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Disertare la guerra. Il papa ricorda Jägerstätter ed esalta l’obiezione di coscienza

Disertare la guerra. Il papa ricorda Jägerstätter ed esalta l’obiezione di coscienza

Tratto da: Adista Notizie n° 27 del 23/07/2022

41158 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Papa Francesco scrive ai giovani che a Praga partecipano alla “Eu Youth Conference” (11-13 luglio) sul tema “Impegnarsi insieme per un’Europa sostenibile e inclusiva” e indica tre piste di impegno: l’«inclusione», la «cura per la casa comune» e soprattutto l’«obiezione di coscienza» alla guerra, sul modello del contadino austriaco Franz Jägerstätter, che disubbidì a Hitler, rifiutò l’arruolamento e per questo venne condannato a morte.

La prima pista è «aprirsi all’accoglienza, e quindi il valore dell’inclusione: non lasciarsi trascinare in ideologie miopi che vogliono mostrarvi l’altro, il diverso come un nemico», scrive il pontefice. «Non dimentichiamo che milioni di europei in passato hanno dovuto emigrare in altri continenti in cerca di futuro. Anch’io sono figlio di italiani emigrati in Argentina».

La seconda è «la cura per la casa comune». Esorta il papa: «Non lasciatevi sedurre dalle sirene che propongono una vita di lusso riservata a una piccola fetta del mondo: possiate avere “occhi grandi” per vedere tutto il resto dell’umanità, che non si riduce alla piccola Europa; aspirare a una vita dignitosa e sobria, senza il lusso e lo spreco, perché tutti possano abitare il mondo con dignità. È urgente ridurre il consumo non solo di carburanti fossili, ma anche di tante cose superflue; e così pure, in certe aree del mondo, è opportuno consumare meno carne: anche questo può contribuire a salvare l’ambiente».

Infine la guerra. «L’idea di un’Europa unita è sorta da un forte anelito di pace dopo tante guerre combattute nel Continente, e ha portato a un periodo di pace durato settant’anni – scrive Francesco –. Ora dobbiamo impegnarci tutti a mettere fine a questo scempio della guerra, dove, come al solito, pochi potenti decidono e mandano migliaia di giovani a combattere e morire. In casi come questo è legittimo ribellarsi!».

Come appunto fece Jägerstätter, il contadino austriaco che disse no a Hitler. «Vorrei invitarvi – suggerisce Bergoglio – a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli “occhi grandi”, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato beato dal papa Benedetto XVI», ma solo dopo decenni di oblio, alimentato soprattutto dalla Chiesa austriaca, che mal digeriva una testimonianza evangelica come quella di Jägerstätter.

«Franz – prosegue il papa – era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia. Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici».

E insieme a lui, il teologo protestante Bonhoeffer. Infatti, ricorda il pontefice, «Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine. Questi due giovani “dagli occhi grandi” vennero uccisi perché rimasero fedeli fino alla fine agli ideali della loro fede».

«La storia del contadino austriaco Franz Jägerstätter è una delle vicende più sconvolgenti dell'antinazismo tedesco. È la storia di un giovane padre di famiglia (tre figlie piccole) con la quinta elementare vissuto un paesino piccolissimo dell'Alta Austria (Sankt Radegund) a pochi chilometri dal paese natale di Hitler», spiega Fancesco Comina, biografo di Jägerstätter, autore del volume pubblicato lo scorso anno dalla Emi, Solo contro Hitler. Franz Jägerstätter il primato della coscienza (v. Adista Notizie n. 11/22), che in passato si era dedicato a un altro oppositore a Hitler, il trentacinquenne altoatesino Josef Mayr-Nusser, che rifiutò il giuramento alle SS, nelle cui fila era stato arruolato a forza, e morì sul vagone piombato di un treno che lo portava nel lager di Dachau (v. Adista n. 20/17).

Jägerstätter, spiega Comina, era «un giovane irrequieto, un poco “scapestrato” (il primo ad avere una moto nel paese, un ragazzo molto ambito dalle ragazze, padre di una figlia illegittima e costretto a lasciare per alcuni anni il paese per fare lavori di fortuna nelle miniere in Stiria), che nel 1935 si innamora follemente della sua Fani (Franziska Schwaninger), conosciuta ad una festa di ballo. Si sposa pochi mesi dopo, nella primavera del '36, spendendo tutti i soldi raccolti in un viaggio di nozze fra Roma, Napoli e Ischia. Da lì incomincia una ricerca spasmodica sulle orme di quel Cristo ancora e sempre dileggiato e crocifisso dal potere, che in quel tempo imperversava furente e prepotente anche in quello spicchio di territorio insignificante al confine con il Reich».

«Franz – prosegue Comina – entra gradualmente nelle pieghe del Vangelo e capisce che non esiste una fede alienata dalla storia. E se la Chiesa non ti ascolta e pensa che è meglio fare un patto con il demonio, allora bisogna testimoniare questo Vangelo da soli, nella solitudine più paradossale. Solo in mezzo a una comunità impaurita e soggiogata. Franz si affida alla sua coscienza. Il giorno del referendum per l'approvazione dell'Anschluss (l’unificazione dell’Austria alla Germania, ndr) nel marzo del 1938 è l'unico a votare contro. Franz urla il suo sdegno alla comunità che si spaventa e lo isola sempre di più. Lo confida alla moglie che si impaurisce pur sostenendolo con tutta se stessa. Lo rivela agli amici preti che si sconcertano cercando in tutti i modi di fargli cambiare idea. Finché non decide di incontrare il vescovo di Linz consegnandogli una lettera con undici punti fondamentali in cui si afferma la totale inconcilabilità fra vangelo e nazismo. E anche il vescovo rimane ammutolito»

«Franz – aggiunge Comina – se ne va solo (accompagnato soltanto dall'amore di Franziska) verso il patibolo. Se ne va scrivendo tantissimo, elaborando i punti della sua etica che poi troveremo esposti nei libri di etica dei grandi teologi e dei filosofi nel dopoguerra. Temi come: l'idolatria al potere, la responsabilità del cristiano adulto, l'impossibilità di obbedire a comandi ingiusti, la pace come bene supremo, la fratellanza come auspicio di un'Europa solidale e confederata. Scriveva in uno dei suoi testi: “Per ritornare felicemente a riva non ci rimane che nuotare controcorrente; chi ci si è buttato da solo e forse vi ha trascinato anche altri farà sicuramente più fatica a uscirne, perché la cattiva coscienza indebolisce le sue forze e senza forze uno deve rinunciare alla lotta contro le onde. Per quelli che non vogliono riconoscere la pericolosa situazione nella quale ci troviamo sono completamente inutili tutti i mezzi per rafforzare la capacità di giudizio e di azione”».

Dopo la morte, anche la damnatio memoriae, fino a pochi anni fa. «Dopo la sua esecuzione con la ghigliottina il 9 agosto 1943 – conclude Comina – anche la memoria è stata vilipesa e la famiglia ne ha subìto conseguenze terribili (emarginazione, dileggio, violenze di vario tipo). Fino a che un sociologo americano, Gordon Zahn decide, nel 1963 di uscire con un libro sulla storia trovando terreno fecondo nei movimenti pacifisti americani di quegli anni e nella penna famosa del monaco trappista Thomas Merton che dipinge Franz come un eroe della coscienza. Di lì inizia la nuova storia di Franz e di Franziska che arriva alla beatificazione soltanto del 2007». 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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