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Il processo dell'Isolotto - Intervento di Giancarla Codrignani


Incontro svoltosi a Firenze il 22 marzo 2012, alla Sala Grande della Biblioteca delle Oblate, in occasione della presentazione di "Processo all'Isolotto", ristampa arricchita di nuovi contenuti di un libro del 1971, che conteneva i documenti del processo intentato a cinque sacerdoti e undici laici per “istigazione a delinquere” e “turbamento di funzioni religiose del culto cattolico” per i fatti seguiti alla rimzione di Enzo Mazzi da parroco di S. Maria delle Grazie aall'Isolotto. Quasi mille persone si autodenunciano per lo stesso reato. Di esse, non si sa secondo quale criterio, la Procura incrimina 438 persone e il giudice istruttore ne rinvia a giudizio 358. Nel luglio del 1970 arriva però un colpo di scena: contro la sentenza del giudice istruttore, contro la richiesta scritta di ciascuno dei singoli imputati, che chiedono di essere processati per ottenere il pieno e definitivo riconoscimento della loro innocenza, la Procura di Firenze dichiara l’amnistia per il reato di turbamento di funzione religiosa. A processo vanno quindi solo i cinque preti e i quattro laici incriminati per istigazione a delinquere, reato che non può rientrare nell’amnistia. Si vuole, insomma, evitare a tutti i costi un processo di massa, che assumesse un carattere simbolico e politico. Ma quel processo lo divenne. A sostenere l’accusa, un giovanissimo Pierluigi Vigna. A difendere uno degli imputati, pronunciando a suo favore una celebre e intensa arringa finale, Lelio Basso, insigne giurista, segretario del Psiup, difensore dei diritti umani e promotore del Tribunale Permanente dei Popoli. La sentenza, arrivata il 5 luglio 1971, assolse tutti gli imputati per non aver commesso il fatto.

I relatori del Convegno sono Giancarla Codrignani, storica esponente della Chiesa di base e già parlamentare della Sinistra Indipendente; Mario Capanna, leader del ’68 studentesco che all’Isolotto in quegli anni non riuscì ad andare, pur avendolo desiderato, ma che divenne, a metà degli anni ’80, amico di Enzo Mazzi e della comunità; e Beniamino Deidda, procuratore generale della Repubblica di Firenze ed all’epoca giovane magistrato della Pretura fiorentina, che durante un’assemblea all’Isolotto aveva preso pubblicamente posizione a favore degli imputati. Per questa ragione, il Consiglio Giudiziario di Firenze formulò parere negativo alla sua promozione a magistrato di tribunale.

A coordinare e introdurre i lavori Valerio Gigante, di Adista

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