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Salvini attacca la Chiesa e fa propaganda sui poveri “italiani”. La ferma replica di “Avvenire”

Salvini attacca la Chiesa e fa propaganda sui poveri “italiani”. La ferma replica di “Avvenire”

«Ho sentito che la Cei ci invita ad "accogliere": abbiamo già dato e ora ci occupiamo degli italiani. Ci sono 5 milioni di poveri che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena». La frase attribuita a Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno, non è andata giù al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che nell'editoriale odierno la definisce «piena di astioso effetto, ma vuota di rispetto e desolatamente svuotata di verità».

Sottolinea Tarquinio che i poveri in Italia, ad oggi 5 milioni e 58mila, «sono aumentati incessantemente negli ultimi undici anni: stagioni in cui Salvini ha assunto sempre più importanti responsabilità politiche e in cui anche il suo partito ha governato l’Italia».

Il ministro, poi, omette un dettaglio: il 32% dei poveri "italiani" non è nato in Italia: sono uomini, donne e bambini stranieri residenti. I 5 milioni di poveri sui quali il ministro fa propaganda «sono residenti italiani di diversa origine, di identica povera condizione, di uguali diritti e doveri secondo la Costituzione e i saldi princìpi del nostro ordinamento. Questa è tutta la verità, ed è importante tenerlo a mente».

I dati sulla povertà in Italia, si legge ancora sul quotidiano dei vescovi, «li conosce assai bene chi l’accoglienza dei poveri, di tutti i poveri, la pratica davvero, o comunque la sostiene, e non si limita a declamarla. E in prima linea, tra i praticanti dell’accoglienza dei poveri, di tutti i poveri, anche se il ministro Salvini non lo sa o comunque si guarda bene dal dirlo, c’è la Chiesa italiana». Con le mense, le case d'accoglienza, i mercati solidali, i pacchi viveri e i pacchi vestiario, i poveri ricevono dalla Caritas, parrocchie, associazioni cattoliche «un soccorso rispettoso e discreto, senza fanfare e senza comizi in tv». Insomma, i cattolici, sostenuti dal grande valore civile della Costituzione, «fanno davvero molto, e non hanno certo bisogno delle meschine battute del potente di turno per rendersi conto di non fare ancora abbastanza». Fanno tanto, «nonostante l’indifferenza e persino l’ostilità di politici che sembrano capaci di concepire e fomentare solo tristi “guerre tra poveri”».

Ma c'è anche un altro aspetto che il direttore non intende omettere: l'impegno di un credente non si esaurisce nel pur indispensabile sostegno materiale ai poveri “residenti”, ma si realizza nell'edificazione di «un mondo più giusto». Riferendosi alla situazione esplosiva dei 49 migranti nelle acque maltesi, Tarquinio ribadisce che i cristiani «non si rassegnano all’ingiustizia» e non intendono «adeguarsi a una politica italiana ed europea che, per calcoli e giochi di equilibrio e di potere, continua a tenere ostentatamente e ostinatamente in ostaggio gruppi di povere persone migranti». La «fiera di parole e di scelte cattive», ammonisce il direttore, «basterà a chi, dopo le cronache, scriverà la storia degli anni che stiamo attraversando per riconoscere e indicare il confine dell’umanità tradita e la miseria di chi se n’è fatto guardiano».

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