero («Tolleranza zero», promise in una celebre dichiarazione ai giornalisti che lo accompagnavano durante il viaggio di ritorno dalla Terra Santa, il 27 maggio del 2014).

Eppure, proprio su quest’ultimo aspetto, le recenti nomine destano qualche perplessità. Di quella di Luis Francisco Ladaria Ferrer alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede parliamo in altre pagine di questo stesso numero. L’altra, ancora più fresca – è stata ufficializzata l’8 luglio scorso – è quella del nuovo arcivescovo di Milano, diocesi prestigiosissima, la più importante in Italia dopo Roma. Il card. Angelo Scola era difatti da tempo in uscita, sia per l’età (ha compiuto i canonici 75 anni alla fine del 2016), sia perché considerato il grande avversario di Francesco in Conclave. La nomina del suo successore era attesa ormai da diverse settimane.

La scelta di Francesco è caduta su mons. Mario Delpini. Una scelta che rappresenta un elemento di continuità e discontinuità allo stesso tempo. Continuità perché il papa ha designato colui che proprio Scola, nell’aprile 2012, aveva scelto come vicario generale della diocesi per affidargli, due anni dopo, anche la formazione permanente del clero. Discontinuità perché, rispetto ai vescovi precedenti, il nuovo vescovo ha sempre esercitato il suo ministero nella diocesi di Milano, lavorando per ben tre arcivescovi, Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e, appunto, Scola. La sua designazione risponde così perfettamente al profilo del vescovo-pastore che tanto piace a Francesco. 

Nato a Gallarate nel 1951, Delpini è entrato in seminario nel 1967 ed è stato ordinato prete nel 1975 dal cardinale Giovanni Colombo. Ha insegnato greco e patrologia nei seminari milanesi. È stato rettore del liceo del seminario di Venegono, divenendone rettore maggiore dal 2000 al 2006. Il card. Tettamanzi lo ha nominato vicario della Zona pastorale VI di Melegnano e nel 2007 lo ha consacrato vescovo ausiliare.

Su Delpini pesano però le accuse emerse dal processo che si è appena aperto davanti ai giudici della quinta sezione del Tribunale penale di Milano, a carico di don Mauro Galli, prete della diocesi meneghina, accusato di aver molestato nel 2011 (quando era coadiutore della parrocchia di Sant’Ambrogio di Rozzano) un quindicenne. In quella sede i legali della presunta vittima hanno chiamato in causa proprio l’Arcidiocesi di Milano, che malgrado le voci circolanti su don Mauro, non avrebbe fatto altro che trasferirlo. È emerso infatti che il parroco della parrocchia di S. Ambrogio di Rozzano, luogo in cui sarebbero avvenute le molestie, don Carlo Mantegazza, aveva dichiarato alla Questura di essere venuto a conoscenza dei fatti il giorno dopo il loro presunto accadimento, il 21 dicembre 2011, e di aver informato immediatamente i suoi diretti superiori: il vicario episcopale di zona mons. Mario Delpini e il responsabile della formazione permanente del clero che seguiva i sacerdoti appena ordinati, mons. Pierantonio Tremolada (dal 2014 ausiliare di Milano). 

Queste segnalazioni, però, pare non abbiano prodotto nulla. Nel marzo 2012 don Mauro venne anzi nominato vicario parrocchiale di S. Pietro in Legnano e incaricato della Pastorale Giovanile delle parrocchie di S. Teresa del Bambino Gesù, dei Santi Magi in Legnano e di SS. Redentore in Legnanello di Legnano. Nel novembre 2012, il card. Scola chiese a don Mauro di lasciare la parrocchia di San Pietro e d’iniziare un ministero pastorale come cappellano presso l’Ospedale Niguarda di Milano in attesa di recarsi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense per conseguire la laurea in Pastorale Sanitaria.

Proprio su questa circostanza si appunta la difesa della diocesi di Milano, che, in una nota dell’Ufficio comunicazioni sociali Milano riportata dalle pagine milanesi di Avvenire il 7 giugno scorso, parla di «un caso gestito con scrupolo e coscienza», perché il giovane sacerdote fu mandato a Roma per il completamento ben prima che, nel luglio del 2014, venisse presentata la denuncia da parte della presunta vittima per le molestie subite. Insomma, secondo la Curia si agì prontamente e in misura proporzionata ai fatti. 

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