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50 anni di festa “alla sinistra del padre”. Amici, ricordi e impegni futuri al compleanno di

50 anni di festa “alla sinistra del padre”. Amici, ricordi e impegni futuri al compleanno di "Adista"

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 23/12/2017

39177 ROMA-ADISTA. Raccontare la festa dei 50 anni di Adista non è semplice. Anzitutto perché chi scrive ne è – inevitabilmente – parte in causa; un po’ anche perché il 9 e 10 dicembre al Roma Meeting Center si sono avvicendati tanti visi di amici, collaboratori, lettori e persone che la testata hanno contribuita a fondarla, farla crescere, o che vi hanno comunque lasciato un segno. Fare una sintesi di tutto questo intreccio di passioni, impegno politico ed ecclesiale, esperienza giornalistica e vicende umane è dunque oggettivamente complesso.

Proviamo comunque. Partendo intanto dal saluto di Giovanni Avena, per quasi 40 anni presidente della cooperativa editrice di Adista, che ha ricordato la sua “vocazione” laica, che si è saldata con quella religiosa, prendendo progressivamente il sopravvento. Prete palermitano negli anni caldi del referendum sul divorzio, duramente criticato dal suo vescovo, il card. Pappalardo, per le sue posizioni di frontiera, ha raccontato di aver presto compreso che la sua parrocchia andava ben oltre le mura che cingevano la chiesa del Sacro Cuore Eucaristico e che accanto, in via Pindemonte, c’era ad esempio un ospedale psichiatrico, luogo di tortura e sofferenza per i malati reclusi, incatenati, trattati come animali, di cui era necessario occuparsi. Lo fece denunciando puntualmente il degrado, il malaffare, i silenzi conniventi del potere politico e di quello religioso su quella struttura e sugli esseri umani che vi vivevano. Saldando la sua battaglia a quella di altre personalità che si battevano per la riforma del regime manicomiale, come Franco Basaglia. L’impegno civile ed evangelico condusse Giovanni alla rottura definitiva con la Curia di Palermo e a scoprire una vocazione diversa, non al servizio di un Dio astratto che esigeva novene e liturgie e sacramenti, ma nel Dio incarnato dei sofferenti e degli emarginati. Nel 1978, poche settimane prima del rapimento di Aldo Moro, giunse quindi a Roma, dove entrò in contatto con quella redazione che aveva conosciuto grazie alle cronache che negli anni precedenti Adista aveva fatto sulle attività della vivace comunità di base di corso Calatafini. Da allora (in aprile sarebbe nata la cooperativa) Giovanni Avena ha rappresentato l’anima della testata. Innumerevoli le personalità del mondo religioso, gli intellettuali, gli operatori dell’informazione religiosa che in questi decenni hanno chiamato o sono venuti in redazione per parlare e confrontarsi con lui, ed avere uno spaccato di ciò che si muoveva dentro e fuori la Chiesa istituzionale. Un servizio all’informazione religiosa e alla laicità nell’informazione che Avena, ed Adista, hanno svolto per molti anni, in maniera spesso riservata (non tutti gradivano si sapesse che frequentavano le stanze di via Acciaioli), nello spirito del “noi” che prevale sull’“io”. Del resto, come ha ricordato durante la tavola rotonda su Adista nell’informazione religiosa, proprio nella storica sede di via Acciaioli si riuniva il Ccir, il Centro culturale per l’informazione religiosa, un think tank (promosso da Giorgio Girardet nel 1977) di giornalisti che si occupavano di Vaticano e Chiesa e che desideravano costruire insieme un modo diverso di fare informazione religiosa.

Adista laica plurale per una Chiesa e una società “altre”

Della temperie culturale ed ecclesiale dagli anni ’60 ad oggi ha parlato Marcello Vigli, che ha ancorato la sua relazione ad una prospettiva futura, nella quale la Chiesa “altra” riesca a promuovere una lettura del «messaggio evangelico in autonoma sintonia con le trasformazioni culturali, imposte dall’accelerazione delle trasformazioni sociali e dal moltiplicarsi dei nuovi contesti, per rielaborarne l’annuncio onde renderlo comprensibile agli uomini e donne chiamati a vivere nella dimensione planetaria».

Anna Carfora, storica della Chiesa, ha invece tratteggiato il rapporto tra l’agenzia e l’istituzione religiosa, rilevando come due mondi che sembravano antitetici, quello della Chiesa gerarchica e quello della informazione laica e plurale di Adista, in sintonia con la base ecclesiale, a volte si incrociassero. Ad esempio nella figura di mons. Raffaele Nogaro, che negli anni ‘90 rappresentò nella Cei il controcanto al potere del card. Camillo Ruini nella Chiesa e nella società, la possibilità di esprimere anche dentro l’episcopato una pastorale legata ai temi della giustizia, della pace (si pensi alla durissima emarginazione patita da Nogaro dopo che si era schierato contro la guerra in Iraq), della difesa del lavoro, della denuncia di ogni speculazione e di ogni attività malavitosa, della tutela dei beni comuni.

Un invito a considerare le grandi e significative vittorie ottenute in questi anni è invece venuto da Raniero La Valle, che ha ripercorso i significativi successi che, nella sua esperienza civile e politica, ha vissuto anche attraverso il contributo e la sinergia di Adista: il divorzio, la rottura del dogma dell’unità dei cattolici in politica (attraverso la candidatura sua e di altre eminenti personalità cristiane come Indipendenti di Sinistra nelle liste del Pci), il movimento per la pace nato a Comiso, ma soprattutto l’impegno a difesa della Costituzione, culminato con la vittoria del “No” nel referendum del 4 dicembre 2016. Una vittoria la cui portata, secondo La Valle, ancora non è stata colta nel mondo della sinistra cristiana in tutta la sua portata.

Siamo «seri»! Parola di gesuita

Nel pomeriggio la tavola rotonda, coordinata dall’attuale direttore di Adista, Ludovica Eugenio, ha tentato di fare il punto sullo stato dell’informazione religiosa in Italia. Se Luigi Accattoli ha rilevato come l’informazione su internet (che gli utenti vogliono rapida e gratuita) abbia dato un duro colpo a storiche riviste del panorama editoriale ecclesiale (rilevando però il contributo a suo giudizio ancora fondamentale testate in grado di dare una lettura complessiva della realtà, e non solo notizie, spesso tanto rapide quanto approssimative e superficiali), Marco Politi ha lanciato l’idea di un processo che conduca verso un grande Sinodo del popolo di Dio, che cioè ponga alla Chiesa istituzione una serie di questioni da affrontare. Un modo, secondo Politi, per sfuggire alla dinamica per cui sono i vertici ecclesiastici a dettare l’agenda del dibattito intra-ecclesiale. Un invito alla “rete” e al confronto di idee ed esperienze, specie tra chi ormai ha maturato una lunga esperienza sul campo nell’informazione religiosa, è arrivato anche da Claudio Paravati, direttore di Confronti, mentre Robert Mickens ha raccontato come abbia spesso incontrato l’informazione di Adista durante gli anni in cui lavorava nei media religiosi istituzionali, come Radio Vaticana; e che parlando un giorno di Adista con padre Federico Lombardi ricevette dal gesuita, allora a capo dell’emittente, la conferma che si trattava di una agenzia «seria».

Domenica 10 è stato invece un momento assembleare per discutere con amici e lettori (anche critici) della testata e per festeggiare i 50 anni con un rinfresco e la grande torta che riproduceva la copertina del numero 1 della rivista (31 ottobre 1967). A partecipare alla festa tutti i direttori recenti della testata, Eletta Cucuzza, Angelo Bertani (artefice dell’esperimento di Segni Nuovi, un ponte tra la tradizionale informazione di Adista ed un mondo ecclesiale meno connotato dall’esperienza del cosiddetto “dissenso”), Luca Kocci, Ludovica Eugenio. Con loro anche alcuni vecchi redattori della testata, come Filippo Sensi (oggi capo ufficio stampa del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni), o storici esponenti della sinistra cristiana, come Giovanni Russo Spena

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