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Politica e partecipazione Socialismo e cristianesimo alleati naturali

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 100 del 25/12/2010

Dopo l’articolo di Giambattista Scirè sulle Fabbriche di Nichi, (v. Adista Segni nuovi n. 96, proseguiamo il dibattito sul tema “politica e partecipazione” con la Federazione della Sinistra, che ha appena celebrato il suo congresso fondativo.

I lettori possono partecipare al dibattito inviando i loro interventi via fax o via e-mail a: luca@adista.it.

 

Con il congresso fondativo del 21 novembre scorso è nata la Federazione della Sinistra. Un atto, finalmente, di riaggregazione a sinistra, dopo il “fazionalismo scissionistico” (così lo chiamava Franco Fortini) che ha devastato la sinistra nell’ultimo decennio. Il Partito della Rifondazione Comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, Socialismo2000, Lavoro e Solidarietà, segmenti dell’associazionismo sindacale di base, dell’antimafia sociale, riaggregandosi e semplificando il quadro politico, danno vita ad un soggetto politico unitario e plurale. È il laboratorio di un sistema a rete, in cui convivono percorsi e culture diverse. Non un partito centralizzato ma un processo costantemente aperto, in base al principio partecipativo “una testa,un voto”. Si uniscono persone per contribuire alla trasformazione della società, ad un nuovo “umanesimo socialista”, al superamento di ogni forma di patriarcato e di oppressione delle donne, nella piena attuazione dei principi di libertà e di uguaglianza. Vogliamo restituire priorità e centralità alla lotta per la liberazione del lavoro dallo sfruttamento e dalle precarietà. A Marchionne diciamo che diritti e lavoro non sono in alternativa: i diritti del lavoro e i diritti al lavoro, il diritto al reddito (e al futuro stesso dei giovani) sono la trama di una narrazione unitaria che richiede che il lavoro non diventi condizione semischiavistica. Combattiamo ogni forma di razzismo, discriminazione, violenza in base alla religione e alla condizione sociale. La Federazione si batte per la libertà dei popoli, per la pace, per la diplomazia popolare; per la difesa e la demercificazione dei “beni comuni” (l’acqua, il sapere, la salute, ecc.) e per la salvaguardia dell’ambiente, diritti inalienabili dell’individuo.

Siamo “partigiani” della Costituzione, il nostro “contratto sociale”, la “religione civile” che è il cemento di una nazione che ha riscritto i propri valori con la lotta antifascista e con la Resistenza. Proprio perchè siamo figli del costituzionalismo democratico – messo in crisi dalla logica emergenziale dello “stato di eccezione” permanente e dal rifiuto di ogni controllo di legalità e di legittimità – riteniamo che occorra un rinnovamento profondo della politica, dei partiti, dell’etica pubblica, facendo propria la centralità della questione morale per il pieno dispiegarsi di una democrazia fondata sulla partecipazione.

La grammatica di questi valori è alla base della costruzione di un movimento politico di massa, in grado di mettere in comunicazione lotte che oggi appaiono, troppo spesso, separate; ricostruire i nessi che uniscono bisogni, conflitti, programmi è paradigma fondativo del blocco sociale dell’alternativa.

In Italia, per responsabilità governative (ma anche dell’istruzione e dei disvalori indotti dai monopoli dell’informazione), occorre un lavoro paziente di ricostruzione dei punti di vista critici, delle visioni del mondo; Gramsci avrebbe scritto che bisogna “ricostruire la società”. Le sinistre dovrebbero approfondire, sul piano storico-politico e sul piano della militanza, la relazione tra conflitto sociale e mutualismo. I vizi di economicismo e di politicismo hanno indotto le sinistre ad abbandonare il terreno delle casse di solidarietà, della cooperazione, delle leghe, su cui, peraltro, è nato il movimento operaio organizzato. Nella crisi, questo tema si impone con stringente attualità. È il campo dell’unità tra culture comuniste, socialiste e cristiane (che conosco per il mio personale vissuto) che, partendo dal lavoro quotidiano con gli “ultimi”, giungono alla critica del sistema della alienazione e della mercificazione in nome della centralità della persona. Nei terreni “di frontiera” ho spesso lavorato accanto ai cristiani: penso all’impegno pacifista, al respiro internazionalista della cooperazione, alla capacità di guardare il mondo “con gli occhi dei poveri”, al difficile impegno contro il razzismo di Stato di un governo fatto di “imprenditori della paura”, un governo che sfida le elezioni facendo cinicamente crescere xenofobia di massa. Ho, poi, da componente della Commissione parlamentare antimafia, lavorato con “Libera” e don Ciotti, che a tutti noi ha insegnato il significato, i contenuti, le testimonianze dell’antimafia sociale. La difesa della Costituzione ha avuto come protagonisti i Comitati Dossetti. Credo, in definitiva, che la condivisione tra culture, percorsi, fedi diverse non sia il frutto di alchimie politiciste ma di acquisizione quotidiana della laicità (non del laicismo) e del lavoro comune in difesa dei diritti e delle persone.

Siamo in un tornante storico difficile; pericoloso anche. Il declino del regime berlusconiano sta diventando putrescenza. Berlusconi, per salvarsi, dà disperatamente fuoco ai pozzi. Occorre che cresca un movimento di opposizione che sedimenti nuove adesioni e nuove passioni. Avanziamo l’obiettivo immediato di un impegno comune ed unitario dell’intera opposizione per costruire una primavera referendaria che sostenga il referendum sull’acqua bene comune, che promuova il referendum contro il nucleare, contro la precarietà e contro la legge 30 sulla fecondazione assistita. È possibile ricostruire quel clima sociale che da Genova nel 2001 (movimento altermondialista), passando per la mobilitazione della Cgil sull’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, costruì le condizioni per sconfiggere Berlusconi nelle elezioni del 2006. In questo quadro proponiamo di lavorare da subito all’unità delle forze di sinistra. Una unità che coinvolga partiti, associazioni, movimenti, imparando dalle esperienze straordinarie dell’America Latina che, a partire dall’opposizione al neoliberismo, ha saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Oggi, nessuna forma in cui si organizza l’attività politica è esaustiva; anche i partiti sono forme parziali; e non amo i cortocircuiti plebiscitari, che si illudono di sconfiggere Berlusconi introducendo forme berlusconiane anche a sinistra. Occorre, invece, lavorare con umiltà per federare le diversità, costruire legami politici, rispettando autonomia e dignità di ogni esperienza.

* Già senatore di Rifondazione Comunista

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