Non solo memoria, ma presenza: la Teologia della Liberazione guarda al futuro
Tratto da: Adista Documenti n° 22 del 16/06/2018
DOC-2919. L'AVANA-ADISTA. Che la Teologia della Liberazione non sia più, né possa più essere, quella degli anni '70 e '80 nessuno potrebbe negarlo, ma da qui a ritenere che sia una realtà superata ce ne corre. Dall’avvento del pontificato di Francesco, anzi, su di essa si sono nuovamente accesi i riflettori, alimentando la convinzione, espressa da Pedro Casaldáliga, vescovo emerito di São Félix, che «la teologia è Teologia della Liberazione o non è teologia, certamente non lo è del Dio di Gesù». Con tutta l’evoluzione di temi, di metodi e di stili che ha registrato al suo interno nel corso degli anni, la TdL non solo non ha perso nulla della sua necessità e urgenza – in un contesto, tra l’altro, in cui la disuguaglianza sociale è diventata scandalosa nel mondo intero, non più solo nel “Terzo Mondo”, anche in forme prima sconosciute – ma si è pure aperta a nuove sfide, dal paradigma di genere (trascurato e persino negato, negli anni ‘70, anche da prestigiosi teologi della Liberazione) al paradigma post-coloniale, dal paradigma del pluralismo religioso al paradigma ecologico, assumendo, in dialogo con le scienze, una chiara opzione per la salvezza del pianeta, attraverso una visione non più antropocentrica ma biocentrica e cosmocentrica. Con il vantaggio, per di più, di poter operare, nel nuovo clima di apertura che attraversa la Chiesa, con margini più ampi di libertà e di creatività, senza paura di possibili rappresaglie da parte delle istanze vaticane.
È di tutto questo che vuole dar conto il libro Re-encantos y Re-encuentros: Caminos y desafíos actuales de las Teologías de la Liberación, curato da Daylíns Rufín Pardo e da Luis Carlos Marrero per iniziativa del Centro Oscar Arnulfo Romero e del Centro studi del Consiglio delle Chiese di Cuba a L'Avana. Un libro che, nei suoi diversi articoli e approcci, non mira solo a celebrare una memoria, ma anche a riconoscere una presenza, abbracciando «un cammino lungamente percorso» e al tempo stesso aprendosi al futuro. «È il re-incontro – come scrivono nell'introduzione i curatori – di coloro che hanno aggiunto il proprio canto perché fosse possibile la polifonia di questo re-incanto teologico».
Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci degli interventi del teologo domenicano brasiliano Frei Betto e di Ivone Gebara, teologa femminista brasiliana.
Parte del fronte di copertina del libro Re-encantos y Re-encuentros: Caminos y desafíos actuales de las Teologías de la Liberación, curato da Daylíns Rufín Pardo e Luis Carlos Marrero
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