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Nella crisi mediorientale Israele si gioca l’anima. Michele Santoro intervista Raniero La Valle

Nella crisi mediorientale Israele si gioca l’anima. Michele Santoro intervista Raniero La Valle

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 16/03/2024

41788 ROMA-ADISTA. Un cessate il fuoco a Gaza (e in Cisgiordania) sembra ancora lontano. Che se poi dovesse essere legato a un progetto di soluzione del conflitto che preveda la creazione di “due popoli, due Stati”, sarebbe impossibile realizzarlo: sia perché non c’è un continuum delle enclave palestinesi in Israele che sono isolate le une dalle altre, sia perché il governo di Benjamin Netanyahu (che seguita a praticare la politica colonialista degli insediamenti dei coloni nelle terre abitate dai palestinesi) è fermamente contrario a riconoscere loro diritto di cittadinanza.

Una situazione di stallo – che non fa che perdurare il conflitto mediorientale – bene spiegata da Raniero La Valle nell’intervista rilasciata a Michele Santoro sul sito Servizio pubblico a proposito del libro di La Valle, Gaza delle gentiIsraele contro Israele, uscito lo scorso gennaio per i tipi di Bordeaux Edizioni. L’unica strada per evitare la reciproca distruzione fra i due popoli è, come auspicava Primo Levi, ricorda La Valle, l’idea di ritagliare a Gerusalemme una piccola area extraterritoriale sovrana in cui stabilire un centro mondiale delle tre religioni monoteiste, ebrei, islamici e cristiani, una specie di Stato della Città di Sion (come a Roma il Vaticano) per farsi segno e strumento di una conciliazione e un accordo tra le grandi fedi, culture e popoli coinvolti»; «un centro di irradiazione con intorno uno Stato, democratico pluralista che accetta le minoranze e che in quel caso diventerebbe una grande democrazia del Medio Oriente, cosa che oggi Israele non è perché è uno Stato che nega i diritti delle minoranze», spiega La Valle nell’intervista. Dove aggiunge: è un «sogno», «ma è possibile perché qualsiasi altra soluzione è distruttiva, non esiste. O l’uno distrugge l’altro o l’altro distrugge l’uno. Due popoli due Stati non è possibile: che fai mandi via a cannonate 750 mila ebrei coloni degli insediamenti?». E l’assenza di una soluzione non è distruttiva solo per i palestinesi, lo è per gli ebrei e l’ebraismo, perché il prezzo che sta pagando Israele con il massacro a Gaza è «il ritorno dell’antisemitismo, in modo molto molto forte e in modo generale».

Israele contro Israele

L’aggressione di Israele agli abitanti di Gaza, iniziata come reazione all’attacco terroristico mosso da Hamas il 7 ottobre contro civili israeliani, ribadisce La Valle, «non colpisce solo il popolo palestinese ma anche Israele che è fortemente in pericolo»: «L’accusa di genocidio mossa a Israele e formalizzata presso il Tribunale Internazionale di Giustizia è un’accusa tremenda. Uno Stato che venisse accusato di genocidio dovrebbe essere messo in condizione di non nuocere. Per Israele vorrebbe dire legittimare tesi estremistiche che dicono che non deve esistere in Palestina».

Come può Israele liberarsi da questa spada di Damocle? «La prima cosa da fare – interviene Santoro – è distinguere fra Stato e governo, cioè fra Stato e Netanyahu al momento». Ne conviene La Valle: «Una cosa è lo Stato giuridico, un’altra il popolo che è parte integrante di questo Stato. Ma poi c’è la fede di Israele che riguarda la terra di Israele e si identifica col messianismo, ovvero l’idea che questa terra appartiene al popolo ebreo per diritto divino e che la speranza, la promessa è che tutto il popolo ebreo si riunisca in questa Sion, in questa Gerusalemme delle genti. Tre realtà tenute insieme nella creazione di Israele. Quando è nato lo Stato nel 1948 in Israele ci si è posto il problema di avere un ordinamento complessivo, una Costituzione. Il dibattito si fermò subito: non poteva esserci una Costituzione essendoci già la Torah (parola ebraica che vuol dire Bibbia). E quella è la Costituzione, ma se la Costituzione è la Torah ne discende tutto il resto, il popolo eletto, la promessa della terra che deve necessariamente realizzarsi…».

Questo rapporto fra popolo, terra e fede è stato fissato in maniera formale nel 2018, afferma La Valle, quando Israele governato da Netanyahu «si è dato una Legge Fondamentale – non una Costituzione – dove Israele si definisce “Stato Nazione del popolo ebraico”, unico Stato che si identifica con una terra, con un popolo. Uno Stato etnico. Poi dice “la terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico in cui lo Stato di Israele si è insediato”. Dunque la terra è la cosa permanente definitiva, lo Stato è quello che interviene, rappresenta ed esprime la politicità di questa terra. E poi dice “lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico”, dunque le altre minoranze non sono riconosciute come appartenenti a questa patria, in cui il popolo ebraico “esercita il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all’autodeterminazione” e questa autodeterminazione è riservata solo al popolo ebraico, gli altri non ne possono godere». Dunque i palestinesi «non possono avere diritto all’autodeterminazione, all’autonomia politica, ai diritti che assicura una cittadinanza».

Ma la storia è sempre in movimento, e non è detto che debba essere necessariamente così lo Stato di Israele: «All’interno della stessa tradizione ebraica, lungo i secoli – ha spiegato ancora La Valle – c’è stata una continua affermazione che non è la realizzazione politica il vero adempimento delle promesse messianiche, come viene definita questa prospettiva della fede di Israele, un messianismo. Che invece nasce col sionismo, alla fine dell’‘800. Ma c’è tutta una corrente di rabbini, scuole ebraiche, il Talmud, tutta una corrente di teologici e filosofi ebraici che dicono: è un’eresia cercare la realizzazione temporale, storica, politica delle promesse messianiche, perché queste sono la promessa di alleanza indissolubile che Dio ha fatto con questo popolo. E dunque c’è un avvertimento: non pensate che questo dono di Dio lo dovete realizzare con gli strumenti della politica, della forza, delle imposizioni...» (Per la versione completa dell’intervista, questo è il link al video: urly.it/3-k00).

Dalla pace tutto discende

Santoro e La Valle concordano in questa lettura del più annoso conflitto mediorientale (alle domande di Santoro qui non abbiamo potuto dare spazio). Essa esplicita la visione contenuta nel programma di “Pace Terra Dignità”, nuovo soggetto politico fondato da entrambi insieme a Benedetta Sabene (attualmente redattrice di Servizio Pubblico) e presentato il 14 febbraio scorso. Un soggetto nato nella contingenza di due guerre, quella in Ucraina e quella a Gaza, che danno il senso della terribile china sulla quale l’umanità è avviata e che perciò risuonano nel programma della nuova formazione. Programma (shorturl.at/fIWX5) che infatti apre con queste osservazioni: «La Pace non sta da sola. Pace Terra e Dignitàsono i tre beni comuni primari di una politica che restituisca innanzitutto ai giovani la speranza e la fiducia nel futuro, e possa promettere l’ancora inattuato “diritto al perseguimento della felicita”. Tutti dicono di volere la pace nel mon- ̀ do, ma questa non si puònemmeno pensare se prima non finiscono i massacri in Ucraina e in Medioriente, se non si pone fine alla “terza guerra mondiale a pezzi” che arriva fino al Pacifico. La Pace non solo è assenza di violenza, delle armi e di pratiche di guerra, ma vuol dire assenza di rapporti antagonistici, sfide militari e sanzioni genocide tra gli Stati; mettere la diplomazia al primo posto; implica prossimitàe soccorso a tutti i popoli nei momenti di difficolta».̀

In questi giorni “Pace Terra Dignità” sta raccogliendo le firme per potersi presentare alla tornata elettorale che ci attende. Intanto, come ha scritto il manifesto (15/2), nella lista dei candidati, oltre a quelli dei due promotori, i «nomi che circolano» sono l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, l’europarlamentare uscito dal M5S, Piernicola Pedicini. E anche Ilaria Salis: «In questo momento lei non è condannata – dice Santoro – Se volesse candidarsi alle europee potrebbe farlo. Ma sta a lei decidere». 

*Foto presa dal profilo Facebook di Raniero La Valle, immagine originale e licenza 

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