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RIVEDUTO E “SCORRETTO” IL DOCUMENTO FINALE DI APARECIDA. PROTESTE DAL MONDO ECCLESIALE LATINOAMERICANO

Tratto da: Adista Documenti n° 58 del 01/09/2007

DOC-1885. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ha avuto l’effetto di una doccia gelata il colpo di mano contro il documento conclusivo della V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, svoltasi ad Aparecida dal 13 al 31 maggio scorso. Se non altro per le pressoché nulle aspettative della vigilia, le reazioni al documento approvato dai vescovi erano state generalmente piuttosto positive: il recupero del metodo “vedere-giudicare-agire” proprio della tradizione latinoamericana (per quanto applicato nel documento in maniera ambigua), la riaffermazione dell’opzione per i poveri (per quanto in parte svuotata dall’aggiunta di aggettivi), il convinto riconoscimento espresso dai vescovi latinoamericani nei confronti delle Comunità ecclesiali di base (CEBs) erano stati salutati come un insperato successo dell’ala progressista dell’episcopato latinoamericano. Tanto più importante, tale successo, in quanto conseguito, a detta di tutti, senza minare il clima fraterno instauratosi tra i circa 170 delegati, dopo le profonde tensioni e le aspre divisioni che avevano caratterizzato le Conferenze precedenti. È stata dunque molto grande la delusione nel constatare che il documento ufficiale, quello con il placet di Benedetto XVI (in base alla procedura per cui il testo approvato dai vescovi viene poi consegnato al papa che, dopo eventuali correzioni, ne autorizza la pubblicazione), differiva in diversi punti in maniera sostanziale dal testo votato dai vescovi il 31 maggio. Ed è proprio la parte relativa alle Comunità ecclesiali di base quella ridimensionata in maniera più drastica, amputata di circa metà del testo – la metà in cui il riconoscimento dell’importanza delle CEBs era più netto – e integrata da paragrafi che esprimono tutt’altra linea rispetto a quella seguita dall’episcopato latinoamericano: “Si conservano elementi importanti – scrive il teologo cileno Ronaldo Muñoz – ma diluiti o controbilanciati da un’insistenza ossessiva sull’inserimento all’interno delle parrocchie e sulla fedeltà al ‘tesoro prezioso della Tradizione e del Magistero della Chiesa’. Si rinnova anche il sospetto, ripreso dal documento della Conferenza di Puebla in un contesto storico però molto diverso, relativo alla secolarizzazione e alla radicalizzazione ideologica di  ‘membri di comunità o comunità intere’”.Se i paragrafi sulle CEBs sono stati quelli più censurati, altri passaggi del testo - come sottolinea ancora Ronaldo Muñoz, che enumera 34 cambiamenti significativi - sono stati indeboliti, riguardo ad esempio alla lettura biblica o all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. In particolare, l’opzione preferenziale per i poveri è ulteriormente diluita con l’aggiunta: “Essa, tuttavia, non è esclusiva né escludente” (par. 392); e, ancora, è stata oscurata la denuncia della discriminazione della donna nella Chiesa.  Di chi è la colpa? I cambiamenti al testo (oltre 200) erano stati inizialmente attribuiti direttamente ai censori vaticani, tanto più che le parole con cui Benedetto XVI autorizzava la pubblicazione del documento approvato dai vescovi (che, secondo procedura, sarebbe dovuto fino a quel momento restare riservato e che invece è stato diffuso, con grande disappunto del Vaticano, il giorno stesso della chiusura della Conferenza) sembravano andare in tutt’altra direzione rispetto a quella dei vescovi fedeli alla linea delle Conferenze di Medellín e di Puebla: senza minimamente accennare alle scelte strategiche della Chiesa cattolica in America Latina, a cominciare per l’appunto dall’opzione per i poveri, il papa aveva infatti espresso, nella lettera indirizzata il 29 giugno all’episcopato latinoamericano, “particolare apprezzamento” per “le parole che esortano a dare priorità all’Eucarestia e alla santificazione del giorno del Signore nei programmi pastorali, come pure quelle che esprimono l’anelito a rafforzare la formazione cristiana dei fedeli in generale e degli operatori di pastorale in particolare”. Tuttavia, secondo diverse fonti, ad operare materialmente modifiche e censure sarebbero stati, in questo caso, il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), il cardinale cileno Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago e uno dei tre presidenti della Conferenza di Aparecida, e il segretario generale, l’argentino Andrés Stanovnik, vescovo di Reconquista, i quali, nel loro ultimo atto alla guida del Celam (i cui vertici sono stati rinnovati lo scorso luglio; v. Adista n. 55/07), sarebbero intervenuti sul testo prima che questo fosse consegnato al papa l’11 giugno dallo stesso Errázuriz e dagli altri due presidenti della Conferenza di Aparecida: il card. Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di Salvador da Bahia, e il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. “Non so chi ha alterato il testo ma voglio saperlo, perché non è la prima volta che succede. Io pensavo di consegnare l’originale”, ha dichiarato il card. Geraldo Majella, aggiungendo di essere convinto che il papa “avrebbe rispettato quello che i vescovi avevano deciso”.  Risulta di certo sorprendente il fatto che nessuna smentita sia giunta dal card. Errázuriz, il quale, rispondendo il 9 agosto ad una lettera del teologo argentino Eduardo de la Serna, in nessun punto attribuisce i cambiamenti al papa, preferendo invece soffermarsi sulla valutazione delle CEBs. “Nel corso della V Conferenza generale - scrive - dopo aver ascoltato le opinioni più diverse, ho constatato che in alcuni Paesi esse sono considerate uno dei tesori più apprezzati della Chiesa, mentre in altri evocano cattive esperienze e hanno perso forza o non esistono quasi più. Spero che il Celam organizzi in questo quadriennio un congresso o un seminario sulle esperienze delle CEBs nelle nostre Chiese particolari”. Quanto alle polemiche, “faremmo sicuramente contento il demonio se ci occupassimo troppo dei cambiamenti intervenuti nel testo finale, e il malessere giungesse ad eclissare la meravigliosa esperienza di Aparecida e i suoi grandi orientamenti pastorali”, aggiunge il cardinale, precisando inoltre che queste sue parole sarebbero state “l’ultimo contributo a tale dialogo”. Commenta Eduardo de la Serna: “Credo risulti molto chiaro che 1) il testo è stato cambiato dalla presidenza uscente del Celam sotto la responsabilità di Errázuriz, 2) questo cambiamento è una violazione del testo, operata di nascosto e in maniera autoritaria (…), 3) questa violazione è illegittima, (…) in quanto “non esiste un diritto della  presidenza del Celam a modificare il testo al di fuori dell’aula dell’Assemblea”. L’esplodere del caso ha costretto tuttavia il card. Errázuriz ad offrire un ulteriore “contributo”, rilasciando alla stampa una dichiarazione, diffusa dall’arcidiocesi di Santiago del Cile il 17 agosto, che non riesce a fugare dubbi e perplessità: “Il documento che abbiamo consegnato al papa l’11 giugno è il documento di Aparecida (…). Può essere che presenti alcune correzioni, tipo punto o virgola, cose del genere; ma abbiamo consegnato al papa, evidentemente, questo documento. La Conferenza dell’episcopato latinoamericano elabora orientamenti pastorali per il 40% dei cattolici nel mondo. Lavora in comunione con il papa che ha la responsabilità del 100% dei cattolici nel mondo. Per questo tali documenti sono sempre consegnati al Santo Padre; egli chiede la collaborazione dei distinti Dicasteri tecnici  e può essere che qualcuno abbia detto: questa frase può essere più precisa (…). Può essere che qualcuno dei Dicasteri abbia detto: è meglio utilizzare questa parola, diventa più chiaro; e contro questo si sta protestando”. Quanto alle CEBs, “il testo definitivo ha subito alcune modifiche, ma la soluzione non è nel cambiare il testo, bensì in un grande congresso, in un grande dialogo di comunione fraterna in cui si cerchino i migliori cammini e si raccolgano le migliori esperienze delle comunità cristiane di base”. E comunque, conclude il cardinale, “lo spirito del documento è chiarissimo”: i cambiamenti non sono altro che “formulazioni che non hanno l’importanza che si sta attribuendo loro in questo momento”.In base a quanto sembra emergere dalle parole del cardinale, e in mancanza di spiegazioni più precise, o Errázuriz ha apportato variazioni e censure dietro indicazioni di alti esponenti della Curia romana o le modifiche sono state introdotte direttamente in Curia, Ratzinger consenziente. È infatti arduo ipotizzare che Errázuriz abbia osato modificare autonomamente il testo di Aparecida: se a censurare è stato l’arcivescovo di Santiago, egli deve aver operato su commissione, facendo il “lavoro sporco”. Non a caso, Re e i cardinali colombiani Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, avevano fatto molte pressioni, ad Aparecida, per annacquare i paragrafi sulle CEBs. Non riuscendoci in Brasile, forse si sono ripresi a Roma la rivincita.  Ripristinare l’originaleDurissime, in ogni caso, le reazioni: “Come è possibile – scrive il teologo e storico brasiliano Oscar Beozzo - che, dopo la conclusione della Conferenza, senza passare per tutto il laborioso itinerario previsto per l’elaborazione, la modifica e l’approvazione dei testi attraverso quattro redazioni, con la necessità anche di un voto finale di tutta l’Assemblea, venga imposto un testo tanto diverso da quello approvato?”. L’alterazione del testo, non solo tramite l’aggiunta di paragrafi, ma, soprattutto sopprimendo intere frasi che i vescovi avevano “approvato e ri-approvato”, desta sospetti, aggiunge Beozzo, sull’etica dei procedimenti adottati e compromette la credibilità del documento della Conferenza. Eppure, sottolinea il teologo, un rimedio ci sarebbe: quando al Vaticano II si verificò un caso analogo, per quanto “molto meno grave”, in un passaggio della Gaudium et Spes, la soluzione fu di sopprimere il cambiamento indebito e tornare al testo originale approvato dai padri conciliari. E si trattava, conclude, di un documento conciliare della più alta rilevanza, che era già stato approvato solennemente dal Concilio e promulgato dal papa. “L’alterazione del testo – ha dichiarato il brasiliano dom Pedro Luiz Stringhini, presidente della Commissione episcopale pastorale per il servizio della carità, della giustizia e della pace – è stata una mancanza di rispetto nei confronti dei partecipanti alla Conferenza di Aparecida e, per questo, stiamo inviando una lettera al segretario generale della Conferenza episcopale brasiliana, dom Dimas Lara Barbosa, suggerendo che nella traduzione portoghese venga pubblicata la versione originale”.

Tra le molte reazioni di protesta, riportiamo qui di seguito l’appello dei partecipanti al Curso de Verão (corso biblico che si svolge ogni anno) realizzato a São Paulo dal 27 al 29 luglio (accompagnato da un prospetto con i cambiamenti intervenuti sul testo relativo alle CEBs) e il messaggio del presidente del Consiglio nazionale dei laici del Brasile Carlos Francisco Signorelli. (claudia fanti)

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