Incarichi scaduti da tre settimane per i membri della Commissione anti-pedofilia

Ludovica Eugenio 08/01/2018, 00:00

ROMA-ADISTA. Torna alla carica Marie Collins, l’attivista irlandese già membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, poi dimessasi nel marzo 2017 dopo un’aspra polemica con la Congregazione per la Dottrina della Fede del card. Gerhard Müller, accusata di non dare seguito alle richieste della Commissione, lasciando cadere nel vuoto ogni proposta (v. Adista nn. 10, 11, 12, 14/17). E ne ha ben donde: fino a questo momento, la Commissione si trova in una situazione di limbo: gli incarichi triennali dei membri, infatti, sono scaduti il 17 dicembre scorso, e non sono stati né rinnovati né attribuiti ad altre persone. «Al momento la Commissione è solo sulla carta, un nome vuoto - ha scritto la Collins su Twitter - perché di fatto non è stato ancora nominato nessun membro». Come dire: la Commissione che dovrebbe occuparsi di una delle massime priorità del Vaticano degli ultimi anni, quella della risposta alla pedofilia perpetrata dal clero e della prevenzione di questo fenomeno, in questo momento non esiste. Dimenticanza? Altre priorità? Riconoscimento implicito della sua inefficacia? Nessuna di queste possibili ragioni desta poche preoccupazioni, come nota Joshua McElwee il 19 dicembre sul settimanale statunitense National Catholic Reporter, anche per il messaggio che questo ritardo veicola all'esterno. 

  E non tranquillizza nemmeno quanto riportato da Gerard O’Connell sul settimanale gesuita statunitense America il 15 dicembre scorso, ossia che fonti vaticani assicurano che certamente papa Francesco rinnoverà il mandato della Commissione per altri tre anni, anche se un annuncio in tal senso arriverà solo «all’inizio dell’anno», con il rinnovo dell’incarico per diversi membri e alcune sostituzioni. Per esempio, resta il dubbio sulla presenza di vittime tra i membri, dal momento che quelle nominate tre anni fa sono di fatto uscite dal gruppo (tra queste la stessa Collins e Peter Saunders, che, autosospesosi nel 2016, ha formalizzato le sue dimissioni il 13 dicembre scorso, poco prima della scadenza del termine): la loro voce dovrebbe essere ascoltata, ma non c’è chiarezza né consenso unanime sul modo in cui ciò debba accadere. I nodi, comunque, dovrebbero essere affrontati alla prossima assemblea plenaria, che è stata programmata per il prossimo aprile. «Non c’è dubbio che alla fine le nomine verranno fatte e probabilmente retrodatate – è il commento su Twitter di Marie Collins il 4 gennaio. «Questo però non cambia il fatto che in questo momento nessuno ne è membro e quindi, nella migliore delle ipotesi, è una Commissione solo di nome».