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Summit dei Paesi del Sud Europa sull’immigrazione: “che delusione!”

Summit dei Paesi del Sud Europa sull’immigrazione: “che delusione!”

ROMA-ADISTA. «Un documento complessivamente deludente». Questo l’amaro commento del valdese Paolo Naso - coordinatore di Mediterranean Hope-Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - sul 4° vertice, svoltosi a Roma il 10 gennaio scorso, dei Paesi del Sud dell’Unione europea, al quale hanno partecipato delegazioni di sette Paesi (Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna, Italia). Il summit si è concluso con la consueta dichiarazione programmatica intitolata “Portare avanti l’Europa nel 2018” (Bringing the EU forward in 2018) che dedica alcune righe alle politiche migratorie della Ue: sono citati gli accordi con la Turchia, il contrasto all’immigrazione irregolare e alla tratta di essere umani, vengono ribadite le critiche ai Paesi che non applicano le quote di resettlement, ovvero di accoglienza dei rifugiati che arrivano nei Paesi del Sud europeo, l’impegno alla rimozione delle cause strutturali dell’immigrazione e alla costruzione di un sistema europeo dell’asilo.

Sull’agenzia Nev (11/1/18) i motivi dell'osservazione critica di Paolo Naso. «Un documento complessivamente deludente», spiega, perché «la dichiarazione finale semplicemente ribadisce temi già acquisiti, come l’esigenza di promuovere lo sviluppo dei Paesi che generano immigrazione, ma senza specificare quali siano le risorse disponibili e quali le finalità dei progetti da realizzare: promuovere lo sviluppo o bloccare i migranti alzando confini sempre più invalicabili e lontano dall’Europa? Inoltre il documento – prosegue Naso – omette ogni riferimento alle misure concrete in parte già adottate per garantire effettivamente la protezione internazionale, tanto più ai soggetti vulnerabili: resettlement e corridoi umanitari in prima istanza. Insomma è la solita montagna europea che partorisce il topolino, tanto più preoccupante perché a parlare questa volta sono i Paesi del sud Europa, quelli che in questi anni si sono fatti più carico delle azioni di salvataggio e delle misure di accoglienza e integrazione di migliaia di migranti».

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