Nessun articolo nel carrello

Cileni arrabbiati con la Chiesa accoglieranno il papa fra le proteste

Cileni arrabbiati con la Chiesa accoglieranno il papa fra le proteste

Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 13/01/2018

39194 SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. Viaggio difficile quello che papa Francesco si appresta a intraprendere in due Paesi latinoamericani – il Cile, nei giorni dal 15 al 18 di questo mese, e il Perù, dal 18 al 22 (v. notizia seguente) – anche se per motivi molto diversi.

In Cile sono state già annunciate iniziative di protesta in ognuna delle città che Bergoglio visiterà, e sono diversi i soggetti che le attueranno. A Temuco i mapuche (v. Adista Notizie n. 27/17) sono sul piede di guerra: l’aeroporto Maquehue dove il 16 il papa officerà la messa, nel cuore della Araucanía cilena, è da loro considerato territorio di conflitto con lo Stato. È perciò grave che nessuno abbia chiesto loro il permesso di utilizzarlo, e non capiscono come il papa, uomo di pace, abbia accettato di celebrare in un territorio usurpato alle comunità mapuche. Uno dei loro portavoce, Rolando Jaramillo, ha detto il 28 dicembre parlando alla radio Kurruf che la visita del papa «mette il dito sulla piaga in un territorio dove non c’è stata giustizia», dove da dieci anni le comunità stanno lottando perché si riconosca che in questo spazio si sono verificati «usurpazione e genocidio», dove durante la dittatura militare di Pinochet «sono stati torturati e sono scomparsi» anche ragazzi mapuche. E di questo, secondo Jaramillo, è responsabile anche la Chiesa. Perciò, ha dichiarato, «vogliamo citare in giudizio il Vaticano per atti di sequestro e crimini di lesa umanità». Ha anche annunciato che il 16 gennaio le comunità mapuche cilene e la numerosa delegazione di mapuche argentini che sarà presente alla visita del papa «concorderanno insieme una posizione e un messaggio da far giungere al pontefice ». Il quale, secondo Jaramillo, «chiederà perdono» per il genocidio subito dagli indigeni, «ma non vogliamo – ha specificato – che ripeta di perdono di Giovanni Paolo II, né il perdono senza effetto alcuno di Michelle Bahcelet, ma un perdono orientato all’indennizzo e al risarcimento delle vittime dell’occupazione del territorio mapuche». [È stato appena reso noto che oltre ai mapuche il papa incontrerà indigeni del Perù, della Bolivia e del Brasile il giorno 19 gennaio a Puerto Maldonado, città amazzonica peruviana. Prevedibile che il Francesco parlerà loro del Sinodo panamazzonico indetto per ottobre 2019].

A Iquique, l’ultimo giorno della visita, si leveranno proteste da parte di cileni che temono che il papa voglia sostenere la richiesta della Bolivia di avere, sottraendo territorio al Cile, uno sbocco al mare, come sembrò dire nel luglio 2015 quando visitò la Bolivia – «pensando al mare, il dialogo è indispensabile » –, mentre attivisti boliviani raggiungeranno Iquique proprio per spingere Francesco ad esprimere il suo appoggio alla rivendicazione del loro Paese.

Per protestare, e nella speranza di un ravvedimento di Bergoglio, si recherà innanzitutto a Santiago, prima tappa del viaggio, il movimento dei laici di Osorno, la diocesi alla cui guida Francesco ha voluto, fortissimamente voluto il vescovo Juan Barros, accusato di complicità con il prete Fernando Karadima, pedofilo riconosciuto e condannato dal Vaticano (v. Adista Notizie nn. 14, 26, 35/15; 44/16; 13/17). Accuse che gli erano rivolte già prima che venisse destinato alla diocesi osornina. Il portavoce del movimento, Juan Carlos Claret, ha informato che il movimento continuerà anche in quest’occasione a chiedere l’allontanamento del vescovo manifestando lungo tutti i tragitti che percorrerà il papa in Cile: non c’è altra modalità per «rendere nota la realtà che viviamo», ha detto Claret a La Nación, considerando «l’indifferenza della Conferenza episcopale del Cile e le porte chiuse del governo e della Chiesa, in Cile e a Roma».

I mali della Chiesa cilena

Claret nel mese di dicembre ha pubblicato su Religión digital, in tre lunghe puntate, una sintesi di una sua ricostruzione – 78 pagine dal titolo “Quando arriva Francesco. A margine della visita a una Chiesa in crisi” – sulla situazione della Chiesa cilena. Fra le tante, vi trova spazio la questione Barros, con tutto il disagio e lo sconcerto che essa continua a suscitare a partire dalle parole pronunciate dal papa contro i contestatori del vescovo, il 6 maggio scorso, ricevendo fedeli di Osorno sostenitori di Barros: «Che pensino con la loro testa [gli osornini] e non si facciano prendere per il naso da quegli stupidi (tontos y zurdos) che hanno armato la cosa». Varie pagine della sintesi poi sono occupate da una sequela di nomi di sacerdoti in vario modo colpevoli di reati legati agli abusi sessuali, alcuni giudicati canonicamente, altri in processi civili. Un paio di pagine riferiscono invece dell’abbondante «denaro nella Chiesa» e di storie in ambito economico poco trasparenti, e per alcune di esse la Chiesa è citata in giudizio. Un’altra parte è dedicata ai «nunzi e cardinali potenti»: «Molte vicende episcopali in Cile degli ultimi due decenni – scrive Claret – rendono conto di una vera collezione di errori che dimostrano mancanza di buon senso al momento di indicare i nomi dei futuri vescovi. Gran parte di questa responsabilità ricade sui nunzi Angelo Sodano e Ivo Scapolo, dalla pleiade di vescovi di Karadima, sei dei quali ancora in attività» (Claret si riferisce ai vescovi, Barros compreso, che, si dice, avrebbero visto e coperto il pedofilo), «fino alle ultime nomine». «Ivo Scapolo è riuscito a stabilire un forte squilibrio pastorale nella Conferenza episcopale», sostiene Claret. «Ha favorito la nomina di vescovi avversi al Concilio, carenti di leadership, più burocrati che pastori, di posizioni politiche affini alla destra», incapaci di «comprendere la vita dei loro fedeli». Certo, non ci sono solo ombre nella Chiesa cilena. Esse sono soprattutto a livello istituzionale. Tanto che Claret si lancia in un’ipotesi: «essendo così complessa e varia la crisi dell’episcopato cileno, potrebbe essere che la visita del papa sia quella di un Visitatore apostolico, dove lo stesso papa assume personalmente il compito che viene riservato al delegato pontificio quando esistono situazioni delicate nelle Chiese locali». «È evidente che a Roma – osserva infine Claret – giungono dalla Chiesa cilena molti mal di testa, e certamente arrivano al papa».

Fra i “mal di testa” c’è anche la poca credibilità della Chiesa cattolica, soprattutto per i tanti casi di abuso, su minori e no, ad opera di sacerdoti: una inchiesta realizzata da Latinobarómetro ha indicato che solo il 36% dei cileni dichiara di aver fiducia nella Chiesa di Roma, un crollo rispetto al 2010, quando alla stessa domanda rispondeva positivamente il 79% dei cittadini. Sintomo della crisi di fiducia è anche il fatto che la visita di Francesco ha generato un’ondata di critiche per il costo troppo alto: supera i 10 miliardi di pesos.  

* Wenufoye, bandiera Mapuche, dipinta da Fiestoforo nel 2013, tratta da Creative Commons, immagine originale e licenza 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.