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SE DIO È CON NOI, CHI SARÀ CONTRO DI NOI?

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 02/09/2006

La difesa dei diritti umani e dell'ambiente è, nella regione di Xingu, in Amazzonia, un impegno contro cui molti politici e imprenditori combattono con tutti i mezzi. Calunnie, diffamazioni e minacce di morte sono le armi impiegate nel tentativo di mettere a tacere chi alza la propria voce contro le aggressioni alla dignità umana, a favore di una riforma agraria sempre posticipata, contro la distruzione senza scrupoli dell'ambiente, contro l'acca-parramento, la depredazione e il saccheggio delle ricchezze naturali, contro un modello di sviluppo e di progresso che, senza il minimo rispetto verso la persona umana e le comunità locali, mira soltanto agli interessi di una potente oligarchia alla ricerca di profitti immediati ed enormi.

Sto passando per un Getsemani che non avrei mai immaginato. Il Getsemani, però, è un'ora di grazia, poiché è sul Monte degli Ulivi che Gesù riaffermò la sua fedeltà illimitata al Padre ed esclamò "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42), per quanto nell'angoscia "il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra" (Lc 22,44). Il Padre gli inviò "allora un angelo dal cielo a confortarlo" (Lc 22,43). È lo stesso Padre che oggi mi invia non solo un angelo, ma una moltitudine di angeli. È il Popolo di Dio di Xingu, gente semplice, umile, affettuosa, che mi conosce da decenni e non ha mai dubitato del mio amore per questa terra e del mio impegno a favore del suo sviluppo. È il popolo molte volte abbandonato e dimenticato che ho avuto e ho il privilegio di visitare lungo il corso dei fiumi e degli igarapés (canali formati dalla foresta allagata durante la stagione delle piogge, ndt), lungo le strade e tutto intorno fino agli ultimi angoli dell'Alto e del Basso Xingu, dell'Amazonas, della Transamazônica e delle altre autostrade che tagliano la foresta. Ho già sofferto con questo popolo e per questo popolo amato. Ora donne e uomini, bambini, giovani e anziani della città e dell'interno diventano gli angeli inviati dal Padre per confortarmi e chiedermi di non lasciarmi intimidire dall'iniquità e dalle ingiurie di alcuni esaltati e di non abbandonare il Cammino.

Non mi pento di nulla di quanto ho detto in questi tempi e non ritiro una sola parola! Le posizioni che assumo sono state e sono sempre sostenute dalla preghiera continua. So che Dio è con me! "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi!" (Rm 8,31) o, per usare le parole del Salmo 117: "Nell'angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è con me, non ho timore!" (Sal 117,5-6).

1 - Continuiamo a piangere l'assassinio di una lottatrice per la Vita

Ciò che ha ispirato suor Dorothy Mae Stang è stato il Vangelo, da lei sempre inteso come Buona Novella annunciata ai poveri e agli esclusi. Ha vissuto 23 anni nella Transamazônica ed è morta assassinata ad Anapu, in Parà, il 12 febbraio 2005. Ha testimoniato la sua fede con la vita e con la morte. Sapeva che Dio era con lei. Nell'ul-tima intervista rilasciata aveva affermato: "Io credo molto in Dio e so che è con me! So che vogliono uccidermi, ma non fuggirò. Il mio posto è qui, a fianco di queste persone costantemente umiliate da gente che si considera potente!".

Molti enigmi intorno a questo brutale assassinio non sono stati ancora risolti. In occasione del primo anniversario della morte della suora, ho richiesto alle autorità giudiziarie un'inchiesta più ampia e il chiarimento completo del crimine. Non ci accontentiamo dell'arresto degli esecutori e di tre persone accusate di essere i mandanti. La morte della suora è stata programmata da un gruppo, fin nei minimi dettagli. I colpevoli non sono soltanto quelli che sono stati arrestati, condannati o in attesa di processo. C'è molta più gente coinvolta in questo crimine, inclusi politici che oggi esercitano il mandato di sindaco o di consigliere comunale senza essere importunati. Per anni e mesi hanno preparato deliberatamente un terreno propizio per l'assassinio della suora. Ora negano qualunque partecipazione e come Pilato se ne lavano le mani. "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!" (Mt 27,24).

Con nostra grande sorpresa, uno degli accusati di essere mandante del crimine, Regivaldo Pereira Galvão, "Taradão", pochi giorni fa è stato rimesso in libertà per decisione del Supremo Tribunale Federale. Il ministro relatore dell'Habeas Corpus, Cezar Peluso, ha argomentato che la detenzione preventiva non può essere utilizzata come anticipo della pena e come giustificazione della "sete di vendetta collettiva". Questa argomentazione non è altro che un'aggressione gratuita e imprudente a tutti noi che ci impegniamo a favore dei diritti umani. Non ci lasciamo mai guidare dalla vendetta! Quello che vogliamo è giustizia! Con il rilascio di Regivaldo Pereira Galvão, gli alleati del crimine cantano vittoria e si sentono corroborati dalla più alta Corte di Giustizia di questo Paese nella loro guerra aperta contro coloro che difendono l'Amaz-zonia, i popoli indigeni, i coloni poveri, dagli attacchi di morte dei saccheggiatori e dei grileiros (accaparratori di terra attraverso la falsificazione dei titoli di proprietà, ndt), degli invasori e degli pseudo-proprietari con i loro sicari pronti ad agire al primo cenno dei capi. Questa gente, collusa con politici della regione, ha seminato e continua a seminare odio contro chi esige giustizia, l'ac-certamento dei fatti e la fine dell'impunità. Chi apre bocca rischia la vita.

2 - Denunciamo la vile distruzione e la devastazione sistematica dell'Amazzonia e il modo in cui si sta imponendo la costruzione della centrale idroelettrica Belo Monte

Il progetto Belo Monte appare sacrosanto, intoccabile, indiscutibile e ha assunto il carattere di vero soggetto storico. L'essere umano, le famiglie, le comunità non sono più soggetti della propria storia, non contano, devono tacere di fronte al progetto delineato ed elaborato da altri senza che mai siano state prese in considerazione le legittime preoccupazioni della popolazione locale. L'essere umano disturba, è un intralcio, un ostacolo e così, dal momento che non può essere eliminato, diventa un oggetto irrilevante per il quale si cercano, nella migliore delle ipotesi, soluzioni "meno traumatizzanti". In realtà, gli ideatori e i promotori di questo tipo di progetti sarebbero molto più a loro agio se, in pieno terzo millennio, questi indigeni "dell'età della pietra" e questi ribeirinhos (comunità che vivono sulle rive dei fiumi, ndt) "sottosviluppati e obsoleti" scomparissero una volta per tutte. Guai a chi ha la "petulanza" di mettere in dubbio il progetto e di voler sapere quello che realmente è stato programmato per la regione! Viene immediatamente tacciato di "nemico del progresso", "contrario allo sviluppo", di qualcuno che vuole "ingessare l'Amazzonia".

Negli ultimi mesi e settimane sono diventato il bersaglio di violente campagne. Imprenditori e politici hanno dichiarato guerra al vescovo di Xingu e ai movimenti sociali. Hanno gridato dall'alto dei loro piedistalli: "Scendiamo in guerra!" e hanno promesso di "far calare il randello" in un esplicito incitamento alla violenza. Hanno imbastito questa sordida offensiva in un articolo pubblicato dal quotidiano di maggiore circolazione in Amazzonia, O Liberal, firmato dall'economista Armando Soares: "I potenti, i traditori della patria, i cattivi brasiliani hanno sciolto i loro cani per censurare e ostacolare chi lotta per la liberazione dell'Amazzonia dall'ingessamento economico in corso architettato dalle forze del male. (...) Altamira, per le sue ricchezze e la sua collocazione strategica, è uno dei centri preferiti dei nostri nemici, una località in cui regna un religioso dei tempi dell'inquisizione, un dittatore autocratico che si ritiene in diritto di interferire nella vita economica del municipio creando un clima di terrore e sospetto. La società di Altamira deve reagire con fermezza e coraggio ed espellere dalla regione tutte le persone che in qualche modo stanno promuovendo il caos economico, la disoccupazione, l'angoscia e la sofferenza per migliaia di persone. Insegnava il padre di Cicerone, il grande tribuno romano, che gli uomini iniqui devono essere eliminati dalla società, se non si vuole che contaminino tutta la società".

3 - Denunciamo l'abuso sessuale a danno di minori

Ancora una volta Altamira ha fatto notizia nei giornali nazionali. Insieme alle famiglie di questa città, donne e uomini per bene, giovani, soprattutto studenti, insieme a leader della società civile, sono rimasto atterrito di fronte a un'altra serie di crimini relativi all'abuso sessuale a danno di minori. Sono venuto a conoscenza dei fatti dai resoconti di persone che hanno depositato tutta la loro fiducia nel vescovo, ma hanno paura di rivelare pubblicamente quanto sanno e di cui sono testimoni qualificati. Questi crimini, da quanto tutto sembra indicare, già avvengono da tempo e solo negli ultimi mesi sono emersi in superficie. Per incredibile che possa apparire, foto delle orge realizzate dalla banda possono essere trovate in qualunque luogo di Altamira nelle mani di qualunque persona. Sono venduti clandestinamente dvd su queste azioni perverse.

Ho invitato il popolo a manifestare solidarietà con le famiglie colpite, tanto duramente provate, e ho detto che, purtroppo, in questo tempo caratterizzato da ogni tipo di libertinaggio e permissività, nessuna famiglia può più considerarsi immune di fronte a proposte oscene a cui le proprie figlie e i propri figli sono quotidianamente esposti.

Ho insistito ancora sul fatto che tutti i cristiani e le cristiane partecipino più intensamente alla lotta per la moralità e l'etica nella società, impegnandosi a favore dei buoni costumi e denunciando qualunque infrazione contro la dignità della donna, dei bambini e di ogni persona.

Ho dichiarato testualmente: "Chiunque siano i colpevoli, per quanto potere politico o finanziario possano avere, esigiamo dalle autorità giudiziarie che adottino con la massima urgenza le misure necessarie per chiarire questi crimini contro la dignità umana e identificare e arrestare tutti i responsabili per liberare la società di Altamira da questi mostri".

Come vescovo di Xingu, non potrei mai tacere o evitare la denuncia di fronte a delitti abominevoli commessi contro adolescenti. E la reazione di chi è stato accusato non si è fatta attendere. Le rappresaglie sono continue. Le minacce di morte contro la mia persona non sono solo la conseguenza del mio impegno a favore dell'A-mazzonia e della mia difesa intransigente dei diritti dei popoli indigeni e ribeirinhos, dei poveri dei campi e della città, ma anche di questo mio grido contro l'immoralità e gli abusi terrificanti di cui sono state vittime le bambine di Altamira.

Anapu, 15 luglio 2006

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