Nessun articolo nel carrello

NON MISSIONE DI PACE, MA GUERRA PER GLI INTERESSI DI POCHI. APPELLO DI RELIGIOSI PER L’AFGHANISTAN

Tratto da: Adista Notizie n° 79 del 23/10/2010

35815. ROMA-ADISTA. La guerra in Afghanistan non si combatte per portare pace e democrazia ma perché quel territorio “è un nodo strategico per il controllo delle energie, per il profitto di alcuni gruppi industriali italiani, per una egemonia economica internazionale, per una volontà di potenza che rappresenta un neocolonialismo mascherato da intenti umanitari e democratici, poiché questi non si possono mai affermare con armi e violenza”. Lo scrivono in un documento-appello – redatto e reso noto in occasione del decimo anno di guerra, quindi pochi giorni prima dell’attentato in cui sono stati uccisi i quattro militari delle Forze armate italiane (v. notizia precedente) – alcuni preti, religiosi e religiose che lavorano in Campania: il vescovo emerito di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, don Giorgio Pisano, i comboniani di Napoli Alex Zanotelli e Domenico Guarino, le comboniane di Torre Annunziata, le orsoline di Casa Rut e i sacramentini di Casa Zaccheo a Caserta e i comboniani di Castel Volturno. A loro, promotori dell’appello, si sono aggiunte in pochi giorni più di 1500 persone che hanno sottoscritto il documento sul sito internet del periodico Il Dialogo (www.ildialogo.org).

“In quel lontano e tragico 7 ottobre 2001 (giorno dell’inizio dei bombardamenti su Kabul, ndr) il governo Usa, appoggiato dalla Coalizione internazionale contro il terrorismo, ha lanciato un attacco aereo contro l’Afghanistan. Questa guerra continua nel silenzio e nell’indifferenza – si legge nel documento –, nonostante l’infinita processione di poco meno di 2mila bare dei nostri soldati morti. Che si tratti di guerra è ormai certo, sia perché tutti gli eserciti coinvolti la definiscono tale, sia perché il numero dei soldati che la combattono e le armi micidiali che usano non lasciano spazio agli eufemismi della propaganda italiana che continua a chiamarla ‘missione di pace’. Si parla di 40mila morti afghani (militari e civili), e il meccanismo di odio che si è scatenato non ha niente a che vedere con la pace. Come si può chiamare pace e desiderare la pace, se con una mano diciamo di volere offrire aiuti e liberazione e con l’altra impugniamo le armi e uccidiamo?”.

“La guerra in Afghanistan – prosegue il testo – ha trovato in Italia in questi quasi dieci anni unanime consenso da parte di tutti i partiti, soprattutto quando erano nella maggioranza, e di tutti i governi”, di qualsiasi colore. “Rileggere le dichiarazioni di voto in occasione dei ricorrenti finanziamenti della missione rivela, oltre devastanti luoghi comuni e diffuso retorico patriottismo, un’unanimità che il nostro Parlamento non conosce su nessun argomento e problema. Perché solo la guerra trova la politica italiana tutta d’accordo? Chi ispira questo patriottismo guerrafondaio che rigetta l’articolo 11 della nostra Costituzione?”, chiedono i firmatari. Chi “ha voluto e vuole questa guerra afghana che ci costa quasi 2 milioni di euro al giorno? Chi decide di spendere oltre 600 milioni di euro in un anno per mantenere in Afghanistan 3300 soldati”, che diventeranno ben presto 4mila? “Quante scuole e ospedali si potrebbero costruire? Chi sono i fabbricanti italiani di morte e di mutilazioni che vendono le armi per fare questa guerra? Chi sono gli ex generali italiani che sono ai vertici di queste industrie? Che pressioni fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’arma? Quanto lucrano su queste guerre la Finmeccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto Melara, l’Alenia Aeronautica e le banche che le finanziano? E come fanno tante associazioni cattoliche ad accettare da queste industrie e da queste banche elargizioni e benefici? Può una nazione come l’Italia che per presunte carenze economiche riduce i posti letto negli ospedali, blocca gli stipendi, tiene i carcerati in condizioni abominevoli e inumane, licenzia gli insegnanti, aumenta gli studenti per clas-se fino al numero di 35, riduce le ore di scuola, accetta senza scomporsi che una parte sempre più grande di cittadini viva nell’indigenza e nella povertà, impegnare in armamenti e sistemi d’arma decine di miliardi di euro?”.

Aggiunge il testo: “Noi vogliamo rompere le mistificazioni, le complicità e le false notizie di guerra che condannano i cittadini alla disinformazione, che orientano l’opinione pubblica a giustificare la guerra e a considerare questa guerra in Afghanistan come inevitabile e buona”. (l. k.)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.