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PRIMI RISULTATI DI UN'INIZIATIVA INCONSUETA ED AUDACE

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 03/01/2009

Dopo i primi tre mesi di attività si può fare un bilancio dell’iniziativa di Gigi Pedrazzi da lui stesso definita “inconsueta e audace”. Quella di “festeggiare” l’anno in cui Roncalli divenne Papa e pochi mesi dopo, nel gennaio del ’59, diede l’annuncio del Concilio Vaticano II (Segni Nuovi ne ha parlato nel suo primo numero, il n. 87 di Adista).

L’idea, venuta lo scorso agosto a Pedrazzi e radicata dunque soprattutto a Bologna, ma da subito condivisa da Vincenzo Passerini, di Trento, e Grazia Villa, di Como, è quella di invitare gruppi di cristiani ad incontrarsi per fare memoria del grande dono – il Concilio – ricevuto da Giovanni XXIII cinquant’anni fa e riflettere insieme su come valorizzarlo di più nella propria vita personale e comunitaria. I tre hanno scritto una lettera in questo senso e l’hanno sottoposta ad una cinquantina di amici sparsi per l’Italia, che l’hanno condivisa e sottoscritta. La lettera è stata inviata a un centinaio di altre persone o di altri gruppi di laici. In essa si chiedeva di indire un primo incontro, a livello locale, nei mesi di ottobre o novembre, nel quale interrogarsi sullo stato della vita della chiesa e sull’accoglimento delle indicazioni emerse nel Vaticano II. Gli incontri avrebbero dovuto prendere spunto dalla lettura di un denso scritto di Giuseppe Dossetti dell’ottobre 1994.

Si sono realizzati, tra ottobre e novembre, 38 incontri, sparsi nella maggior parte delle regioni italiane (tranne Friuli, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna), e però con una netta prevalenza dell’Emilia e della Lombardia. Incontri talvolta a livello di gruppi di famiglie talvolta di gruppi parrocchiali o a diverso titolo associativi (un circolo Acli, un gruppo scout del Masci, un gruppo della Rosa Bianca…).

Il 29 novembre si è tenuta una riunione a Bologna per fare il punto. E si è valutato che l’esperienza è stata positiva e che potrebbe proseguire e diventare un lungo cammino di dialogo e di ricerca che duri quanto è durato il tempo del Concilio, la sua preparazione e poi il suo svolgimento. Dunque, ben sette anni. C’è stata emozione e passione negli incontri. C’è stata nostalgia. C’è stato anche sconcerto per l’appannarsi di non pochi tratti innovativi che il Concilio aveva disegnato nel volto della chiesa.

Pedrazzi riassume così i caratteri salienti (“di spiritualità e di metodo”) di questo possibile cammino: 1) innanzitutto si tratta di assumere un impegno personale, in cui davvero spendere qualcosa di sé, un impegno culturale e di autoformazione; 2) poi è necessaria, nel cercare di capire difficoltà e limiti di attuazione delle indicazioni conciliari, una “grande mitezza dialogica”, senza ideologismi, con sincera curiosità verso le posizioni di ciascuno; 3) ci vuole disponibilità a studiare, ad ascoltare, a riflettere e discutere, ed infine a “prendere decisioni interiori”, cioè a non sottrarsi all’esercizio della propria libertà e coerenza di fede nella vita quotidiana e nella vita sociale; 4) si deve avere la consapevolezza di portare avanti un’esperienza di ricerca teologica e storica, autentica anche se non professionale, e di doverlo fare con rispetto e franchezza di fronte alla comunità ecclesiale e ai nostri sacerdoti e vescovi; 5) infine, non lo si fa certo da soli, ma con altri amici, nella Chiesa, e dunque con spirito fraterno, e anche nella società, dal momento che anche chi non crede o crede diversamente ha da dire parole che debbono essere ascoltate con attenzione.

“Siamo voci piccole e senza grandi mezzi”, dice Pedrazzi. Ma “umilmente pensiamo di poter studiare e di poter fare delle domande, partendo dalla nostra condizione di laici fedeli comuni, di figli amati e amanti, di persone che conoscono abbastanza il dovere come condizione irrinunciabile per esercitare diritti, e se mai citano un proprio diritto è in vista di prepararsi meglio all’esercizio di un dovere difficile e complesso, ma necessario per tutti, a ciascuno nella misura sua propria”.

Nel dossier che Pedrazzi e i suoi collaboratori hanno inviato ai quasi duecento amici sin qui coinvolti, ciascuno con il loro piccolo gruppo locale, si trovano alcune prime indicazioni di percorsi intrapresi, di progetti da realizzare. Ad esempio, a Trento il gruppo che stampa “Il Margine” pensa di pubblicare ogni anno un fascicolo monografico della rivista scegliendo ogni volta un tema che faccia ponte tra la riflessione del Vaticano II e l’esigenza di una nuova riflessione che forse darà vita al Vaticano III; e qui si cita l’elenco di problemi che il card. Martini indicò apertamente già nel 1999: “la carenza di ministri ordinati; la posizione della donna; la partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali; la sessualità; la disciplina del matrimonio; il ravvivamento della speranza ecumenica”.

Si vorrebbero anche raccogliere e far girare esperienze e proposte di gruppi locali, o anche rieditare libri di valore che non sono più in circolazione. Forse, in questo senso, il gruppo bolognese di Pedrazzi metterà in piedi una Commissione di coordinamento editoriale nell’ambito di un possibile convegno da tenersi nella primavera del 2009). Per ora, lo snodo per informarsi e per comunicare è l’indirizzo di posta elettronica gigi.pedrazzi@libero.it.

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