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La rivoluzione di una “fattoria senza padroni”. Il “bene comune” è di casa a Mondeggi

La rivoluzione di una “fattoria senza padroni”. Il “bene comune” è di casa a Mondeggi

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 04/07/2015

DOC-2722. BAGNO A RIPOLI (FI)-ADISTA. C'era una volta, alle porte di Firenze, una splendida fattoria in stato di abbandono - 200 ettari di vigneti, uliveti, pascoli e boschi con tanto di villa rinascimentale -, messa in vendita, o in svendita, a causa dell'enorme debito accumulato dalla società che l'aveva in gestione, di proprietà della Provincia di Firenze (la Mondeggi s.r.l., in liquidazione). Una storia che sarebbe uguale a innumerevoli altre, in questa Italia inspiegabilmente in guerra contro la propria bellezza e le proprie risorse, se non fosse per un inatteso colpo d’ala: quello della “custodia popolare”, un'interessante sperimentazione condotta dal Comitato Mondeggi Bene Comune – La Fattoria senza padroni (tbcfirenzemondeggi.noblogs.org), costituitosi nel novembre del 2013 con l'obiettivo di restituire alla comunità locale uno spazio di inestimabile valore, sottraendolo a un'ennesima operazione speculativa e riportandolo in vita attraverso un'agricoltura contadina a bassa meccanizzazione, sostenibile e naturale, e una gestione comunitaria della terra, “senza padroni”, appunto.  

A un anno dal primo insediamento del presidio contadino sulla terra di Mondeggi, è già tempo di un primo bilancio di ciò che è stato fatto (coltivazione di varietà antiche di grano, patate, alberi da frutto, orto, olivi e vigneti, allevamento ovi-caprino e di galline ovaiole, apicoltura, produzioni erboristiche) e di ciò che dovrà esser fatto - per fermare il degrado, per costruire una comunità territoriale, per realizzare il “bene comune” -, delle speranze e dei progetti legati a questa fattoria «eletta a paradigma di ciò che poteva essere e non è stato, per convertirla in ciò che potrebbe essere e che vogliamo diventi». Perché, spiega il Comitato, occorre alzare la posta rispetto agli interventi “clandestini” di cura e manutenzione del territorio agricolo finora realizzati, mirando «all'insediamento sul territorio di una presenza che lo sappia gestire e valorizzare, amare e difendere». Del resto, come si legge nell'“Appello in sostegno all'esperienza di Mondeggi Bene Comune, contro la vendita della fattoria”, «quanto sia imprescindibile riprodurre e conservare con rispetto le risorse che utilizziamo, lo gridano le terre di mezza Italia, cementificate o inquinate irreparabilmente o, ancora, abbandonate perché in grado di produrre “solo” cibo e non profitto, e lo affermano i cittadini che alla custodia di questo patrimonio sono interessati per motivi anche diversi tra loro, accomunati però da una visione di fondo condivisa».

Non è dato sapere se questa storia avrà un lieto fine - l'assenza di risposte da parte delle istituzioni non lascia presagire nulla di buono -, ma intanto quella che una volta era «soltanto un'azienda agricola dalla gestione industriale» oggi è abitata e vissuta, e decisa a instaurare e consolidare legami nuovi tra la terra e la comunità che la vive e la abita, in un progetto, condiviso a livello nazionale con altre realtà dello stesso tipo (come per esempio la Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio, ex fabbrica recuperata e autogestita, v. Adista Documenti n. 42/14), mirato a creare, evidenzia l'Appello, «interazioni che sappiano oltrepassare la dicotomia produttore-consumatore», «creando filiere complete, in grado di soddisfare i bisogni e di costruire processi di autodeterminazione alimentare e sociale del territorio, indipendenti da logiche di profitto indiscriminato e di sfruttamento».

Da qui l'appello rivolto dal Comitato Mondeggi Bene Comune a esercitare una pressione sulla pubblica amministrazione affinché abbandoni ogni progetto di alienazione e riprenda «il dialogo col Comitato, interrotto mesi addietro, con la determinazione necessaria a raggiungere un accordo che funga da esempio, a livello nazionale, di gestione partecipata di un bene pubblico».

Vi proponiamo un commento di Giovanni Pandolfini, contadino e attivista di Genuino Clandestino legato all'esperienza di Mondeggi, a cui abbiamo chiesto di fare il punto sul progetto della “Fattoria senza padroni”.

* Foto di Claudia Fanti

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