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SE TUTTO È LECITO. L’INARRESTABILE DERIVA ETICA DEL PARTITO DI LULA

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 17/07/2010

DOC-2280. IMPERATRIZ-ADISTA. Per tutta la sua vita, Manoel da Conceição, uno dei fondatori del Pt, il Partito dei Lavoratori del presidente Lula, ha lottato contro le oligarchie e, in particolare, contro il sistema di potere di José Sarney, antico governatore del Maranhão ed ex-presidente del Brasile. E ha pagato duramente la sua militanza: negli anni ‘60, raggiunto alla gamba da un proiettile sparato dalla polizia dell’allora governatore dello Stato nordestino e abbandonato in una cella senza ricevere alcuna cura, ha subìto, insieme alle “peggiori torture che un uomo può sopportare”, l’amputazione della gamba andata in cancrena. Ma Mané, come lo chiamano gli amici, non poteva immaginare che il dolore più grande gli sarebbe venuto, all’età di 75 anni, dai compagni del partito che egli ha contribuito a creare: quei compagni della Direzione nazionale che hanno deciso di sostenere proprio la candidatura di Roseane Sarney al governo del Maranhão, in cambio del sostegno di suo padre José Sarney, oggi presidente del Senato, alla campagna elettorale di Dilma Rousseff, la candidata alla presidenza voluta da Lula. E ciò malgrado la Direzione locale del Pt, nella riunione del 26 e 27 marzo scorso, si fosse già pronunciata per l’alleanza con il Partito comunista del Brasile (PcdoB) e il Partito socialista brasiliano (Psb), annunciando il sostegno alla candidatura di Flávio Dino, del PcdoB.

Per protesta contro quella che la Caritas regionale del Maranhão ha definito “un’imposizione” dei vertici del partito a vantaggio dei “nemici storici delle lotte sociali per i diritti umani nello Stato”, Manoel da Conceição e il deputato federale Domingos Dutra - ai quali si è poi aggiunta anche l’ex-deputata federale Terezinha Fernandes - hanno intrapreso, l’11 giugno scorso, uno sciopero della fame, che ha avuto termine sette giorni più tardi, in seguito a un accordo con la Direzione nazionale che ha riconosciuto l’autonomia dei militanti del Pt del Maranhão: un compromesso che permette loro di sostenere Flávio Dino, pur restando ferma l’alleanza ufficiale del Pt con il Pmdb (Partito del movimento democratico brasiliano) a sostegno di Roseane Sarney (alleanza convalidata dallo stesso Supremo Tribunale Federale, che ha riconosciuto la competenza della direzione nazionale di decidere, in ultima istanza, le questioni legate alla tattica delle alleanze a livello statale).

“Hanno stuprato il Codice etico del partito per consegnare il Pt a un’oligarchia corrotta. Hanno violentato la democrazia interna per perpetuare il potere di una famiglia”, hanno denunciato in una Lettera al popolo del Maranhão Domingos Dutra e Manoel da Conceição: “Siamo fondatori del Pt - proseguono -. In questi 30 anni non siamo mai stati un motivo di vergogna per il partito. Non siamo mai stati implicati in alcuno scandalo. Abbiamo contribuito all’elezione del presidente Lula nella speranza di liberare i maranhenses dagli abusi dei Sarney. Invano”. “Siamo stanchi - commentano sconsolati - di sconfiggere Sarney in Maranhão e di vederlo trionfare nel Palazzo”. Per i due “dissidenti”, “consegnare il Pt all’oligarchia Sarney significa gettare alle ortiche la legalità del partito. Significa seppellire le speranze di liberazione del popolo maranhense dopo 46 anni di schiavitù. Significa aggredire i movimenti sociali, mancare di rispetto agli alleati storici e distruggere il partito nello Stato”.

“Necessaria, pertinente e corretta” è stata invece definita l’alleanza con Sarney dal segretario di organizzazione del Pt, Paulo Frateschi: “Il Pt - ha dichiarato alla rivista Brasil de Fato (29/6) - è nato dai movimenti popolari e resta legato ai movimenti popolari. Non ha ceduto su alcun punto programmatico. Su nessuno. Non ha ridimensionato le sue aspirazioni storiche, rimane esattamente lo stesso. Qui si tratta di un’alleanza elettorale. Deve avere un peso. Si vuole mantenere la possibilità di un terzo governo del Pt dopo il governo Lula? Vale la pena? Certo che vale la pena. Roseane è un’alleata? Lo è, è stata uno dei leader del governo Lula”. 

Di ben diverso avviso si è mostrato il sociologo Wagner Cabral da Costa, docente dell’Università Federale del Maranhão, secondo cui l’alleanza con l’attuale presidente del Senato rappresenterebbe il punto estremo della “trasformazione del Pt in un partito dell’ordine”. Una “perdita di radicalità” di cui sarebbe espressione la stessa scelta di Dilma Rousseff come candidata alle presidenziali: “Non ha mai avuto - ha dichiarato Cabral a Brasil de Fato (29/6) - credenziali di militante e neppure è stata votata all’interno del Pt”. Ancora più duro il commento del teologo Leonardo Boff, il quale, malgrado la sua amicizia con Lula, ha deciso, “per imperativo etico”, di sostenere alle prossime elezioni presidenziali Marina Silva, candidata del Partito Verde (“Marina - ha spiegato - è Lula in meglio. Ha le stesse origini popolari, ma ha saputo unire la questione ambientale a quella sociale”): nel più puro stile machiavellico, ha denunciato Boff, il “nuovo Pt” ha provveduto a sostituire “il potere della volontà di trasformazione della realtà” con “la volontà di scendere a patti con tale realtà, manifestamente avvelenata, allo scopo di perpetuarsi al potere”.

Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, l’intervento del teologo della liberazione, preceduto dalla toccante lettera a Lula di Manoel da Conceição. (claudia fanti)

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