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LA GUERRA DEL LATIFONDO CONTRO CONTADINI, RELIGIOSI E VESCOVI. ANCORA IN AUMENTO LA VIOLENZA RURALE IN BRASILE

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 02/09/2006

DOC-1765. ALTAMIRA-ADISTA. Non c'è limite, in Brasile, alla violenza prodotta dall'agrobusiness: secondo il rapporto della Commissione Pastorale della Terra (Cpt) sui "Conflitti nei campi" nel 2005, la lotta per la terra ha registrato lo scorso anno un aumento di assassinii nelle aree rurali del 106%. Più una serie illimitata di sgomberi, minacce di morte, intimidazioni, calunnie. E l'intensificarsi del processo di criminalizzazione dei movimenti, in primo luogo del Movimento dei Senza Terra (Mst). Il 21 agosto, mentre tornava dal funerale di un militante del Mst, Josias de Barros Ferreira, e si accingeva a partecipare al funerale di un altro militante del movimento, Samuel Matias Barbosa, entrambi assassinati il giorno precedente in un accampamento, Jaime Amorim, il più importante dirigente del Pernambuco, è stato arrestato dalla polizia militare per i disordini avvenuti nel novembre scorso, durante una manifestazione di protesta contro il governo Bush di fronte al consolato Usa. "La prigionia di Amorim – ha dichiarato la direzione del Mst di Pernambuco – serve a confondere l'opinione pubblica e a distogliere l'attenzione dall'assassinio dei due senza terra. Esigiamo pertanto la liberazione immediata di Amorim e l'arresto degli assassini di Josias e Samuel".

Vittime della violenza del latifondo, rilegittimato oggi dalla subordinazione delle politiche agricole agli interessi di quell'agrobusiness presentato come il grande motore dello sviluppo della nazione, sono lavoratori e lavoratrici, militanti dei movimenti, leader popolari, ma anche religiosi e religiose (come suor Dorothy Stang, la missionaria statunitense assassinata il 12 febbraio del 2005 ad Anapu, in Parà), sacerdoti, vescovi. Dopo le minacce al frate domenicano francese Frei Henri des Roziers, da sempre nel mirino dei latifondisti (v. Adista n. 41/06), è ora la volta di due sacerdoti di Santarém, in Parà, Edilberto Sena e José Boeing, minacciati di morte per la loro opposizione all'espansione della monocoltura di soia nella regione, e del vescovo di Xingu mons. Erwin Kräutler, grande difensore della foresta amazzonica e dei suoi abitanti più poveri.

L'allarme sulla crescita della violenza era stato già lanciato dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), che, in una nota del 29 giugno scorso, aveva denunciato le "aggressioni di settori organizzati legati allo sfruttamento agricolo e di risorse idriche e minerarie". Ribadendo, conformemente alla dottrina sociale della Chiesa, "che la terra per il lavoro deve avere la priorità sulla terra per gli affari", i vescovi brasiliani avevano sollecitato le autorità competenti ad adottare tutte le misure necessarie a difendere la vita delle persone minacciate e a promuovere "progetti di sviluppo economico, sociale e culturale che rispettino gli ecosistemi e le popolazioni di ogni regione brasiliana". E due giorni prima, il 27 giugno, l'arcivescovo di Belém, nel Parà, dom Orani João Tempesta, aveva consegnato al procuratore generale della Repubblica Antonio Fernando de Souza, a nome di tutti i vescovi della Conferenza regionale Nord 2 della Cnbb, una lettera in cui si esprimeva una forte preoccupazione per le minacce rivolte ai due sacerdoti di Santarém e al vescovo di Xingu, ma anche a operatori pastorali, piccoli agricoltori, senza terra, tutti impegnati a denunciare, scriveva l'arcivescovo, "uno sviluppo che non rispetta la biodiversità della foresta, provocando la sua distruzione e l'esodo di innumerevoli piccoli proprietari che vivono dell'agricoltura di sussistenza".

Il 15 luglio è lo stesso mons. Kräutler a prendere la parola, con un documento che illustra la difficile situazione della regione e denuncia gli interessi di una "potente oligarchia alla ricerca di profitti immediati ed enormi". Lo riportiamo qui di seguito in una nostra traduzione dal portoghese. (claudia fanti)

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