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SE È PRIVATA NON POTRA ESSERE SCUOLA PUBBLICA. UN MANIFESTO E UN OSSERVATORIO

Tratto da: Adista Documenti n° 90 del 14/12/1998

DOC-778. ROMA-ADISTA. «La scuola pubblica è tale non solo perché è gestita da un soggetto pubblico, ma perché è per definizione una scuola pluralista e democratica». «La scuola privata invece è istituita per esigenze private, di censo, di tendenza confessionale o ideologica e in quanto tale non può garantire il pluralismo». E la differenza sostanziale da cui parte il manifesto «Per la qualificazione della scuola pubblica nel rispetto della Costituzione», promosso da 251 fra docenti, membri di associazioni e sindacati fermamente contrari al sistema pubblico integrato. Al manifesto si associa la creazione di un Osservatorio nazionale per denunciare e contrastare, anche in sede giudiziaria, atti e provvedimenti del governo, delle Regioni o degli enti locali sulla parità scolastica che violano la Costituzione.

I firmatari, spiega durante la conferenza stampa di presentazione svoltasi il 26/11 Ermanno Testa del CIDI, Centro di iniziativa democratica degli insegnanti (di area diessina), hanno aderito a titolo personale, costruendo, al di là delle divergenze che connotano le associazioni di appartenenza, un fronte comune sulla necessità di riqualificare la scuola pubblica e respingere qualsiasi finanziamento dello Stato all'istruzione privata. Così firma dopo firma troviamo tra i promotori Marisa Musu del Comitato genitori democratici, Piero Bernocchi dei Cobas, Simonetta Fasoli del MCE (Movimento Cooperazione Educativa), Luisa La Malfa della fondazione Nazionale Insegnanti, Beniamino Lami della Segreteria nazionale della Cgil scuola, Corrado Mauceri del Comitato per la scuola della Repubblica, Marcello Vigli ed Annamaria Marenco di Scuola e Costituzione, oltre a tanti altri come Giovanni Franzoni, Sergio Lariccia, Filippo Gentiloni, Mario Alighiero Manacorda, Eduardo Missoni, Marco Rostan, Paolo Sylos Labini, promotore, quest'ultimo -insieme a Giorgio Bocca (Critica liberale), Alessandro Galante Garrone e Vito Laterza- del Manifesto laico contro il finanziamento pubblico alla scuola non statale (v. Adista n. 85/98) a cui questa iniziativa si associa pur mantenendo una sua autonomia.

La nostra società, sottolinea Marisa Musu, evolve verso una dimensione multiculturale: se non vogliamo che diventi una società di conflitti dobbiamo puntare sull'educazione dei nuovi cittadini. La scuola è il luogo depurato per imparare a vivere assieme, e la scuola pubblica l'unica in grado di consentire questo cammino verso il pluralismo. Le scuole private garantiscono il diritto di scelta dei genitori, ma mortificano quello dei figli, spiega la Musu, e le risorse pubbliche non possono essere destinate a finanziare interessi particolari se non si vuole violare la Costituzione (art. 33). Che i soldi dello Stato servano invece a potenziare e riqualificare la scuola pubblica -chiede la Muso- perché il cittadino non sia costretto a ricorrere al privato per avere determinati servizi (asili, scuole professionali).

La parità di cui oggi si parla, chiarisce a sua volta Carlo Di Castro, ricercatore scientifico e docente di chimica, è un «falso concerto: parità intesa come omologazione culturale al gruppo maggioritario (i cattolici, perché in Italia la scuola non statale è prevalentemente cattolica), ma la maggioranza è sempre una parte». La scuola pubblica è «scuola delle diversità, del confronto aperto a tutti, anche alle culture minoritarie».

Nel corso della conferenza stampa, Marcello Vigli ha presentato il nuovo Osservatorio nazionale il cui primo atto è stato l'analisi del bilancio della Pubblica istruzione per il 1999: i finanziamenti previsti per le scuole non statali ammontano a 564 miliardi e 934 milioni. Un bilancio che fra l'altro -ha chiarito Vigli- presenta delle irregolarità. Per esempio a favore della scuola materna non statale è stato inserito «surrettiziamente» un capitolo di spesa, il 1463, destinato ad un sistema prescolastico integrato per ora inesistente: erogazione calcolata 150 milioni. Qui di seguito riportiamo la versione integrale del manifesto cui si può aderire telefonando allo 06/58003096 o inviando un fax allo 06/5894077. In coda una breve rassegna di interventi "istituzionali" apparsi sui quotidiani negli ultimi giorni.

Per la qualificazione della scuola pubblica nel rispetto della Costituzione

Il disegno di legge governativo sulla parità scolastica attualmente in discussione al Senato propone, stravolgendo la Costituzione, un'uguaglianza tra scuole statali e private attraverso l'integrazione di queste ultime nel «sistema pubblico dell'istruzione» che annullerebbe ogni diversità, pur evidente, dei due sistemi, rendendo in questo modo ad aggirare il vincolo del «senza oneri per lo Stato».

La scuola pubblica è tale non solo perché è gestita da un soggetto pubblico, ma perché è per definizione una scuola pluralista e democratica che assicura alle nuove generazioni il diritto a poter costruire la propria identità personale attraverso il confronto e il dialogo tra orientamenti, ideali e culturali, diversi; la scuola privata invece è istituita per esigenze private, di censo, di tendenza confessionale e ideologica e, in quanto tale, non può garantire il pluralismo.

La piena libertà, riconosciuta dalla Costituzione a tali scuole, cioè, ai loro gestori, che consente loro di assumere personale docente in deroga a quel fondamentale principio della libertà di insegnamento posto nella scuola pubblica a garanzia di chi apprende oltre che di chi insegna, ha peraltro un corrispettivo nel divieto costituzionale di ogni finanziamento pubblico.

Pertanto le scuole private, ancorché legittimare a rilasciare titoli di studio con valore legale come quelle statali, ma pur sempre istituite per esigenze private, non possono in alcun modo concorrere con le scuole statali a costituire un unico «sistema pubblico dell'istruzione»; esse continuano a rappresentare una scelta aggiuntiva rispetto al sistema pubblico. A tal proposito va pertanto contrastata ogni tendenza a trasformare quest'ultimo -attraverso un'inaccettabile interpretazione dell'autonomia scolastica- in un sistema privatistico, anche se gestito da un soggetto pubblico, con scuole che si caratterizzino nei loro piani di istituto per tendenze educative specifiche, di parte, e non soltanto ispirate ai valori universalmente condivisi contenuti nella Carta Costituzionale.

Proseguire sulla strada ipotizzati dal Ddl del governo, incompresa o avversata dalla stragrande maggioranza della scuola e della popolazione, rischia di ricreare deleteri steccati ideologici e soprattutto di non focalizzare attenzione e risorse sul vero problema della nostra scuola pubblica, scuola di tutti: quello di una compiuta riforma.

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