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LE GIUSTE RIVENDICAZIONI DEL POPOLO MAPUCHE

Tratto da: Adista Documenti n° 89 del 12/09/2009

“La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo” (Gen 4, 10)

 

Noi membri della Commissione di Pastorale Mapuche della Regione Sud del Cile, riuniti nel Santuario de Metrenko, intendiamo dichiarare quanto segue:

1. Come Chiesa abbiamo avvertito preoccupazione per la progressiva criminalizzazione delle rivendicazioni mapuche, ridotte a questione di polizia. Ore prima della morte di Jaime Mendoza Collío, il vescovo presidente della Commissione Nazionale di Pastorale Indigena, mons. Camilo Vial, si era riunito con il ministro segretario generale della Presidenza, il ministro dell’Interno e, insieme al Comitato Permanente della Conferenza Episcopale, con la presidente della Repubblica, per ribadire la necessità di non criminalizzare le rivendicazioni mapuche. Denunciamo la “presenza di forze speciali di polizia, equipaggiate militarmente, che fanno uso di armi da fuoco nella repressione, il che può condurre nuovamente alla morte di comuneros”.

2. Avendo avuto udienza come Chiesa, abbiamo deplorato il fatto che i 100 dirigenti mapuche dei quattro spazi territoriali che si sono recati alla Moneda il 24 luglio del 2009 non siano stati ricevuti. Abbiamo anche evidenziato che un’occasione di dialogo tanto importante non si sarebbe dovuta perdere.

3. Abbiamo considerato che la situazione in cui è morto Jaime Mendoza Collío avrebbe potuto essere perfettamente evitata se si fosse accettato il dialogo sollecitato dagli stessi comuneros che occupavano il fondo agricolo in attesa della Conadi (Corporación Nacional de Desarrollo Indígena). Invece del dialogo, sono giunti grandi contingenti di polizia fortemente armati.

4. Come Chiesa, abbiamo alzato la voce anche per denunciare la violenza spropositata con cui i carabinieri operano nelle cosiddette aree di conflitto. Insistiamo sul fatto che il ministero dell’Interno deve rivedere il modo in cui i carabinieri agiscono nelle comunità mapuche.

5. Il popolo mapuche non è un popolo di criminali o di terroristi. Sono nostri fratelli e sorelle con cui condividiamo l’amore per la vita, la fede in Dio e il desiderio di pace. La repressione poliziesca di cui siamo testimoni sembrerebbe rispondere a una deplorevole visione discriminatoria e razzista che la Chiesa ha già condannato.

6. La morte di Alex Lemún, Matías Catrileo e ora di Jaime Mendoza Collío è la conseguenza di questa spirale di violenza che abbiamo denunciato e che è necessario fermare subito.

7. Il popolo mapuche risponde al suo diritto e dovere di difendere la propria identità, di rivendicare il proprio territorio e di proclamare la propria vita.

8. Esprimiamo la nostra profonda solidarietà con il dolore della famiglia e della comunità di Jaime Mendoza Collío.

9. Solidali con tutti coloro che soffrono le conseguenze della violenza, chiamiamo tutti, mapuche e non mapuche, a rinunciare alla violenza, a ricostruire i cammini del dialogo e a lottare con strumenti di pace. Invitiamo a mobilitare gli organismi dello Stato in una risposta pronta e adeguata alle giuste rivendicazioni del popolo mapuche. Esortiamo specialmente giudici, pubblici ministeri e carabinieri a rivedere il proprio modo di agire e la propria disposizione nei confronti delle comunità. Chiediamo ai mezzi di comunicazione di offrire informazione obiettiva e verace che contribuisca alla comprensione e alla pace. Ci convochiamo come Chiesa per rispondere al clamore dei nostri fratelli.

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