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Cina: il papa il Papa riaccoglie 7 vescovi

Cina: il papa il Papa riaccoglie 7 vescovi "patriottici"

Mossa a sorpresa di papa Francesco, che - stando a quanto riporta l'edizione odierna del Wall Street Journal - avrebbe deciso di riaccogliere nella comunione con la Sede apostolica sette vescovi cinesi che erano stati scomunicati perché scelti dalle autorità di Pechino in quanto appartenenti alla cosiddetta Chiesa patriottica, movimento in cui si riconosce quella parte di cattolici cinesi che accettano di svolgere le proprie attività con l'appoggio dell'Ufficio affari religiosi della Repubblica Popolare Cinese, in contrapposizione alla cosiddetta "chiesa sotterranea", costituita dal clero e dai fedeli rimasti fedeli al papa ed al Vaticano, che con la Repubblica popolare cinese ha rotto ogni rapporto ufficiale e diplomatico sin dal 1951. 

La decisione di francesco potrebbe essere un passo decisivo per consentire al Vaticano la ripresa di rapporti normali con le autorità cinesi. Si tratta comunque di una ulteriore tappa di un lungo percorso iniziato già sotto il pontificato di benedetto XVI.

Certo, ci sono diversi precedenti di vescovi nominati dall'autorità civile e poi accettati anche dalla Chiesa, a partire da quello di S. Ambrogio a Milano, funzionario imperiale scelto dal popolo, che accettò di diventare vescovo in seguito alle pressioni di Valentiniano I.

Sarebbe dunque la decisione di Francesco ad aver suscitato la dura reazione del cardinale cinese Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo emerito di Hong Kong, avvenuta nei giorni scorsi e di cui su Adista si parla in questo articolo. Zen era stato a Roma in udienza dal papa e con una scelta senza precedenti, il 29 gennaio scorso aveva pubblicato una lettera aperta sul suo blog, immediatamente rilanciata dall'agenzia Asia News del Pontificio Istituto Missioni Estere, nella quale rivelava alcuni dei contenuti del suo colloquio riservato con il papa, al quale aveva esposto i suoi timori per i passi compiuti recentemente in Cina da rappresentanti vaticani, sopettando che il papa non sapesse come la Segreteria di Stato operasse attraverso la sua diplomazia in Cina e sostenendo nella sua lettera che dire la verità era una scelta preferibile rispetto a quella di mantenere il riserbo sull'incontro con Francesco. Alle dichiarazioni di Zen, che evidentemente dà voce a quella parte della gerarchia cattolica che è restata fedele a Roma (pagandone le conseguenze) e che oggi non vede di buon occhio il riavvicinamento del Vaticano alle posizioni del "patriottici" - aveva fatto seguito una dura reazione del portavoce della Sala Stampa vaticana Greg Burke, che aveva voluto sottolineare con forza il fatto che il Papa segue in prima personai rapporti con la Cina. «Desta sorpresa e rammarico, pertanto, che si affermi il contrario da parte di persone di Chiesa e si alimentino così confusione e polemiche».

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