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Attaccare Ratzinger per attaccare gli ultimi 50 anni di Chiesa. Un libro di Enrico Maria Radaelli

Attaccare Ratzinger per attaccare gli ultimi 50 anni di Chiesa. Un libro di Enrico Maria Radaelli

MILANO-ADISTA. Attaccare il pontificato di Joseph Ratzinger da “destra”: è l’operazione portata avanti da quanti attaccano papa Francesco ma, nella sostanza, tutti i papi postconciliari. Ed è l’operazione che emerge dal libro Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo  di Enrico Maria Radaelli, allievo del teologo svizzero Romano Amerio, autore di Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX, libro del 1985 che accusava alcuni testi del Concilio Vaticano II di essere teologicamente “modernisti”.  La prefazione del libro (autopubblicato nell’ambito del proprio sito  personale Aurea Domus) - che mette insieme nell’attacco Ratzinger, Francesco e il card. Carlo Maria Martini - è affidata a Antonio Livi, già docente della Pontificia Università Lateranense e tra i firmatari della “correzione filiale” rivolta da un drappello di cattolici ultraconservatori a papa Francesco. «L’egemonia (prima di fatto e poi di diritto) della teologia progressista nelle strutture di magistero e di governo della Chiesa cattolica – scrive Livi - si deve anche e forse soprattutto agli insegnamenti di Joseph Ratzinger professore, che mai sono stati negati e nemmeno superati da Joseph Ratzinger vescovo, cardinale e papa». Redaelli, dunque, nel suo libro, cerca di smontare gli insegnamenti di Ratzinger - considerati «profondamente erronei, pericolosi per la fede come solo una sintesi delle dottrine moderniste può essere», «a partire dal suo metodo storicistico», e convincere il papa emerito a «ripudiare pubblicamente, al più presto e in toto» le tesi contenute nella sua Introduzione al cristianesimo. In Ratzinger, sostiene, i dogmi della fede sarebbero re-interpretati con gli schemi concettuali propri del soggettivismo moderno (dal trascendentale di Kant all’idealismo dialettico di Hegel)». La «deriva ereticale» di tale «teologia neomodernista», sostiene Livi, avrebbe impregnato di sé seminari, atenei, commissioni dottrinali delle Conferenze episcopali, curia romana e, a cascata, avrebbe “contaminato” temi e linguaggi  del magistero, dai documenti del Vaticano II in poi. 

* Foto dell'U.S. Department of Defense tratta da Wikimedia commons, immagine originale e licenza

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