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Elezioni a Ostia: in campo contro fascismo, violenza e corruzione. Intervista a don De Donno

Elezioni a Ostia: in campo contro fascismo, violenza e corruzione. Intervista a don De Donno

Tratto da: Adista Notizie n° 40 del 25/11/2017

39144 ROMA-ADISTA. Quello di Franco De Donno è un nome noto da tempo a Ostia. 71 anni, viceparroco di Santa Monica e insegnante di religione e coordinatore della Caritas di Ostia, è da anni impegnato nel sociale con i migranti e gli ultimi della sua diocesi. Negli ultimi mesi don De Donno è diventato anche un personaggio pubblico, noto a livello nazionale per la sua candidatura a presidente del X Municipio, Ostia appunto. Ha suscitato attenzione e ha fatto discutere questa sua decisione di lasciare temporaneamente il sacerdozio per dedicarsi alla politica attiva. È stato ricordato il caso di Gianni Baget-Bozzo, sospeso nel 1985 per la sua candidatura nel Psi. Ma in questo caso ci muoviamo su altri binari politici. Al primo turno del 5 novembre Laboratorio Civico X, la lista civica di De Donno, da subito particolarmente inviso a CasaPound, ha ottenuto un buon risultato (8,6%, 5.600 voti), raccogliendo consensi anche a sinistra – ma senza il sostegno dei partiti – e soprattutto nella “società civile”. Lo abbiamo intervistato per capire quali ragioni lo hanno spinto a candidarsi, quale il suo programma per il presente e il futuro, suo e di Ostia. La nostra intervista uscirà dopo il risultato del secondo turno di domenica 19, ma indipendentemente da chi tra M5s e centrodestra andrà ad occupare la presidenza (De Donno non ha dato indicazioni di voto), l’esperienza di Laboratorio Civico X sembra destinata a proseguire con tutte le sue potenzialità e contraddizioni. 

Ha fatto discutere la sua scelta di candidarsi dal momento che il Codice di diritto canonico vieta ai sacerdoti di presentarsi alle elezioni. Come ha vissuto questa sua decisione? Quali ragioni l’hanno spinta a candidarsi? Come ha reagito il Vicariato di Roma?

La decisione a candidarmi è stata molto serena, avendo intuito l’opportunità singolare di dare il mio contributo in una situazione molto difficile per il X Municipio. Il mio impegno di 25 anni di responsabile della Caritas di Ostia e di animatore di numerose associazioni sia laiche che ecclesiali mi ha dato strumenti di conoscenza dei problemi per poter dare loro una risposta anche politica, oltre che sociale. Sono sospeso a divinis a tempo indeterminato dal 13 settembre 2017. Sospensione preparata con vari colloqui con il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, molto contrario. Ho condotto il mio percorso in assoluta serenità. La sospensione era necessaria anche civilmente perché potessi candidarmi.

La sua coalizione civica può essere considerata una lista di sinistra? Lei ha dichiarato di non sentirsi vicino a nessun partito, ma i vertici romani di Mdp e Sinistra italiana hanno scelto comunque di sostenerla, mentre c’è stata una spaccatura sul territorio che ha portato alla candidatura di Eugenio Bellomo. Cosa è successo? Sui giornali il problema sembra essere stato quello dei simboli sulla scheda, ma anche delle ambiguità del suo programma…

Laboratorio Civico X è nato per dare una risposta alla domanda: e ora per chi votiamo? Constatando la grande confusione dei partiti e il vuoto sociale e politico di due anni di commissariamento, ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di entrare in campo come elemento di novità e di cambiamento, in rapporto diretto con i cittadini in modo apartitico, anche se non antipartitico! Il risultato è stato ottimo per una Lista Civica appena nata e con una campagna elettorale assai sobria per mancanza di denaro. La nostra è una Lista Civica pura e trasparente che difende i valori della persona e della giustizia sociale e accompagna le persone in situazione di disagio e fragilità. Chi – di sinistra – si è avvicinato a noi lo ha fatto non perché chiamato da noi, ma perché si ritrovava nei valori da noi proposti, che sono quelli della Costituzione. Forse la scelta di una Lista Civica capeggiata da un prete non andava bene a una parte di quella sinistra. Di fatto abbiamo concorso alle elezioni da soli. Noi siamo per affermare la dignità di ogni persona, che non è né di destra, né di centro, né di sinistra! Mons. Câmara, vescovo di Recife in Brasile, ebbe a dire: «Se dò da mangiare a un povero mi dicono che sono un santo; se chiedo le cause per cui uno è povero, allora sono comunista!».

In campagna elettorale ha dichiarato di essere pronto a dialogare “anche con i mafiosi”. Una gaffe per lei che viene dall’esperienza dello sportello anti-usura della Caritas?

Non è una gaffe, ma un fraintendimento – per essere buoni – del giornalista. Io ho semplicemente affermato che è compito della politica porre in atto tutto ciò che serve per ristabilire pace e serenità tra i cittadini. La politica deve dare “quel di più” culturale e sociale per riportare la legalità in tutti i settori della vita combattendo con fermezza le strutture criminali e le infiltrazioni mafiose senza dimenticare le possibilità di cambiamento insite in ogni persona. 

Sempre durante la campagna elettorale lei è entrato in conflitto diretto con CasaPound, forse anche perché eravate direttamente concorrenti in quanto a radicamento sul territorio? La distanza tra le due liste è stata di uno 0,6%..

Il mio conflitto diretto con CasaPound è vecchio di almeno due anni per una divergenza fondamentale di metodo (violenza) e di pensiero (razzismo) e ora si aggiunge anche politico (fascismo). Loro hanno grandi mezzi pubblicitari per la campagna elettorale e partito nazionale, noi scarsissimi mezzi e siamo appena nati: la territorialità l’abbiamo rilevata noi con i voti di persone motivate dalla nostra diretta testimonianza nel volontariato sia laico che ecclesiale.

CasaPound l’accusa di aver ospitato nei locali di Santa Monica le assemblee dei centri sociali. È vero? Dicono anche che in passato si sarebbe schierato apertamente con il Pd…

Essendo responsabile della Caritas ho coordinato e radunato in parrocchia le varie espressioni del volontariato soprattutto giovanile, che non si caratterizzavano per nulla come centri sociali: vedi Stand up e poi Social days e il gruppo studentesco di Iniziativa Sociale del Liceo A. Labriola… Tra i miei ragazzi impegnati nel volontariato l’invito a partecipare anche alla vita politica era per me inserito in una visione lungimirante della politica stessa: ragazzi per tutti i partiti purché evitassero quelli con metodi violenti e pensiero razzista: le scelte poi sono state del tutto personali.

Nei suoi incontri con i movimenti popolari papa Francesco ha aperto un confronto con i movimenti sociali, compresi i movimenti laici di sinistra. È anche la sua strada? 

So di essere in piena sintonia con papa Francesco: io sono un “prete di strada” da tanti anni e ciò ha comportato spesso condividere progetti e battaglie per i diritti degli esclusi che hanno trovato profonda intesa e collaborazione con movimenti di sinistra: ma sono stati sempre i valori che ci hanno accompagnato nei percorsi sociali. 

Non crede che ci sia il pericolo di generare contraddizioni nel rapporto tra fede e politica e quindi un rischio per la laicità della proposta politica quando i sacerdoti decidono di candidarsi come rappresentanti?

La mia candidatura alle elezioni non viene percepita sul territorio che ho calcato per 25 anni come quella di un “prete”, ma come quella di chi, avendo condiviso tutto di tutte le persone del territorio, per tanti anni non ha fatto altro che continuare anche nell’orizzonte politico questa presenza “incarnata”. Certamente l’impegno politico del sacerdote non può derivare dal semplice esercizio delle sue funzioni pastorali e sacramentali. Io non mi sono candidato in quanto viceparroco di Santa Monica, ma perché sono inserito profondamente nella realtà del territorio: c’è stata quasi una volontà popolare per il mio scendere in campo!

Tornerà a esercitare il suo ruolo sacerdotale dopo la conclusione del mandato da consigliere?

Certamente il giorno dopo la scadenza del mio mandato farò domanda al Vicariato di rientrare! 

Foto di Marie-Lan Nguyen, “Senatus Populusque coloniæ Ostiensium muros dedit…”, iscrizione della Porta Romana di Ostia Antica, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza  

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