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SE I NOSTRI VALORI DIVENTANO IDOLI. UNA RIFLESSIONE BIBLICA DELLE REALTÀ CRISTIANE DI MESSINA

Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 09/01/2010

DOC-2226. MESSINA-ADISTA. Viviamo in un tempo in cui vengono negati a milioni di persone i più elementari diritti umani, in cui ci si trincera nella difesa a oltranza di uno stile di vita che si fonda sullo sfruttamento della metà più povera della Terra, in cui viene rifiutato asilo e conforto a quanti, in fuga dalla fame e dalla guerra, bussano alle nostre porte; un tempo in cui si cerca, e a volte si ottiene, “copertura sacrale” per tali comportamenti, in cui la religione, invece di educare ad una visione che oltrepassi l’egocentrismo, “finisce per rafforzarlo rendendolo quasi di ‘diritto divino’”. È a partire da queste considerazioni che un folto gruppo di realtà di Messina (l’Azione Cattolica, l’Associazione Ecumenica Segretariato Attività Ecumeniche, la Parrocchia di San Luca, la Cattedra di Filosofia Teoretica dell’Università di Messina, la Comunità di S. Egidio, il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, l’associazione Nuovi Orizzonti e l’associazione Terra e Cielo) ha deciso di dedicare la seconda edizione de “La Bibbia sulle strade dell’uomo” - una due giorni di riflessione biblica svoltasi il 13 e 14 novembre scorsi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina - alla figura di Abramo e in particolare al passo della Genesi “In Te saranno benedette tutte le famiglie della Terra” (lo scorso anno era stato invece approfondito il tema “Anche voi siete stati stranieri. La Chiesa dalla parte dei poveri”; v. Adista n. 92/08).

Abramo, come ha sottolineato nel suo intervento Silvia Geraci, ricercatrice presso la Cattedra di Filosofia Teoretica dell’Università di Messina, è “un monoteista che non è ancora di nessuna religione, ma che insegna cosa voglia dire accogliere, in nome del Dio Uno, ogni uomo nella sua unicità e cosa voglia dire accogliere, in nome del Dio che resta straniero, ogni uomo nella sua estraneità”. Ricordando il teologo francese Louis Massignon, la Geraci ha sottolineato la necessità di tornare ad Abramo con tanta più forza “quanto più il caso è disperato”: “Non è forse Abramo il primo a sperare contro ogni speranza, a sperare l’impossibile, a credere alla Promessa dell’incredibile? E cos’è l’impossibile oggi se non la speranza di sottrarre l’eredità dei monoteismi al deserto di un’ostilità globale, per riaffermarla in favore di un’o-spitalità globale?”.

Pochi, rudimentali e poveri gli strumenti a nostra disposizione per far sì che la benedizione che tramite Abramo si stende su tutte le famiglie della Terra non sia smentita: “i nostri gesti quotidiani, le nostre parole, il nostro modo di intrecciare gesti e parole con quelle degli altri”, il dialogo, insomma, “tra esseri umani, nazioni e religioni”, come ha sottolineato nel suo intervento Gabriella Caramore, conduttrice e curatrice della trasmissione radiofonica Uomini e Profeti. Il dialogo è infatti “il luogo della negoziabilità dei conflitti”, “pratica quanto mai difficile. Non solo perché viviamo in un mondo in cui la relatività delle situazioni pone su uno stesso territorio, in uno stesso Paese, dentro una stessa città, visioni differenti dei valori”, ma anche perché “parliamo dei nostri valori come se fossero degli idoli. Dimenticando che siamo chiamati in primo luogo a vivere la nostra condizione di creature in cerca, sempre, di una verità che ci sta davanti, mai a imporre agli altri la nostra verità, come se davvero l’avessimo trovata. Noi non abbiamo la  verità. Noi non siamo la verità. Solo sapendo questo possiamo sperare di fare un po’ di verità”.

Di seguito l’intervento, non rivisto dall’autrice, di Gabriella Caramore e il documento conclusivo della due giorni di riflessione biblica. (ingrid colanicchia)

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