FRAMMENTI DI UNA RICERCA IN CORSO
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 03/01/2009
“I parroci, e i laici, mancano sempre più spesso della formazione necessaria per accogliere la diversità presente nella Chiesa e per rispondere alle questioni più profonde. Di conseguenza, la tendenza è di creare parrocchie roccaforti, che cercano di arginare le difficoltà chiudendosi rispetto ad esperienze – ad esempio quella scout – viste come difficilmente integrabili”.
(Un gruppo bolognese; relazione a cura di Emanuele Ciani)
“Sono emerse preoccupazioni circa il rischio che sia ‘in alto’ sia ‘in basso’ si affievolisca lo slancio del rinnovamento conciliare e ci siano pause di stanchezza o perfino di ritorni indietro”.
(Il gruppo delle famiglie della parrocchia di San Giuseppe, Saronno; relazione inviata da Fulvio De Giorgi)
“È stato inevitabile scambiarsi osservazioni pessimistiche circa la recezione del Concilio nelle nostre chiese: di fatto sembra si sia realizzato, soprattutto in merito all’ecclesiologia, uno svuotamento del rinnovamento conciliare, avvertito soprattutto nelle diocesi, come quella bolognese, che aveva vissuto da protagonista attiva e partecipe l’evento conciliare”.
(Gruppo di famiglie, Bologna, coordinato da Anna Stella e Paolo Natali)
“Circa i ministeri, non si comprende l’esclusione delle donne, e la limitazione posta, nell’esperienza concreta, alle funzioni affidate ai ministri; l’importanza, per altro verso, attribuita ai ministeri, può essere segno della scarsa considerazione per il ruolo specifico dei laici nella Chiesa, ‘popolo di Dio’ presente nel mondo”.
(Gruppo di famiglie e di amici, Bologna, coordinato da Piergiorgio Maiardi e Giancarla Matteuzzi)
“Quasi unanime è anche il sentimento che lo spirito del ’58 e del Concilio si è appannato, o è stato spinto ad appannarsi. Alcune preoccupazioni tra le altre: il riaffermarsi della chiesa del clero; la tentazione di una nuova coincidenza tra fede e politica; il riemergere della cultura dei divieti; la non trasmissione dei contenuti del Concilio alle nuove generazioni”.
(Circolo Acli Giovanni XXIII, Bologna).
“Unanime è la percezione che sia iniziata da qualche anno una fase di regressione, visibile in tutti i campi. I presenti si sentono in debito rispetto ai doni ricevuti nella stagione conciliare e vorrebbero continuare a trasmetterli alla future generazioni. Ma le energie non sono più quelle di un tempo. L’intervento dei più giovani in questa trasmissione è necessario”.
(Un gruppo di famiglie di Ivrea, relazione di Tito Conti)
“Si è anche evidenziata la natura fortemente ecclesiatico-clericale della formazione e dello status di vita dei sacerdoti, che contrasta profondamente con la fondamentale accezione conciliare della Chiesa come ‘Popolo di Dio’ in cammino, caratterizzato dal ‘sacerdozio comune’ di tutti i fedeli”.
(Gruppo di Ravenna; relazione di Enzo Morgagni)
“In tema di bioetica e di diritto degli affetti, non vi è molto da innovare, nel linguaggio, nella cultura, nella pratica educativa? Non il solo diritto di famiglia ma tutto il perimetro culturale e sociale, le relazioni di lavoro e di vita urbana, l’ascesa della donna nell’istruzione e nelle professioni, le prassi familiari e sessuali, non richiedono una sensibilità diversa da quella prevalente nel linguaggio, nei messaggi più insistiti e diffusi, nelle omissioni di carità e verità?”.
(Gruppo Dozza, Bologna; relazione inviata da don Giovanni Nicolini)
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