Nessun articolo nel carrello

Gerusalemme, il Medio Oriente e l’Italia

Gerusalemme, il Medio Oriente e l’Italia

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 23/12/2017

“Trump non ha fatto altro che mettere in chiaro le cose. Gerusalemme è già di fatto la Capitale di Israele. È arrivato il momento che i palestinesi ne prendano atto e facciano fare così un passo avanti alla pace”. Ecco quasi testualmente quel che ha dichiarato il primo ministro israeliano Netanyahu, dagli schermi di RaiNews24 lunedì 11 dicembre. In certo senso non ha torto, perché a Gerusalemme hanno sede l'Alta Corte, il Parlamento e molti ministeri israeliani. Tutti i governi del mondo lo sanno, anche il nostro, ovviamente; come sanno, che questa situazione contravviene a quante norme esistono di Diritto Internazionale in materia di obblighi e di divieti per una potenza occupante militarmente un territorio non suo. Nessuno ha obiettato sinora perché la comunità internazionale ha assurdamente accordato ad Israele una totale impunità per qualsiasi atto o misfatto compia.

Perché allora contro la decisione di Trump la levata di scudi che ha isolato l'Amministrazione statunitense sul piano diplomatico? Perché quella dichiarazione ufficializza la logica sottesa alla posizione di Trump e di Netanyahu, che è quella dell'imposizione del fatto compiuto da parte del più forte: chi prevale sul campo di battaglia può regolarsi a proprio piacimento; può stipulare o meno trattati di pace, fare o non fare accordi con il vinto e, se li firma, può furbescamente violarli sino ad annullarli come è avvenuto per quelli di Oslo.

In questa logica Israele non ha mai definito quali siano i suoi confini e continua a spadroneggiare da 50 anni sui territori occupati con la guerra di conquista del 1967 e, per costruire il Grande Israele con Gerusalemme capitale una e indivisibile, si sta annettendo pezzo dopo pezzo il 60% circa di quel 28% della Palestina storica che sarebbe dovuta restare ai Palestinesi. A questo disegno si stava sotterraneamente associando anche l'Arabia Saudita che non disdegna intese con Israele pur di andar contro il nemico comune, l'Iran. La dichiarazione di Trump ha però compattato tutto il mondo arabo ed il Regno Saudita ha dovuto allinearsi. Ma fino a quando? Qui sta il punto. Dipende da come si muoverà l'Unione Europea che ora è ad un bivio: o rimane ferma sulla posizione assunta e, traendone le conseguenze, prende su di sé la responsabilità di mediare tra le parti in causa e di provare a costruire una pace tra Israele e palestinesi basata sulle ragioni del Diritto; oppure, dopo l'iniziale fermezza, affievolisce il contrasto con Trump e lascia andare avanti le cose secondo le ragioni della forza, cosa che scombussolerebbe ancor più l'ordine mondiale.

Che la partita si giochi in una regione strategicamente critica e dagli equilibri instabili come il Medio Oriente rende la vicenda estremamente scivolosa. Con l'acuirsi della logica di potenza le tensioni tra le diverse forze regionali potrebbero più facilmente sfociare in conflitti che si aggiungerebbero a quello già aperto in Siria. E ciò sarebbe ad alto rischio in un'area nella quale continuano a confrontarsi Stati Uniti e Russia, come testimonia il recentissimo tour di Putin tra Siria, Egitto e Turchia.

Questo scenario coinvolge in modo particolare l'Italia per la sua posizione geografica e per i legami storici con il mondo arabo e il Medio Oriente, oltre che per i suoi interessi economici. Una pacificazione dell'area sarebbe quindi di grande interesse per il nostro Paese. Ma una prospettiva del genere non può nascere spontaneamente né, contrariamente a quanto asseriscono Trump e Netanyahu, da trattative dirette tra le parti. Lo scorso 12 maggio a Roma, in una tavola rotonda proprio su questo tema balenò l'idea di una conferenza internazionale ad altissimo livello. Ma chi potrebbe promuoverla?

Sarà in grado di farsene carico il prossimo governo, sempre che segni un cambio di politica rispetto al Medio Oriente? E se non lui, chi? A questi interrogativi è legata la speranza di pace nel Bacino del Mediterraneo.

* Nino Lisi è esponente della Rete Romana di solidarietà con il Popolo Palestinese e membro della CdB di San Paolo.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.