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La Chiesa tra ecologia e giustizia. Documento per il Sinodo panamazzonico

La Chiesa tra ecologia e giustizia. Documento per il Sinodo panamazzonico

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 29/06/2018

DOC-2923. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. “Vedere, giudicare (discernere), agire”: questo il metodo tutto latinoamericano – perché la Chiesa sia sempre incarnata nel procedere dell’umanità – che costituisce l’ossatura del Documento preparatorio del Sinodo panamazzonico, l’Assemblea speciale dei vescovi che si terrà nell’autunno del 2019, e che ha per titolo “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.

Nell’introduzione, in poche righe la fotografia della realtà: «Nella foresta amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una “cultura dello scarto” (LS 16) e una mentalità estrattivista. L’Amazzonia è una regione con una ricca biodiversità; è multi-etnica, pluri-culturale e pluri-religiosa, uno specchio di tutta l’umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, degli Stati e della Chiesa».

In altrettante poche righe il senso dell’“universalità” dei problemi amazzonici, motivo per cui rappresentano un tema di cura della Chiesa tutta: «Le riflessioni del Sinodo Speciale superano l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta. Partiamo da un territorio specifico, per gettare a partire da esso un ponte verso altri biomi essenziali del mondo: il bacino del Congo, il corridoio biologico mesoamericano, i boschi tropicali del Pacifico asiatico, il bacino acquifero Guaranì, fra gli altri»; in poche parole poi la scelta cui la Chiesa non può sottrarsi: «Ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come primi interlocutori di questo Sinodo, è di vitale importanza anche per la Chiesa universale. Per fare questo abbiamo bisogno di avvicinarci di più ad essi».

La parte del “vedere” è titolata “Identità e grido della Panamazzonia”; il “discernere” (“Verso una conversione pastorale ed ecologica”) guarda all’annuncio del Vangelo di Gesù nelle dimensioni biblico-teologica, sociale, ecologica, sacramentale ed ecclesiale-missionaria; l’“agire” intravvede “Nuovi cammini per una Chiesa dal volto amazzonico”.

La realtà panamazzonica, nella prima parte del documento, è “vista” con uno sguardo attento alle varie sfaccettature che presenta, tanto che si fa forte, nei “nuovi cammini” da intraprendere, la «domanda alla Chiesa amazzonica di avanzare proposte “coraggiose”, fatte con “audacia” e “senza paura”». Ovvero: «proporre nuovi ministeri e servizi per i diversi agenti pastorali, che rispondano ai compiti e alle responsabilità della comunità»; «individuare quale tipo di ministero ufficiale possa essere conferito alla donna»; «sostenere il clero indigeno»; e «progettare nuovi cammini affinché il Popolo di Dio possa avere un accesso migliore e frequente all’Eucarestia».

Le ipotesi che il documento presinodale sembra dunque prendere in considerazione potrebbero riguardare le figure dei viri probati, dei “preti di comunità” e delle donne diaconesse, peraltro tutte “soluzioni” – per il servizio a comunità disperse su territori vasti e di non semplicissimo accesso – che circolano in modo sommerso a tutti i livelli del dibattito ecclesiale.

Di seguito, dal documento preparatorio – che termina con il consueto questionario cui ogni Conferenza episcopale dovrà rispondere perché la Segreteria del Sinodo possa preparare l’Instrumentum laboris sul quale lavorerà l’Assemblea episcopale il prossimo anno – riportiamo il “vedere” e, dell’“agire”, i capitoli “Ministeri dal volto amazzonico” e “Nuovi cammini”.   

Foresta fluviale amazzonica: Fonte: Nasa, autore: Pfly, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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