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Niente meno che fascista

- Con il giuramento di fedeltà allo Stato ebraico, che avverrà dei cittadini israeliani non ebrei?

Tratto da: Adista Contesti n° 83 del 30/10/2010

Tratto dal quotidiano indipendente inglese di ricerca sul Medio Oriente “Middle East Monitor” (14/10/2010). Titolo originale: “Legislating fascism”

Domenica 10 ottobre, il governo conservatore israeliano ha approvato una proposta che obbligherà i cittadini non ebrei a giurare fedeltà a Israele come Stato ebraico. Sebbene la proposta non stabilisca esplicitamente che quanti non sono ebrei godranno di meno diritti e privilegi dei cittadini ebrei, è così che la maggioranza della gente l’ha interpretata.

Per mettere a tacere le critiche, il governo israeliano ha invocato il classico argomento che Israele è stato sempre uno Stato ebraico e democratico e che i cittadini che non sono ebrei non hanno nulla di cui preoccuparsi. Ma quello che il governo non dice è che a partire da ora Israele si definirà principalmente per la sua natura “ebraica”, e solo secondariamente come Stato democratico. In altre parole, nel caso in cui “ebraico” e “democratico” non siano compatibili, come in genere succede, non ci si deve fare illusioni su quale termine avrà la meglio sull’altro. In altre parole, Israele davvero non può essere democratico e talmudico insieme e, nelle presenti circostanze, il meglio e il massimo che lo Stato ebraico può fare è simulare di essere democratico o usare la democrazia come una mera vetrina per occultare la sua natura fascista.

A questo si riferiva Ahmed Tibi, membro arabo del Parlamento israeliano intervenuto sull’argomento. Ahmed Tibi ha detto che la nuova legge significa, come prima e più importante cosa, che Israele è democratico solo per gli ebrei, ma ebraico per i non ebrei, specialmente per gli arabi. “Non c’è nessun Paese al mondo che obblighi i suoi cittadini o quelli che vogliono diventarlo a giurare fedeltà a un’ideologia o ad un dovere di parte. Israele sta dimostrando che non è uno Stato egualitario e che di fatto è uno Stato democratico per gli ebrei ed ebraico per gli arabi”.

 

Pensata per gli arabi

 

La nuova legge sembra pensata per la grande comunità araba di Israele, che costituisce più del 23% della popolazione e sta aumentando più velocemente in confronto al tasso di natalità degli ebrei; e ai milioni di rifugiati palestinesi strappati alle loro case e paesi nel 1948 e che insistono nel voler rientrare nelle loro case e paesi in quello che oggi è Israele.

In riferimento alla comunità araba di Israele, la nuova legge sembra dire che ai suoi membri non si può garantire in eterno la cittadinanza israeliana e che dovrebbero cercare la loro “realizzazione nazionale” da un’altra parte, per esempio in un futuro Stato palestinese. In altre parole, la nuova legge agita lo spauracchio dei trasferimenti di fronte ai circa 2 milioni di palestinesi considerati cittadini israeliani a pieno titolo.

In ogni caso, la nuova legge riafferma la natura ebraica di Israele, principalmente a spese della democrazia. Tacitamente sembra dire: “Israele è innanzitutto uno Stato ebraico e se non sei ebreo non sperare di godere di pieni diritti e privilegi”. In ultima analisi, se un cittadino non ebreo aspira alla piena uguaglianza, deve convertirsi all’ebraismo ortodosso (altre correnti di ebraismo non sono ammesse) o lasciare il Paese.

Per quanto riguarda i rifugiati palestinesi che aspirano a tornare alle loro case, la nuova legge manda a dire che non se lo sognino nemmeno di rientrare in Israele. Cosa che perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese, rendendone impossibile la soluzione nei prossimi decenni. Non c’è dubbio che l’approvazione di questa legge esplicitamente fascista costituisca la “infrastruttura legale” per una possibile deportazione di cittadini palestinesi di Israele allo scopo di risolvere il crescente problema demografico del Paese di Israele.

Rappresentanti del governo israeliano, compreso il primo ministro Benyamin Netanyahu, esigono costantemente che l’Autorità Palestinese riconosca Israele come Stato ebraico. Israele non ha mai spiegato completamente e soddisfacentemente cosa intende con “Stato ebraico”. Nonostante ciò, se prendiamo per come appaiono le dichiarazioni di membri del governo israeliano, la definizione “Stato ebraico” implicherebbe che Israele avrebbe diritto, almeno in un qualche futuro, di espellere i cittadini non ebrei verso un futuribile Stato palestinese.

Sicché, malgrado la pletora di dichiarazioni a favore o contro la nuova legge, risulta sufficientemente chiaro che il fine ultimo della legge è la realizzazione dei cosiddetti “trasferimenti”. Per i non iniziati: trasferimento non è un termine linguistico innocente, che indica un movimento di popolazione da un luogo all’altro. Nel contesto palestinese, significa niente meno che pulizia etnica genocida.

È dal 1948 che Israele si esercita in forme di pulizia etnica di palestinesi. Oggi la pulizia etnica poggia su una solida infrastruttura legale che darebbe modo ai sionisti di utilizzare la nuova legge come un mantra, per giustificare ogni crimine immaginabile contro la popolazione palestinese. Pertanto, Israele da ora in poi accelererà il processo del ritiro della cittadinanza agli “arabi israeliani” sulla base del fatto che Israele è uno Stato ebraico e che i non ebrei che desiderino permanere in Israele dovranno accettare il loro status inferiore, come cittadini di seconda o terza categoria.

 

Kahana vendicato!

 

All’inizio degli anni ’70, un rabbino immigrato americano con idee fasciste di nome Meir Kahana fu eletto al Parlamento israeliano. Kahana spiegò che giudaismo e democrazia erano totalmente incompatibili e che Israele avrebbe dovuto decidere se voleva essere semplicemente una democrazia occidentale come le altre o un vero Stato ebraico. Kahana, autore di un libro dal titolo Devono andarsene (“They must go”), fece un appello per l’espulsione della maggioranza o di tutti i palestinesi da Israele e dai territori occupati come Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est.

Uno dei discepoli contemporanei di Kahana, il membro della Knesset (Parlamento israeliano, ndt), Ben Ari, del Blocco Unione Nazionale, ha dichiarato vittoria dicendo che “20 anni dopo la morte di Kahana, il Likud ha ammesso che il rabbino Kahana aveva ragione. È un conforto ascoltare il governo che, come il perseguitato Kahana, chiede che gli arabi facciano giuramento di fedeltà. Oggi si è riconosciuto che quello che il rabbino Kahana affermava 20 anni fa era corretto e appropriato alla situazione”.

Molti israeliani di mentalità civile temono che l’approvazione di questa legge non sia che l’inizio e che sia solo questione di tempo perché si approvino altre leggi più draconiane che faranno di Israele uno Stato senza alcun dubbio fascista. Alcune leggi talmudiche vedono i non ebrei apertamente come animali e nel ruolo di “portatori di acqua e taglialegna” al servizio della “razza dominante” o del “popolo eletto”. E c’è di più: ministri di mentalità talmudica come Yaakov Neeman dichiarano apertamente che non avranno pace fino a che non vedranno Israele governato dalle leggi del Talmud.

Secondo altri ministri laici, come Isaac Herzog, figlio dell’antico presidente di Israele, Haim Herzog, tutto ciò è fascismo in piena regola. “Siamo su un pericoloso piano inclinato”, ha dichiarato Herzog. “Sembra che il fascismo stia divorando i margini della società”. Ma, a quanto pare, sembra che il fascismo stia divorando qualcosa di più dei margini della società israeliana, visto che è diventato un fenomeno maggioritario.

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