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MA IL PAPA CI HA ASCOLTATO. LA RISPOSTA DEL CARD. OUELLET

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 02/09/2006

Non posso che incoraggiare la vostra volontà di aprire piste nuove per accogliere con più amore le persone che si sentono escluse nella nostra Chiesa. Non posso che incoraggiarvi, allo stesso modo, a creare nuove forme di aggregazione che rispondano al vostro desiderio di comunicare questa presenza di Gesù Cristo, annullandovi in Lui.

È anche vero che Dio non può rendersi presente al mondo che tramite i suoi testimoni, è attraverso i nostri volti che i sofferenti del mondo scoprono la tenerezza di Dio. Ma che cosa dicono oggi di Dio i nostri volti, i nostri sguardi e le nostre parole?

Alcuni eventi sono stati determinanti. Ultimamente in Québec oltre 600 giovani sono venuti ad ascoltare la Parola attorno ai loro vescovi; anche numerosi preti hanno potuto scambiare opinioni con noi, in totale verità e libertà.

Alla festa del Corpus Domini, presso le missionarie domenicane Adoratrici di Beauport, eravamo più di 3.000, giovani e famiglie, ricchi e poveri, attorno all'eu-caristia. Eravamo insieme per pregare e prepararci al Congresso eucaristico del 2008. Vorremmo poter contare anche su di voi per moltiplicare queste iniziative che si sviluppano a livello locale.

Noi dialoghiamo con i giovani, con le famiglie, ascoltiamo le sofferenze, le angosce, le critiche, condividiamo la croce delle famiglie lacerate, delle coppie divise e delle persone escluse.

Cerchiamo, giorno dopo giorno, di portare la nostra croce, mantenendo lo sguardo fisso su quella di Cristo, ascoltando questa parola: convertitevi e credete al Vangelo.

Questo appello alla conversione lo vivo in ogni istante, e la Chiesa e la comunità mi aiutano a conservare la fedeltà al Vangelo affinché tutto il mio essere si converta a quanto dico come pastore.

So molto bene che ciò che è essenziale nella Chiesa, non è la "funzione", ma la santità! È l'incontro con esseri che incarnano il Cristo, nella verità e nell'umiltà del loro quotidiano. E questi esseri sono numerosi nella nostra Chiesa, testimoniano l'alleanza di Dio con ciascuno e ciascuna di noi, coscienti anche delle tensioni che dividono e distraggono dalla Parola di vita. Tengo a salutare queste persone e a ringraziarle della loro fedeltà.

Questo "grido del cuore" di cui voi parlate, l'ho sentito perché sono chiamato, come voi e in quanto cattolico, a vivere in comunione con tutti i miei fratelli e sorelle e cercando di non protestare contro ciò che potrebbe essere più difficile da vivere per essere davvero fedeli al Vangelo.

Questo Vangelo ci ricorda lo sguardo pieno di misericordia di Gesù davanti alla donna adultera, ma che le dice anche, dopo il perdono: Va' e non peccare più!

Gli scribi e i farisei se n'erano andati da soli quando Gesù si era chinato a scrivere per terra, dopo aver detto: colui che è senza peccato scagli la prima pietra. Il messaggio è duplice: accogliere e fare misericordia, poi risollevare e inviare, va' e non peccare più.

Coloro che contestano questo insegnamento pensano a tutti i martiri e ai santi e sante della nostra Chiesa che hanno dato la loro vita perché noi potessimo sentire la verità di questo insegnamento e vivere nell'amore di Dio e del prossimo?

Nella vostra lettera fate allusione agli esclusi. Ma la Chiesa non esclude e non escluderà mai nessuno altrimenti perderebbe la sua ragion d'essere.

La Chiesa, erede di una verità "rivelata", si è adattata nel corso dei secoli, man mano che essa veniva svelata e che la comprensione di essa si affinava. Ma qui si situa in una prospettiva storica che supera di molto la durata della vita degli individui. L'ideale veicolato dalla fede cristiana trascende gli individui e soprattutto non appartiene loro. Io, Marc Ouellet, così come Benedetto XVI, non posso modificarlo come mi pare o sotto la pressione dei miei colleghi. Ciò che mi dà la forza di mantenere la direzione contro venti e maree è la convinzione che mantenendo la direzione del cammino verso questo obiettivo, gli uomini e le donne moltiplicano le loro possibilità di arrivare alla felicità e al dispiegarsi della loro vita.

Per ciò che riguarda la visita ad limina, non assistendovi non avete potuto cogliere il calore umano degli scambi, l'empatia dei contatti e l'accoglienza ricevuta. Fattori umani che non possono certo essere colti semplicemente leggendo il discorso di chiusura di un evento come quello. Posso tuttavia condividere con voi l'esperienza unanime dei vescovi del Québec: siamo stati lungamente ascoltati da papa Benedetto XVI. L'abbiamo a nostra volta ascoltato con estrema attenzione, sapendo che egli aveva perfettamente colto la realtà della nostra Chiesa del Québec.

Siamo stati invitati a vivere nella comunione, nella fedeltà al Vangelo, nell'amore di tutti, ricchi, poveri, santi, peccatori, con lo sguardo fisso a Gesù Cristo. Abbiamo sperimentato che questo invito ad una comunione più concreta ha portato subito i suoi frutti, prima di tutto tra noi vescovi, e rapidamente con coloro che ci sono vicini.

È una buona novella per la Chiesa del Québec.

Desidero veramente che questa comunione possa aprire nuovi dialoghi con voi, che la presenza dello Spirito ci riunisca per meglio servire i più sofferenti tra i nostri fratelli, e che Maria ci dia la forza di restare sempre in piedi davanti alle nostre croci, certi che il Cristo abita queste croci e le porta con noi.

Sono certo che, nella fedeltà al Vangelo, e con la grazia di Dio, tutto, un giorno, diventerà Resurrezione.

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