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IL VATICANO, LA CRICCA, I “CLERICAL VIP”. UN LIBRO RACCONTA LO SCANDALO IMMOBILIARE DI PROPAGANDA FIDE

Tratto da: Adista Notizie n° 77 del 16/10/2010

35813. ROMA-ADISTA. Difficile tentare di avere un quadro esaustivo delle immense proprietà immobiliari della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli senza imbattersi nell’ultimo libro di Andrea Gagliarducci, giovane vaticanista collaboratore del Tempo e della Sicilia. Si intitola Propaganda fide R. E. Un intrigo clerical vip (Il Saggiatore, 2010, pp. 182, € 13) e contiene non solo una documentata inchiesta sugli oltre 9 miliardi di euro di patrimonio fatto di case, palazzi, appartamenti, locali della potentissima Congregazione guidata dal cosiddetto “papa rosso”, unita al racconto dettagliato dell’intrigo di “opere pie e di opere profane” che vedono intrecciarsi dicasteri vaticani, faccendieri e personaggi politici di primo e secondo piano; ma anche, in appendice, una preziosissima, ed inedita, mappa delle proprietà di Propaganda Fide, un elenco lunghissimo dove viene riportato, per quasi tutte le voci, l’indirizzo dell’immobile ed il numero dei locali (una lista cui, per completare il quadro dei beni ecclesiastici, andrebbero poi aggiunte le innumerevoli proprietà di enti, ordini, congregazioni religiose, nonché gli immobili delle centinaia di confraternite, oltre a quelli di proprietà delle diocesi).

Il libro prende spunto dall’inchiesta aperta, a giugno 2010, dalla procura di Perugia e che vede indagato, assieme all’ex ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi, anche l’arcivescovo di Napoli, il card. Crescenzio Sepe, prefetto di Propaganda Fide dal 2001 al 2006. Sepe è finito sul registro degli indagati per concorso in corruzione aggravata. Secondo i magistrati, in cambio di mutui e case cedute a prezzi di favore o affittati gratis a importanti politici italiani, responsabili di ministeri o dipartimenti, il cardinale avrebbe ottenuto la ristrutturazione a carico dello Stato italiano del Palazzo di Propaganda Fide, nella centralissima via dei Prefetti e l’assunzione di un suo nipote all’Anas, consolidando una fitta rete di legami con il mondo politico e quello economico-finanziario. Il fine ultimo, secondo Gagliarducci, era quello di “creare un gruppo di potere a sostegno della propria aspirazione a diventare prima segretario di Stato vaticano, infine papa”. “Una scommessa persa, la sua”, chiosa il giornalista. Persa senz’altro, ma che rivela un intrico di relazioni nella quale un ruolo importante lo gioca quello che Gagliarducci definisce il “clerical vip”, una figura che ha dimestichezza con i prelati di potere, “frequenta ambienti ecclesiastici, ma ne sa stare anche al di fuori”, “si professa cattolico, ma è nel mondo e del mondo”. Figure come quelle di Francesco Silvano, ex manager della Stet (società finanziaria dell’Iri per il settore delle telecomunicazioni) arrestato nel 1993 al tempo di Tangentopoli, divenuto poi uno dei più stretti collaboratori di Sepe, in Vaticano e poi a Napoli, come economo della diocesi; o Pasquale De Lise, consultore di Propaganda Fide eletto nel giugno scorso presidente del Consiglio di Stato (dopo essere stato presidente del Tar del Lazio), che avrebbe gestito il patrimonio immobiliare vaticano insieme a costruttori come Diego Anemone e a “gentiluomini di sua santità” come Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio dei Lavori pubblici (colui che durante il Giubileo del 2000 consentì la realizzazione del megaparcheggio del Gianicolo, in territorio che si disse fosse della Santa Sede per sfuggire ai vincoli archeologici: un maxi appalto i cui proventi furono spartiti tra imprese italiane e vaticane). Ma nella “cricca” di questi personaggi, con grande dimestichezza sia del mondo laico che degli ambienti ecclesiastici (con tutti i privilegi che ne conseguivano, compreso quello di poter aprire un conto allo Ior) nel libro di Gagliarducci si incontrano anche diversi prelati. Uno di loro è don Evaldo Biasini, sacerdote ciociaro di 83 anni, economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, meglio noto alle cronache come “don Bancomat”: sarebbe infatti lui il prete a cui Anemone, in cambio di lavori di ristrutturazione eseguiti gratuitamente, si rivolgeva ogni volta che gli serviva contante senza lasciar traccia nel circuito bancario. E ogni volta che cercava un custode “discreto” per contanti e assegni da depositare. C’è poi mons. Francesco Camaldo, decano dei cerimonieri pontifici e per 15 anni segretario particolare del vicario di Roma card. Ugo Poletti. Camaldo sarebbe stato l’intermediario tra gli imprenditori della “cricca” e il Vaticano, beneficiario, secondo l’accusa, di un pagamento di 380mila euro, offerta servita a coprire i debiti derivati dall’acquisto di una villa, futura sede di nuova loggia massonica.

Uno sfondo che non intacca la fede di chi crede davvero, ammonisce Gagliarducci, “dato che la Chiesa e la fede esistono nonostante tutto”. E in ogni caso, dal quadro sconfortante dipinto nel suo libro, Gagliarducci, alla fine, salva proprio Benedetto XVI (ed è uno degli aspetti più facilmente attaccabili del suo lavoro), 30 anni ai vertici della Curia, ma nonostante ciò per il giornalista “un agnello in mezzo ai lupi”, un “puro”, “catapultato” suo malgrado sul soglio di Pietro. Proprio lui “che aveva comprato una casetta nella campagna bavarese per ritirarsi insieme al fratello a studiare e suonare” e che, secondo Galiarducci, ha accettato “perché sente che è giusto caricarsi questo fardello sulle spalle. Ma è pesante”. (valerio gigante)

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