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CANADA: DOPO LA VISITA DEI VESCOVI A ROMA, CRESCE LA TENSIONE TRA CHIESA DI BASE E GERARCHIA

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 02/09/2006

DOC-1768. MONTREAL-ADISTA. Avevano promesso che avrebbero portato davanti al papa le preoccupazioni, le riflessioni e i suggerimenti di una Chiesa locale fortemente critica rispetto al centralismo romano e all'attuale situazione ecclesiale, ma così non è stato: i vescovi canadesi hanno dimostrato di avere paura di Roma e di essere "pastori mercenari". Sono durissime le accuse che un gruppo di 42 laici del Canada ha rivolto ai vescovi del Paese al ritorno dalla loro visita ad limina in Vaticano, accuse contenute in una lettera aperta che è stata pubblicata sui quotidiani Le Soleil (del Québec, 14/6/06) e Le Droit (dell'Ontario, 17/6/06).

Questi i fatti. Lo scorso marzo, la Conferenza dei religiosi canadesi, che raccoglie 213 congregazioni per un totale di 22.000 religiosi, scrisse una lunga lettera ai vescovi (v. Adista n. 24 e 25/06), frutto di un sondaggio tra i membri, in cui affermava, in sostanza, che la Chiesa deve rivedere la sua rigida posizione in materia di morale sessuale e ripensare ad un pieno coinvolgimento delle categorie marginali nella Chiesa, ossia i divorziati risposati, gli omosessuali, le donne, ma anche ad un celibato opzionale dei preti e all'ordinazione femminile; solo in questo modo, scrivevano i religiosi, superando regole ormai desuete e dando la priorità alle problematiche quotidiane dei fedeli, la Chiesa potrà diventare davvero profetica, come auspicato dal Concilio Vaticano II. Contestualmente, 19 sacerdoti del Québec pubblicavano sul quotidiano La Presse una lettera aperta in cui esprimevano un netto disaccordo rispetto all'atteggiamento manifestato dalla Chiesa sulla questione degli omosessuali.

In seguito a questo vortice di attacchi, i vescovi del Québec avevano mantenuto un basso profilo, dichiarandosi disponibili a dialogare e a confrontarsi, perché il dissenso nella Chiesa è normale; in particolare, riguardo all'articolatissimo documento dei religiosi, avevano affermato di condividere molte delle preoccupazioni menzionate, e si erano detti "recettivi a qualsiasi suggerimento che favorisca una migliore concertazione tra tutte le istanze della vita della Chiesa".

Non soltanto: avevano assicurato che, in occasione della loro visita in Vaticano, avrebbero riferito al papa "le questioni e le preoccupazioni della Chiesa del Québec": "lo faremo nella convinzione che ciò contribuirà a intensificare i legami di comunione con la Chiesa universale".

Ma non è andata così. I vescovi, affermano i 42 laici canadesi, si sarebbero fatti zittire dal papa che, nel suo discorso conclusivo, ha richiamato all'ordine facendo riferimento ad una"solida comunione ecclesiale" e ad una "unità profonda" con la Chiesa.

E poco contribuisce a dissipare questo sospetto la lettera di risposta ai laici, garbata nei toni ma debole nella sostanza, del card. Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e primate del Canada, pubblicata su Le Soleil del 20/6. La pubblichiamo di seguito, insieme alla lettera dei 42, in una nostra traduzione dal francese. (ludovica eugenio)

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