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Tra ricambi e nuove nomine, riparte la Commissione vaticana antipedofilia

Tra ricambi e nuove nomine, riparte la Commissione vaticana antipedofilia

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 03/03/2018

39263 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È finalmente arrivato il rinnovo del mandato alla Commissione vaticana per la tutela dei minori, a più di due mesi dalla scadenza degli incarichi (17 dicembre), durati un triennio. Un lasso di tempo piuttosto lungo, per un organismo deputato a occuparsi di uno dei temi più urgenti e prioritari per il Vaticano oggi, quello della gestione dei casi di abusi sessuali sui minori da parte del clero. Papa Francesco ha rinnovato l’incarico a otto membri che già facevano parte della Commissione, mentre ne ha nominati nove nuovi; sei, sostanzialmente, sono stati “congedati” (due si erano già dimessi e uno aveva chiesto di essere sollevato da incarichi attivi) mentre a uno, chiamato a collaborare in corso d’opera, nel 2016, è stato ora formalizzato l’incarico. In totale, 17 persone, esattamente lo stesso numero della precedente formazione. Pochi, forse, ad ascoltare quanto una delle componenti uscenti, la psicologa neozelandese Krysten Winter-Green, lamentò al settimanale National Catholic Reporter lo scorso agosto: «Abbiamo un lavoro enorme e un budget molto limitato». Ma il problema fondamentale è se il ricambio basterà a colmare le lacune che hanno intralciato i lavori della Commissione, la quale lo scorso settembre ha giudicato necessari alcuni aggiustamenti strutturali (v. Adista n. 31/17). È da capire se tali aggiustamenti avverranno.

Chi se ne va

Tra coloro a cui non è stato confermato l’incarico, oltre alla stessa Winter-Green, sono alcuni tra i membri più noti della Commissione: in primis, la psicoterapeuta francese Catherine Bonnet. Stando a quanto ha confidato lei stessa al National Catholic Reporter, aveva deciso di dare le dimissioni nel giugno 2017, dopo aver visto vanificati due suoi sforzi nel gruppo di lavoro di cui faceva parte: il primo, di invitare vittime o gruppi di sostegno alle vittime a dare il loro contributo prima o durante la riunione plenaria della Commissione, lo scorso settembre; il secondo, che la Commissione nel suo insieme raccomandasse a papa Francesco di dichiarare che le autorità ecclesiali di tutto il mondo sono obbligate a denunciare alle autorità civili sospetti di abusi, allo scopo di «ridurre la sofferenza dei bambini, non più costretti ad aspettare anni e anni perché gli abusi siano denunciati». Nessuno di questi due obiettivi è stato raggiunto.

A non essere rinominati, poi, la baronessa inglese Sheila Hollins, il prete neozelandese Bill Kilgallon, il gesuita argentino p. Humberto Yáñez, direttore del Dipartimento di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana; Kathleen McCormack, australiana, fondatrice di CatholicCare. Il professor Claudio Papale, docente di Diritto Penale e Procedura Penale alla Pontificia Università Urbaniana e membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno dei fondatori della Commissione, nel maggio 2016 aveva chiesto – e ottenuto – di essere sollevato dall’impegno attivo perché impegnato in altri compiti nella Santa Sede.

Si tratta di esclusioni incomprensibili, ha spiegato al National Catholic Reporter (17/2), «choccata», Marie Collins, ex membro della Commissione e vittima lei stessa di abusi, che lasciò il gruppo nel marzo 2017 per contrasti con la Congregazione per la Dottrina della Fede, accusata di inerzia (v. Adista Notizie n. 12 e 14/17). Tra i sei non riconfermati, infatti, vi sono «alcuni tra i membri più attivi e dotati della maggiore esperienza di lavoro nella tutela dei minori e nel contatto diretto con le vittime». Su Twitter si è chiesta: «Perché non riconfermare i membri desiderosi di continuare lasciandoli tornare agli importanti progetti su cui stavano lavorando, invece di avere nuove persone che devono cominciare da capo?».

Chi resta

Invariati restano i vertici della Commissione: alla presidenza il card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, membro del gruppo di cardinali che consigliano il papa sulle riforme della Curia (C9), e alla segreteria mons. Robert Oliver (statunitense). Ecclesiologo e canonista, quest’ultimo si è occupato per molti anni di tutela dei minori per l’arcidiocesi di Boston (dove è stato assistente al vicario generale) e per la Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha svolto il ruolo di promotore di giustizia (2012-2014); ruolo, questo, che ha svolto anche in diverse diocesi statunitensi. Membro dell’associazione cattolica Brotherhood of Hope, è stato visiting professor di Diritto canonico presso la Catholic University of America. Riconfermato anche p. Hans Zollner (Germania), 52 anni, gesuita, psicologo e psicoterapeuta, presidente del Centro per la Protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana, direttore e professore dell’Istituto di Psicologia. Dal 2010 è vicerettore della Gregoriana; fa anche parte del gruppo di lavoro scientifico della “Tavola rotonda sulla violenza sessuale contro minori” del Governo federale della Germania.

Il papa ha affidato il secondo mandato anche a mons. Luis Manuel Ali Herrera (Colombia), 51 anni, vescovo ausiliare di Bogotá dal 2015, vicario generale del Centro di Comunione e Partecipazione dell’arcidiocesi di Bogotá, che ha diretto dal 2007 al 2015 il dipartimento di orientamento psicologico del Seminario della città, occupandosi della formazione dei futuri sacerdoti. Docente di Psicologia dello Sviluppo umano, di Psicologia sociale e pastorale, è stato anche cappellano dell’Università nazionale della Colombia (1994-2001). Tiene corsi di aggiornamento in tutto il Sudamerica per educatori e ritiri spirituali. Gabriel Dy-Lyacco (Filippine), 49 anni, psicoterapeuta dal 1997, nella sua attività clinica si è occupato anche di vittime e responsabili di abusi, traumi infantili, disordini della personalità, dipendenze. È sposato e padre di 5 figli. Ha un Ph.D. in Counseling pastorale, integrando così psicoterapia e dimensione spirituale. È professore associato alla Scuola di Psicologia e Counseling della Regent University, Virginia. Sr. Kayula Lesa (Zambia), suora della Carità (RSC), educatrice, ha una vasta esperienza nel campo dello sviluppo. Ha lavorato con il Jesuit Refugee Service (JRS) in Zambia, ed è stata coordinatrice per l’Educazione nel campo profughi di Meheba a Solwezi, diventando in seguito direttrice del programma per il JRS. Dal 2008 al 2013 si è occupata di giustizia sociale ed educazione presso il Jesuit Centre for Theological Reflection a Lusaka, ed è stata membro del Forum Africano per la Dottrina sociale della Chiesa. Oggi gestisce Dialogue for Development, un programma che promuove il dialogo su temi relativi ai diritti umani come la tratta di esseri umani e la tutela dei minori e la cittadinanza attiva sulla cura della Terra. Sr. Hermenegild Makoro (Sudafrica), delle Suore missionarie del Preziosissimo Sangue nella diocesi sudafricana di Mthatha, ha titoli accademici in Educazione e Teologia. Per diversi anni è stata la superiora provinciale della sua congregazione e si è occupata di formazione pastorale. Dal 2012 ricopre il ruolo di Segretaria generale della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale. Secondo incarico anche per Hanna Suchocka (Polonia), docente di Diritto costituzionale e specialista di diritti umani all’Università di Poznan, è stata primo ministro della Repubblica polacca (1992-1993), ministro della Giustizia e procuratrice generale (1997-2000), ambasciatrice della Polonia presso la Santa Sede (2001-2013). Il suo impegno nel campo dei diritti umani le è valso, tra gli altri riconoscimenti, il Max Schmidheiny Stiftung Peace Prize e la Medaglia d’oro della Fondazione Jean Monnet (Lausanne).  

La morte del Doge Marin Falier, dipinto di Francesco Hayez (olio su tela, 1867), tratto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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