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Elogi, discordie e manipolazioni: la lettera di Ratzinger su papa Francesco

Elogi, discordie e manipolazioni: la lettera di Ratzinger su papa Francesco

Tratto da: Adista Notizie n° 11 del 24/03/2018

39293 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. La cartina al tornasole degli schieramenti pro o contro papa Francesco: questo è diventata una lettera del papa emerito Benedetto XVI, nella quale questi si esprime con parole chiare sulla teologia del suo successore. Una cartina, tuttavia, caratterizzata anche da sfumature di giallo.

Questi i fatti. Il 12 marzo scorso, in occasione della presentazione di un’opera in 11 volumi curata da diversi autori sul magistero di papa Francesco (collana "La teologia di papa Francesco", edita dalla Libreria Editrice Vaticana), mons. Dario Viganò, prefetto della Segreteria per le comunicazioni (l’ombrello sotto cui ricadono ora tutti i media vaticani), ha dato lettura di una lettera di Ratzinger del 7 febbraio, al quale era stato chiesto, un mese prima, di scrivere una recensione dell’opera. Nella lettera – che Viganò ha letto integralmente – Ratzinger, ringraziando per il dono «degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole», affermava: «Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano, a ragione, che papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».

«Tuttavia – prosegue Ratzinger – non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».

Se, dunque, Francesco viene difeso dallo «stolto pregiudizio» che lo considera teologicamente non all’altezza, dall’altro la lettera afferma che Ratzinger non ha letto i volumetti, che non ha il tempo di farlo e che pertanto non intende scriverne una recensione. Le speculazioni sul reale intento di Benedetto XVI nel redigere questa lettera, quindi, si sono moltiplicate.

A complicare la situazione, poi, è intervenuto il fatto che se Viganò ha letto integralmente la lettera ai presenti alla conferenza stampa del 12 marzo (data scelta per celebrare il quinquennio di pontificato di Francesco), tuttavia il comunicato stampa che è stato diffuso non cita che il paragrafo dove Ratzinger “elogia” Francesco. E solo questo paragrafo è stato dunque citato negli articoli comparsi sui media più importanti. Non solo: anche la fotografia della lettera diffusa dal Vaticano è parziale, sfocando di proposito le ultime righe della prima pagina e nascondendo sotto la pila dei “volumetti” tutto il secondo paragrafo, e rendendo visibile solo la firma in calce per garantirne l’autenticità: una manipolazione digitale che contravviene le regole dell’Associated Press e di altre agenzie (che vietano l’alterazione di immagini) e che il Vaticano ha ammesso. Un invito a nozze per il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister che, presente all’incontro- conferenza, ha trascritto il testo integrale della lettera di Ratzinger letto da Viganò e l’ha pubblicato sul suo blog, per dimostrare come il paragrafo in cui Ratzinger elogiava Francesco, l’unico diffuso sul comunicato stampa vaticano, fosse una parte di un messaggio assai più articolato e in realtà “velenoso” nei confronti di Francesco.

Benedetto vs. Francesco?

I media ostili a Francesco, a questo punto, si sono scatenati, ipotizzando una sostanziale censura del pensiero ratzingeriano da parte vaticana: «La lettera del papa emerito a sostegno di Francesco si è rivelata in realtà un'operazione mediatica gestita dal prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Viganò – con la complicità della casta dei vaticanisti –, subito smascherata», tuona Roberto Cascioli, della Nuova Bussola Quotidiana; «Lettera durissima di Ratzinger sul papa: il fulmine in Vaticano», titola Libero; Antonio Socci addirittura sospetta, anzi, è praticamente certo, che la lettera sia un falso, dal momento che, afferma su Libero, «In attesa di leggere tutta la lettera e in attesa che ci mostrino non il dattiloscritto, ma l'autografo di questa lettera che potrà essere sottoposto ad esperti di grafia, rilevo che è stato proprio Benedetto XVI – nel suo ultimo libro intervista – a dire "ognuno ha il suo proprio carisma. Francesco è l'uomo della riforma pratica". Dunque oggi si contraddice afferman- do il contrario? Chi ha scritto il testo avrà letto il libro di papa Benedetto, no? Infine: non è emblematico che Bergoglio abbia questa smania di usare Benedetto XVI per coprirsi e legittimare un pontificato obiettivamente disastroso come è il suo? O dopo 5 anni Bergoglio sente che il popolo di Dio non lo riconosce come suo vero pastore?».

Anche il vaticanista ultraconservatore e acerrimo critico di Francesco Marco Tosatti ci inzuppa il pane: «La lettera taroccata – scrive sul suo blog Stilum Curiae, riferendosi al testo “tagliato” diffuso dal comunicato stampa vaticano – era stata usata, più di un mese dopo la sua ricezione, per un’operazione di incoraggiamento di un pontificato che ogni giorno che passa mostra crepe sempre maggiori». E prosegue: «Un’operazione di questo genere: manipolazione del testo, presenza mutilata sul sito ufficiale, Vatican News, assenza del testo dai documenti della Sala Stampa vaticana, (in altre occasioni, relative a Benedetto papa emerito, la Sala Stampa prese posizione), ammissione di aver fatto qualche cosa di eticamente scorretto, come offuscare una fotografia, dovrebbe avere delle conseguenze serie, e immediate».

Benedetto filo-Francesco?

Sul fronte opposto, la tendenza è a non dare troppo peso alla parte finale della lettera e a soffermarsi invece sul rifiuto dello «stolto pregiudizio» che opporrebbe i due papi: «Questa è una valutazione netta e chi si sente giudicato da queste parole non a caso sposta l'attenzione sulla parte finale», scrive su Facebook il giornalista di Avvenire Nello Scavo. «Gli undici testi, infatti, non sono" di "Bergoglio ma "su" Bergoglio. E il fatto che Benedetto non li leggerà "veramente" non è un torto a Francesco. Se prendiamo per buone le valutazioni dei “gomblottisti” (gli stessi che prima dubitavano dell'autenticità della lettera e invocavano perfino un perito grafologo, ma ora vi credono ciecamente perché strumentalizzano le ultime righe) allora i punti sono due, ma loro non hanno il coraggio di dirlo: o Benedetto mente, quando prima dice di plaudire a una iniziativa editoriale "che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi", per poi affermare il contrario nelle righe finali; oppure se l'intero testo sta in piedi, le righe finali non fanno altro che rispondere alla richiesta del mittente (mons. Viganò) semplicemente dicendo che Benedetto non ha tempo per leggere tutti i testi di altri teologi che parlano di Francesco».

In ogni caso, che la lettera di Ratzinger, letta nella sua integrità, contenga qualche vena vagamente ironica e qualche sottile frecciata non può essere negato. Lo afferma il vaticanista Francesco Peloso sulla sua pagina Facebook: «Per quel che penso io di Ratzinger, non mi meraviglia molto l'ultimo paragrafetto della letterina»; «BXVI si pronuncia a favore di F. per tutelare il papato – cioè la Chiesa, e qui l'intenzione è sincera – e sé stesso. Cioè sente che la sua immagine non può essere associata a quella di gruppi di fanatici fondamentalisti, la sua figura non può essere ridotta a una caricatura di teologo integralista in conflitto con il papato successivo. Diverso è il giudizio che deve essere dato sul suo pontificato e sui lunghi anni trascorsi alla guida dell'ex sant'Uffizio. Qui non concordo con chi vede tutta una bella continuità con Bergoglio; vedo l'ambiguità di Ratzinger, che alterna momenti riformatori a una visione sostanzialmente conservatrice della Chiesa e del mondo».

Il problema è la gestione mediatica

Ciò che, al di là di tutte le speculazioni, appare piuttosto evidente e pare non poter essere negato è che la comunicazione vaticana è risultata in questo caso non propriamente limpida, per usare un eufemismo. La “buccia di banana” della manipolazione della fotografia la dice lunga. «Papa Francesco – afferma Robert Mickens, direttore di La Croix International su Twitter – è mal servito da Viganò che ha fatto un gran caos delle riforme della comunicazione in Vaticano. È tempo che se ne vada!». E intanto, non sfugge il fatto che il 15 marzo papa Francesco abbia ricevuto in udienza mons. Paul Tighe, attuale segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ma in passato Segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e Segretario del Comitato per la Riforma dei Media del Vaticano. Che ci sia qualche riforma nella riforma dei media ancora da attuare?  

* Papa Francesco e papa Benedetto XVI in una foto del 2013 di Mondarte, tratta da Wikimedia Commons, licenza Creative Commons

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