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Giancarla Codrignani: la 194, una conquista ancora da difendere. E da promuovere. Intervista

Giancarla Codrignani: la 194, una conquista ancora da difendere. E da promuovere. Intervista

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 28/04/2018

39339 ROMA-ADISTA. Sull’imminente anniversario della legge 194 (v. notizia precedente), Adista ha posto alcune domande a Giancarla Codrignani, intellettuale cattolica, già parlamentare della Sinistra Indipendente, protagonista di quella stagione di intenso dibattito, dentro e fuori il Parlamento. 

Cosa ricordi della temperie culturale di quegli anni?

Soggettivamente fu una prova dura ma anche una crescita personale, e di “politica di genere”: non avrei mai immaginato il numero degli aborti clandestini che si praticavano in Italia. Ricordo la campagna a sostegno della legge che fui inviata a fare a Napoli, dove le donne coniugate (che ancor oggi rappresentano la maggioranza nell’applicazione della 194) dicevano «il marito ci consegna la busta paga e ci dice “vedi tu se ce la fai a tenerne un altro”». E poi le cattoliche dei piccoli paesi siciliani che prendevano la comunione sentendosi sacrileghe, perché se fossero andate a confessarsi il prete non avrebbe dato loro l’assoluzione e tutti avrebbero sospettato. La legge in questo senso costituì un enorme passo avanti per i diritti e la dignità delle donne. Inesistente comunque la riflessione (anche della Chiesa) sulla responsabilità maschile.

Che ruolo le donne cattoliche ebbero nel vasto processo che portò all'approvazione della legge?

A parte la disseminazione nel territorio dei gruppi di donne, dell’Udi e dei centri Aied e Cisa radicali, ricordo l’impegno delle parlamentari della Sinistra Indipendente come Tullia Carettoni che, negli anni ’60, era impegnata nell’Uicemp (per l’educazione matrimoniale) o, sempre al Senato, Franca Ongaro Basaglia, moglie di Franco Basaglia, il padre della Legge 180, che si occupava delle ragioni delle donne. Al tempo del referendum, il Pci era sicuro che si sarebbe perduto perché le donne avrebbero seguito le posizioni della Chiesa. Io partecipai alla campagna: in paesi della Sicilia, dove me la vedevo contro il farmacista o il parroco, gli occhi delle donne che ascoltavano senza intervenire erano carichi di simpatia per me: tacevano, ma avrebbero votato. Così fu e il risultato fu sentito come un boomerang anche dalla gerarchia cattolica. Le democristiane, invece, furono, almeno in Parlamento, obbedienti alla linea del partito, a sua volta schiacciata su quella del magistero ecclesiastico.

Secondo te, in che modo la legge ha retto in questi 40 anni e quali minacce attualmente ne possono mettere in pericolo l'attuazione?

Oggi va anzitutto detto che sono finite le morti da ferro da calza e prezzemolo, donne che costrette all’aborto clandestino hanno pagato con la vita e la salute, anche dell’anima. Quella piaga, grazie alla legge 194, è sconfitta per sempre. Oggi le donne, come i maschi, hanno la facoltà di rifiutare le cure ricorrendo alla legge sul “fine-vita”, ma non quella di disporre del proprio corpo: sembra che debbano chiedere il permesso allo Stato. La 194 andrebbe migliorata cancellando la possibilità per i medici dell’obiezione di coscienza. Una legge la si contesta nelle aule parlamentari, o con un referendum abrogativo, o una legge di iniziativa popolare. L’analogia con l’obiezione di coscienza alla leva (ormai non più obbligatoria, anche se “la difesa della patria” “come sacra” resta obbligatoria, secondo l’art. 52 della Costituzione) è, a mio avviso (ma i giuristi non sono univoci) impropria, perché è giusto legificare la contestazione ad un obbligo costituzionale, mentre la legge democratica va applicata. Infatti l’obiezione di coscienza all’interruzione della gravidanza si è generalizzata e molti ospedali entrano spesso in difficoltà ad erogare un servizio “dovuto” nella struttura pubblica secondo la medesima legge.

Che cosa pensi delle possibili iniziative dei movimenti pro-life in occasione dell’anniversario della legge?

Minacce reali alla legge non ve ne dovrebbero essere perché le donne difendono la 194. Tuttavia il segnale della Petizione al presidente della Repubblica presentata in Senato (sponsor la Lega: ricordiamo Salvini con il rosario in mano?) è ancora folklore. Siccome la campagna contro papa Francesco da parte degli intransigenti prosegue nei siti tradizionalisti temo che si ricorrerà a manifestazioni contro l’aborto. Il 4 marzo un sito ha pubblicato il numero presunto degli embrioni (detti “bambini”) che nella giornata elettorale si supponeva fossero stati “uccisi”. Anche in Argentina, dove il Parlamento deve approvare in queste settimane una legge in materia, per l’8 marzo scorso le locali organizzazioni “per la vita” hanno portato in corteo oltre 2 milioni di persone. Un qualunque intervento in materia di aborto sarebbe agito per avere l’appoggio della Chiesa e papa Francesco (ma anche il clero del Vaticano II), può solo appellarsi alla misericordia. Se qualcuno avesse prima o poi la velleità di suscitare qualche polverone in Italia, sappiamo come si comporteranno le donne; non metterei la mano sul fuoco per i diritti delle donne in mano ai futuri governanti, nessuno dei quali ha menzionato i diritti delle donne nelle loro campagne elettorali e come genere siamo rappresentate dalla zia di Mubarak.

Vorrei aggiungere un problema in più: nessuno – nemmeno i moralisti cattolici – si occupa del passaggio da pillola contraccettiva a pillola del giorno dopo a pillola abortiva: non è che i maschi chiederanno alle donne di prenderla un paio di volte l’anno, finché hanno questa cultura del possesso dei nostri corpi? 

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