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Firenze 2 Il Vangelo crea comunione, non la legge

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 18 del 27/02/2010

Interloquisco direttamente con le conclusioni che Pino Ruggieri ha tratto da Firenze 2 (v. articolo precedente). Per la verità, la comunione che egli ha sentito a Firenze e che spera ci sia stata in tutti, io la posso confermare così come il riferimento diretto al Vangelo. La comunione nell’unica fede c’è, io la vivo sempre quando partecipo all’Eucaristia nella mia parrocchia (oltre che nelle  comunità di base o altrove). Ben a maggior ragione quando mi ritrovo con sorelle e fratelli giunti da tutta Italia sulla base di un comune sentire e con la volontà di conoscersi meglio reciprocamente.

Però tra chi ha vissuto questa comunione a Firenze ci sono diversi modi di fare e di vivere la teologia. E credo ci siano differenze anche tra i promotori dei due incontri e coloro che vi hanno semplicemente partecipato. Qui forse sta un punto di dissenso con Ruggieri. Noi – parlo di Noi Siamo Chiesa, ma voglio immaginare, anche, di molti altri – riteniamo che la teologia debba confrontarsi prioritariamente e con parresia incondizionata coi problemi della Chiesa italiana oggi e con le sofferenze di troppi che non capiscono dove siano finite le parole di misericordia e di speranza del Vangelo nella attuale gestione di gran parte delle strutture ecclesiastiche. Per questo, nello svolgersi di Firenze 2, le relazioni di De Sandre e Bartolomei hanno registrato, a mio avviso, maggiore ascolto e consenso da parte dei partecipanti. Nel mio intervento ho suggerito di avviare un percorso per capire come e dove vogliamo andare.

Qualche domanda mi può e ci può sollecitare ad una riflessione più approfondita: è possibile trovare non solo parole, ma convinzioni per rendere visibilmente concreta la reciproca accettazione delle diverse sensibilità ecclesiali? Mi riferisco, tanto per esser chiari, alle Comunità di Base e a Noi Siamo Chiesa e all’assenza a Firenze 2 del gruppo “Lettera alla Chiesa fiorentina”.

Il punto di riferimento di noi tutti può essere il Concilio così come è stato consegnato al popolo di Dio più e prima che nelle variegate interpretazioni che ne ha dato il magistero? È auspicabile la nascita di una rete, a maglie larghe, pluralista, che condivida i problemi pastorali della Chiesa e contribuisca a fare uscire dall’isolamento tante realtà e gruppi  nella direzione della sinodalità? Si può allargare l’attuale gruppo promotore di Firenze 1 e 2 che forse non sembra sufficientemente rappresentativo?

Noi Siamo Chiesa non pensa a nessuna Chiesa alternativa, fa solo proposte, cerca continuamente  di organizzare reti tra gruppi e movimenti di ispirazione “conciliare” in Italia, in Europa ed una rete mondiale che si incontrerà a Roma nel dicembre 2015 per il cinquantennale della conclusione del Concilio.

Quanto al rapporto che Ruggieri propone coi vescovi mi sembra debba avvenire  da posizioni di responsabile autonomia e libertà evangelica, proprio a partire da “Il Vangelo che abbiamo ricevuto” e da “Il Vangelo ci libera e non la legge”. Da anni, per il mio ruolo di coordinatore di Noi Siamo Chiesa, cerco uno scambio coi vescovi e in modo più assiduo di quanto non si sappia. L’insieme di amarezze, di silenzi, di ambiguità (che posso ben documentare) nel rapporto coi nostri pastori ci hanno portato alla conclusione di andare avanti comunque, avendo come segnale dello Spirito quello di non cercare mai alcun timbro istituzionale o alcun placet.

E poi, chiarezza per chiarezza: che tristezza vedere il nostro fratello don Alessandro Santoro (a cui testimonio ancora la nostra piena amicizia e solidarietà) silenzioso in fondo alla sala senza che la vicenda delle Piagge e la sua personale, così attuali, così fiorentine, avessero nell’assemblea alcuna attenzione. Ma non dovevamo parlare del fatto che è il vangelo che ci libera e non la legge canonica?

* Coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa

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