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Apertura vaticana sull’unione omosessuale, «legittima e degna espressione umana»

Apertura vaticana sull’unione omosessuale, «legittima e degna espressione umana»

Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 28/12/2019

40073 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. La Pontificia Commissione Biblica ha pubblicato uno studio sistematico sulla visione antropologica della Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse – Che cosa è l’uomo?, nelle librerie dal 16 dicembre, per i tipi della Libreria Editrica Vaticana – che rimette in discussione la tradizionale visione dell’omosessualità nella Chiesa. La notizia, a suo modo, è dirompente, nonostante da anni ormai gli studi biblici più avanzati rilevassero come i passi della Bibbia in cui si parla dell’omosessualità andavano interpretati in maniera diversa rispetto alla tradizionale condanna di ogni affettività omosessuale. E nonostante già un documento del 1993 della stessa Commissione, sulla “Interpretazione della Bibbia nella Chiesa” mettesse in guardia da un approccio letterale ai testi biblici. In quel caso, i membri della commissione biblica (tra cui c’era anche il card. Carlo Maria Martini) non fecero però esempi concreti. Né tantomeno fecero riferimento alla omosessualità. Ma c’era Wojtyla, i tempi erano diversi, il clima di controllo e censura sugli studi teologici e biblici era piuttosto pesante. Le aperture fatte dal pontificato di Francesco (su sua richiesta l’approfondimento scritturistico e la pubblicazione del testo, il cui principale estensore è stato il gesuita Pietro Bovati, membro della Commissione e Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede) hanno oggi permesso alla Pontificia Commissione Biblica di dire qualcosa di più, e di più preciso.

Va anzitutto spiegato cos’è la Commissione: si tratta di un organismo della Curia romana che svolge funzione consultoria in materia biblica, all'interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cui cardinale prefetto è anche il presidente della Commissione. Istituita nel 1902 da Leone XIII con la lettera apostolica Vigilantiae studiique, fu Paolo VI nel 1975, con il motu proprio Sedula cura a stabilire le norme attualmente vigenti per l'organizzazione ed il funzionamento della Commissione: i membri non erano più – come in passato – dei cardinali, assistiti da consultori, ma docenti in scienze bibliche provenienti da varie scuole e nazioni.

Passiamo al testo. In sintesi, si tratta di un libro articolato su quattro capitoli. Il primo capitolo indaga l'uomo-creatura, il secondo esplora l'uomo in rapporto al Creato; il terzo capitolo, il più articolato, riguarda la realtà antropologica relazionale. Nel quarto capitolo si parla infine dell’uomo sottoposto alla legge, che ha un’obbedienza da perseguire, un progetto da realizzare. Per quanto non fosse ancora in libreria, di Che cosa è l’uomo sono subito circolate diverse anticipazioni. Tra le altre, alcune che riguardano il terzo capitolo, che tratta dell’uomo nei suoi rapporti di tipo sponsale, filiale, fraterno e amicale.

Rispetto a ciò, nel libro si ribadisce che «l’istituzione matrimoniale, costituita dal rapporto stabile tra marito e moglie, viene costantemente presentata come evidente e normativa in tutta la tradizione biblica» e che non esistono «esempi di unione legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso». Tuttavia, la Pontificia Commissione aggiunge: «Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state via via ritenute sorpassate con il progressivo affermarsi delle scienze naturali e umane; analogamente – si deduce da parte di alcuni – una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una radicale riserva sull’esclusiva valorizzazione dell’unione eterosessuale, a favore di un’analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano. Di più, si argomenta talvolta che la Bibbia poco o nulla dice su questo tipo di relazione erotica, che non va perciò condannata, anche perché spesso indebitamente confusa con altri aberranti comportamenti sessuali».

Insomma, non generica accoglienza delle persone omosessuali, ma riconoscimento della dignità della loro affettività. Certo, il testo non assume come proprio questo punto di vista, ma lo presenta come autorevole e per questo ammette (ed è un fratto rilevante) che ormai fedeli, teologi, biblisti considerano legittime le unioni Lgbt al pari di quelle eterosessuali. Dei passi biblici che condannano l’omosessualità il libro della Commissione Biblica dice questo: «L’esame esegetico condotto sui testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ha fatto apparire elementi che vanno considerati per una valutazione dell’omosessualità, nei suoi risvolti etici. Certe formulazioni degli autori biblici […] richiedono un’intelligente interpretazione, che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere evitando di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo».

«Finalmente una prima apertura. Bisogna vedere che siano cose vere e non solo parole un po’ nuove. Ma non mi stupisce che si arrivi a un ripensamento di vecchie categorie perché eravamo alla barbarie. Se non si cambia su questi punti, si va al fallimento della Chiesa». Così ha commentato don Franco Barbero, biblista, animatore delle Comunità Cristiane di Base e da ormai 50 anni impegnato nella pastorale delle persone Lgbt al portale gionata.org. Ancora più prudente – sempre sullo stesso portale – il commento di Selene Zorzi, teologa, da sempre studiosa delle tematiche femminili e di quelle lgbt, che afferma: «Niente di che. Siamo lontani dal formulare riflessioni conclusive. Diciamo che è un passo avanti». Del resto, «ormai esiste una letteratura sterminata sull’omosessualità. Informazioni, testimonianze, ricerche scientifiche e anche teologiche, arrivano anche in Vaticano. I vertici della Chiesa non possono ignorarle, se non vogliono correre il rischio di testimoniare il vecchio e il falso». 

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