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Prostituzione: la campagna

Prostituzione: la campagna "Questo è il mio corpo" per una nuova legge

RIMINI-ADISTA. Poiché la domanda e l’offerta regolano tutti i commerci, «Fermiamo la domanda!» che alimenta la prostituzione per liberare le donne vittime di tratta e di sfruttamento. Come fermare la domanda? Sanzionando non solo i trafficanti, ma anche i clienti delle prostitute. È questo il tema della petizione rivolta ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nel quadro della campagna “Questo è il mio Corpo” promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme ad un cartello di associazioni tra cui Cisl, Agesci, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito.

Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in un comunicato del 19/2/18, considera che «la Legge Merlin va aggiornata alla luce del nuovo contesto sociale, ma sempre nella stessa direzione di tutela delle persone, in particolare delle donne. La situazione attuale non è più quella degli anni '50, bensì è legata alla tratta di persone provenienti da Paesi poveri e ridotte in schiavitù» (la Legge Merlin, del 20 Febbraio del 1958, sancì la chiusura delle “case di prostituzione”; non vietò la prostituzione, ma chi la favorisce).

La petizione alle alte autorità dello Stato osserva che «la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati. Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli. Andare con una prostituta è una “libertà” esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno».

Poiché «è la domanda che fa il mercato» e che dunque «dà impulso alla tratta e allo sfruttamento» e alla «schiavitù», i firmatari si rivolgono «ai parlamentari e al Governo» chiedendo loro di sostenere la proposta di legge, prima firmataria onorevole Caterina Bini, “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione” (Atto Camera 3890), affinché venga fermata questa inaccettabile forma di sfruttamento nei confronti delle persone più vulnerabili.

*Foto di G.steph.rocket tratta da Creative Commons immagine originale e licenza

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