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LE NUOVE SFIDE DELL’ETICA CONDIVISA: CONVEGNO A ROMA DELLE REALTÀ ECCLESIALI DI BASE

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 13/02/2010

35430. ROMA-ADISTA. “Un’etica condivisa per una società pluralista”: un titolo che è anche un metodo di lavoro e un programma etico-politico. Un metodo, perché è proprio dal confronto, dalla discussione fra differenti punti di vista, che è possibile incontrarsi e condividere prospettive di convivenza nel rispetto e nell’arricchimento reciproco; un programma, perché il pluralismo non è solo un dato di fatto delle nostre società sempre più multietniche e multireligiose, ma anche un ideale regolativo affinché non prevalgano le logiche identitarie e le derive oscurantiste spesso utilizzate dalla politica per soffiare sul fuoco della paura nei confronti dell’altro e del diverso.

Questi i temi affrontati nel convegno organizzato lo scorso 30 gennaio a Roma da Liberamentenoi (www.liberamentenoi.it) e dalla Comunità di San Paolo insieme ad un cartello di associazioni e riviste: la Tenda, Gruppo di controinformazione ecclesiale, Cipax, Noi Siamo Chiesa - nodo romano, Koinonia, Adista e Confronti. Il convegno è stato anche l’occasione per raccogliere la sfida che le nuove problematiche legate all’evoluzione della tecnica nei territori del nascere e del morire presentano tanto alla coscienza dei credenti quanto a quella dei non credenti; così come le forme di affettività e legame diverse dalla famiglia tradizionale mettono in crisi gli assetti giuridici consolidati e sollevano esigenze di riconoscimento alle quali si frappone spesso una tradizione religiosa cristiana lontana dal più autentico spirito del Vangelo. Lungo queste traiettorie di ricerca si sono sviluppate le relazioni della mattinata (inframmezzate da video con interviste e testimonianze): “I soggetti delle relazioni” (Francesca Koch); “Sesso, genere e orientamento” (Stefano Ciccone); “Famiglie: sostantivo plurale” (Francesco Zanchini); “Il fine vita: liberi di scegliere” (Giovanni Franzoni).

Nel pomeriggio una tavola rotonda dal titolo “Per un’etica condivisa in assenza di una legge naturale. Quali fondanti?” ha visto il confronto fra Vera Pegna (umanista), Adnane Mokrani (islamico), Maria Angela Falà (buddista), Giovanni Cereti (cattolico). La discussione si è sviluppata soprattutto attorno alla duplice accezione del concetto di legge naturale: da una parte (Pegna e Falà) si è sottolineato come l’etica umana si costruisca e progredisca proprio in contrapposizione ai rapporti di dominio e alle modalità relazionali assunti per lungo tempo come “naturali” e immutabili. “Un’etica condivisa c’è già”, ha dichiarato Pegna, “è la nostra Costituzione. Facciamo riferimento a tutto ciò che, a livello istituzionale, già siamo riusciti a costruire in direzione di un’etica condivisa”. Dall’altra (Cereti e Mokrani) si è posto l’accento sulla legge di natura intesa come universale condivisione dei principi di altruismo e rispetto dell’altro rintracciabili nei codici morali di ogni cultura e religione che abbia contribuito alla millenaria storia della civiltà umana. Assumere il punto di vista di una “legge naturale”, hanno sottolineato sia Cereti che Mokrani, non significa tuttavia prescindere dalla necessità di una contestualizzazione storica dei principi e quindi dall’esigenza di un costante “aggiornamento” (di una mai ultimata opera di “scoperta”) della stessa “legge di natura” quale fondamento universalistico del nostro agire. “Questo riferimento alla natura”, ha affermato Cereti, “è da intendersi in senso dinamico, evoluzionistico: oggi per esempio nella Chiesa cattolica vengono affermati come diritto naturale molti diritti dell’uomo che in realtà in passato non erano riconosciuti come tali”.

Una visione che tuttavia non elimina il problema di chi rivendica per sé (e per il proprio ruolo) l’autorità di essere l’interprete esclusivo di questa “legge di natura”. Operazione dietro alla quale - come ha sottolineato Marcello Vigli intervenendo nel dibattito seguito alla tavola rotonda - si è da sempre compiuto il processo di “istituzionalizzazione” delle religioni e il pervertimento del loro originario messaggio di emancipazione. Per questo motivo le nuove frontiere dell’etica contemporanea forniscono alle religioni in primo luogo una straordinaria occasione per la propria autoriforma.

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