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SI PARLA DEL POPOLO, MA IL POPOLO VIENE ESCLUSO Manifesto delle pastorali sociali sul lancio della Campagna di Fraternità

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 24/03/2007

"Dio e il denaro ci parlano di progetti di vita e di modelli sociopolitici opposti, antagonisti" (CF 2007, testo base, 292)

Le pastorali Sociali e gli organismi ecclesiali che sotto-scrivono questo manifesto intendono manifestare pubblica-mente la loro indignazione per il modo in cui è stato programmato il lancio della Campagna di Fraternità 2007, il 21 febbraio, a Belém, nel Pará.

La Campagna di Fraternità è un gesto profetico della Chiesa in Brasile che aiuta i cristiani e tutta la società a riflettere sui temi di maggiore rilevanza sociale. Quest'anno ha messo al centro dell'attenzione l'Amazzonia, con la sua ricca biodiversità, la sua pluralità etnica e i conflitti che la scuotono.

Mentre tutto il mondo prende coscienza delle gravi e serie conseguenze del riscaldamento globale, frutto del modello di sviluppo capitalista, predatore delle risorse naturali senza rispetto per i limiti della natura, la Campagna di Fraternità si inserisce pienamente in questa discussione invitando ad una riflessione seria sulla necessità ed urgenza di uno sviluppo rispettoso dell'ambiente. E si unisce al grido di moltitudini che vogliono uno sviluppo armonioso nel rispetto della natura e dei popoli.

Il testo base della Campagna di Fraternità incentra la riflessione sulla conoscenza dei popoli e delle comunità tradizionali dell'Amazzonia: indios, quilombolas, ribeirinhos, lavoratori del caucciù e contadini che, negli ultimi anni, sono stati portati qui da tutti gli angoli del Brasile nell'am-bito dei programmi di sviluppo dei governi militari.

Ma, con nostra meraviglia, fra il discorso del testo base e la pratica manifestata nell'iniziativa di presentazione della Campagna, c'è una contraddizione molto grande. La prepa-razione del lancio è stata affidata ad un'impresa specializzata nell'organizzazione di eventi. Il lancio avverrà in un'isola. Vi parteciperà solo chi ha ricevuto l'invito. L'imbarco per l'isola sarà nelle Docas, luogo riservato alle élite del Pará, e tutto l'evento si svolgerà sotto il patrocinio della Compagnia Vale do Rio Doce. Dov'è il popolo, presentato nel testo base co-me centrale, con la sua ricca diversità di culture e religioni? Non è contemplato nella programmazione. Sarà un grande evento per pochi selezionati, lontano dalla vita delle popola-zioni amazzoniche.

La cosa più grave, a nostro modo di vedere, è il patro-cinio della Compagnia Vale do Rio Doce, che è una delle principali responsabili della distruzione ambientale e dei conflitti con le popolazioni tradizionali dell'Amazzonia.

Innanzitutto, la Vale è uno dei simboli della malversa-zione del patrimonio pubblico brasiliano, a causa del pro-cesso di privatizzazione avvenuto negli anni passati. Il caso della Vale è tanto scandaloso che la stessa Chiesa, attraverso il Grido degli Esclusi e la quarta Settimana Sociale Brasi-liana, insieme ad altri movimenti ed organismi della società civile, si è impegnata a proporre un plebiscito popolare per annullare l'asta della Vale, plebiscito in agenda per la Setti-mana della Patria di quest'anno, in coincidenza con la realizzazione del Grido degli Esclusi. Consapevole di ciò, la Vale sta investendo tutto il possibile sulla propria immagine per contrapporsi al plebiscito programmato.

La stampa nazionale ha dato notizia negli ultimi mesi delle azioni degli indios Xicrin contro la Compagnia e di come questa avesse bloccato il trasferimento di risorse agli indigeni, effettuandolo poi solo per ordine giudiziario. La stampa ha dato anche notizia del conflitto della Vale con la Comunità Quilombola del Jambuaçú, nel municipio di Moju, PA. Solo dopo settimane di protesta la Vale si è sentita obbligata a prendere in considerazione le rivendicazioni delle comunità colpite dalle opere di interesse dell'impresa.

Ma è sull'ambiente che la Compagnia presenta i maggiori problemi, per quanto essa propali il contrario. La Vale ha avviato la costruzione di una serie di officine siderurgiche in Amazzonia che utilizzano il carbone vegetale per la produ-zione di ghisa. Secondo il calcolo degli ambientalisti e di altri studiosi, ogni anno verranno distrutti per la produzione del carbone praticamente 300mila ettari di foresta primaria. Alcune di queste officine sono state già scoperte e multate dal Ministero del Lavoro perché tenevano in schiavitù nelle carbonaie centinaia di lavoratori, bambini compresi.

Come è possibile che la Cnbb accetti il patrocinio di una impresa come questa per il lancio di una Campagna che vuole richiamare l'attenzione sulla difesa e la preservazione dell'ambiente e sulla valorizzazione delle comunità e dei popoli tradizionali dell'Amazzonia?

Di fronte a ciò, abbiamo deciso di non partecipare all'evento di presentazione, come protesta per il modo in cui è stato organizzato e soprattutto per l'assenza del po-polo, il principale soggetto della Campagna di Fraternità. Ma non per questo verrà meno il nostro coinvolgimento. Siamo totalmente impegnati a lavorare in questa Campagna, perché il suo vero spirito penetri le menti e i cuori di tutte le persone e le istituzioni del nostro Paese.

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